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lunedì 15 febbraio 2010

Risposta a un lettore


Qualche giorno fa ho ricevuto una cortese email da parte di un lettore:

Leggo con frequenza il suo blog, e ieri mi sono trovato a riflettere sul post in cui parlava che negli USA molte famiglie scappano dalle città e vanno a vivere in centri più piccoli, facendo magari una vita più povera e più raccolta dal punto di vista spirituale, magari con accesso alla liturgia antica.

A 40 anni, sento crescere in me un certo disappunto, nello sforzarmi di continuare una vita borghese. Non ho intenzione di prendere i voti, ma un percorso un po' più' audace sulla linea di quello sopra descritto, lo valuterei. Nel frattempo la vita ha già provveduto a togliermi quello che per decenni mi sono impegnato a difendere, il posto fisso. E forse non è un caso.

Se sa qualcosa in Italia, o Francia o Svizzera, me lo faccia sapere. Se passa per Como o Milano, me lo comunichi, sarà magari l'occasione per parlarne direttamente. Gliene sarei grato.

Cordialità.

(lettera firmata)



Caro amico,
                    comprendo bene il tuo desiderio. Anche io non mi trovo a mio agio nelle città, e in generale nei luoghi mondani. Pensa che ho 30 anni e non sono mai stato in una discoteca poiché non sopporto il frastuono, lo sballo, il caos e la mondanità. Al contrario, nei luoghi dove c'è silenzio (ad esempio nei boschi) riesco facilmente a raccogliere lo spirito e ad innalzare la mente a Dio. Alcuni dicono che mi comporto come un eremita (ovviamente non la ritengo un'offesa). Ogni tanto mi piace trascorrere alcuni giorni di riflessione e raccoglimento in qualche monastero (meglio se isolato nella natura). Ti dico tutto questo per farti capire che ho compreso davvero ciò che volevi dire.

Nel post del 31 dicembre scorso al quale facevi riferimento, auspicavo che anche in Italia potessero sorgere dei “borghi tradizionali” attorno a chiese legate alla liturgia antica, dove poter vivere il cristianesimo in maniera più profonda e coerente. Non mi riferivo solo alla liturgia, ma anche (e soprattutto) all'aspetto spirituale e ascetico della vita di tutti i giorni che non può essere mai disgiunto dalla morale. Infatti alcuni si vantano di essere tradizionalisti perché magari conoscono quasi a memoria le vecchie rubriche liturgiche, poi però hanno lo stesso linguaggio, gli stessi abiti, gli stessi svaghi e gli stessi atteggiamenti dei mondani. Bella coerenza!

Purtroppo per ora non posso esserti di aiuto, nel senso che non sono in grado di dirti se stia sorgendo da qualche parte un “borgo tradizionale” che attiri dalle metropoli famiglie desiderose di vivere lontano dalle mondanità e dal libertinaggio. E' un po' più difficile che ciò possa accadere nei pressi di chiese affidate a preti diocesani, poiché costoro saltuariamente vengono trasferiti in altri luoghi dai propri vescovi. Chissà, forse un borgo tradizionale sorgerà solo dopo che verrà eretta un'amministrazione apostolica per i fedeli legati alla Messa tridentina. Io ci spero. Del resto sperare non costa nulla.