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mercoledì 20 gennaio 2010

Circa la durata dei colloqui dottrinali tra Vaticano e FSSPX


Come ho già detto qualche giorno fa, aspetto quasi con ansia che i colloqui dottrinali intavolati a Roma tra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X, possano avere al più presto un positivo esito finale. Dopodiché, bisognerà occuparsi finalmente dello status canonico della FSSPX. Questo sarà un momento cruciale per le sorti del cattolicesimo. Infatti se la Fraternità ottenesse uno status “ordinario”, potrebbe andare incontro alle stesse difficoltà che frenano l'apostolato degli istituti “Ecclesia Dei” (pensiamo ad esempio ai problemi che sta avendo l'Istituto del Buon Pastore in Francia e in Cile). Se invece ottenesse lo status di Amministrazione Apostolica (o qualcosa di equivalente), la FSSPX dilagherebbe in tutto il mondo, dando inizio finalmente alla tanto auspicata “primavera della Chiesa”.

A questo punto la domanda sorge spontanea: quanto tempo dureranno i colloqui dottrinali? Solo Iddio lo sa con precisione. Tuttavia stando alle dichiarazioni che hanno rilasciato alcuni protagonisti della vicenda è possibile farsi un'idea approssimativa. Ci sarà una riunione ogni tre mesi per ogni nuovo argomento da discutere. Nel caso sia necessario approfondire ulteriormente il tema, la successiva riunione si terrà dopo due mesi. Visto che i temi da trattare sono numerosi, è possibile che i colloqui dottrinali possano prolungarsi a lungo. Ipotizzando una ventina di questioni da analizzare, ci vorrebbero 60 mesi di tempo, più altri 40 in caso di una riunione di approfondimento per ogni tema. In totale 100 mesi, ossia oltre 8 anni. E se gli argomenti fossero 40, sarebbero necessari circa 16 anni.

Per farvi intendere che le mie non sono cifre sparate a caso, è sufficiente ricordare che Mons. Bernard Tissier de Mallerais ha dichiarato alcuni mesi orsono che potrebbero essere necessari anche 30 anni. Mons. Alfonso de Galarreta, incaricato da Mons. Bernard Fellay di guidare la delegazione lefebvriana, ha esplicitamente negato la possibilità di una conclusione rapida della vicenda, e ha affermato la necessità di diversi anni di colloqui teologici con Roma.

Ciò che conta davvero è che l'esito delle discussioni dottrinali sia positivo; tuttavia il mio auspicio è che possano concludersi in tempi più brevi di quelli preventivati da Mons. de Mallerais. Se devo essere sincero mi aspetto dei colpi di scena, anche perché gli attuali protagonisti di questa storia tra 30 anni potrebbero non essere più in vita. Ma il motivo che mi rende fiducioso è un altro. Qualche anno fa Mons. Fellay ha indetto una crociata del Rosario (come San Pio V ai tempi della temuta invasione turca) affinché la Messa gregoriana venisse liberalizzata, ed è stato esaudito. Poi ha indetto un'altra crociata di Rosari acciocché il Papa ritirasse le scomuniche del 1988, ed ancora una volta è stato esaudito. L'anno scorso ha lanciato una vasta offensiva di preghiere indicendo una terza crociata del Rosario con lo scopo di raggiungere l'enorme quantità di 12 milioni di Rosari da presentare al Romano Pontefice entro il 25 marzo 2010. Cosa accadrà? Staremo a vedere, consapevoli del fatto che la nostra speranza non è riposta negli uomini (“Maledictus homo qui confidit in homine”, Ierem. 17,5), ma solo in Dio e nella potente intercessione della Beata Vergine Maria che è la mediatrice di tutte le grazie.