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martedì 28 settembre 2010

Rum e cocaina


Domenica scorsa si è svolta la festa del santo Patrono del paese in cui abito. Luminarie, bancarelle, banda musicale, fuochi pirotecnici, e le immancabili giostre. Vanitas vanitatum et omnia vanitas. Queste feste hanno perso molto del carattere sacro. A parte la processione della statua del santo e la recita della novena, non è rimasto molto altro di religioso. E' da tempo “immemorabile” che non partecipo più alla festa, e forse non me ne sarei nemmeno accorto se non avessi sentito i botti dei fuochi d'artificio e la musica ad alto volume dei giostrai che rimbombava dappertutto. Tra le varie canzoni “discotecare” che si sentivano echeggiare, ce n'era una che mi ha lasciato particolarmente disgustato, il suo ritornello era “Rum e cocaina, rum e cocaina, rum e cocaina”. E' stata la prima volta che ho sentito questa stolta canzone, non riuscivo a credere alle mie orecchie. Questa è apologia dell'uso della droga! Come si fa a permettere che si possa cantare una “canzone” del genere? Che scandalo per tutti quei ragazzini che ascoltavano questa cantilena mentre roteavano sulle giostre! Poveri noi. Ormai sniffare la coca è una moda che dilaga d'ovunque. Ah, ci vorrebbe un San Luigi Re di Francia per rimettere un po' d'ordine in questa società neopagana che si arrotola nel fango dei vizi e del peccato. Come sarebbe bello se ci fossero delle cittadelle cristiane, nelle quali vivere radicalmente il Vangelo! Utopia? No, gli eroici gesuiti riuscirono a fondare delle civilissime cittadelle cristiane in Sudamerica, le famose “riduzioni” (“reducciones” in spagnolo) che funzionarono per circa 150 anni prima di essere spazzate via dalla prepotenza dei settari nemici della Compagnia di Gesù.