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venerdì 19 giugno 2015

Compiacersi della morte dell'empio (-)

Ci sono dei casi in cui è lecito compiacersi della morte di persone che si comportano in maniera scandalosa? Ecco cosa insegna in proposito Sant'Alfonso Maria de Liguori in vari dei suoi celebri manuali di Teologia Morale: 


* [...] quando il prossimo patisce qualche male d'infermità, di perdita o di altro disgusto, la carità vuole che internamente ne abbiamo dispiacenza, almeno colla parte superiore: dico colla parte superiore, perché quando sappiamo qualche danno avvenuto ad alcuna persona a noi avversa, il nostro senso ribelle par che ne senta compiacenza; ma non vi è colpa, sempreché quella compiacenza noi non la vogliamo. Notate però che talvolta è lecito desiderare o compiacersi di qualche male temporale di taluno, quando si spera da quel male il bene spirituale di lui o degli altri; per esempio, se vi fosse un peccatore ostinato o scandaloso, ben è lecito, dice s. Gregorio, compiacersi della di lui infermità o di altro suo mal temporale, ed anche è lecito desiderare che cada infermo o che diventi povero, acciocché lasci la mala vita, o almeno cessi di scandalizzare gli altri.

* [...] se taluno desiderasse, o si compiacesse del male temporale di qualche peccatore ostinato, affinché si ravvedesse, e lasciasse di dare scandalo, o di vessare gl'innocenti, costui non peccherebbe

* [...] è ben lecito godere, ed aver desiderio del danno temporale del prossimo per lo bene comune, oppure dell'innocente, o dello stesso prossimo

* Onde ben è lecito (sempre però atteso l'ordine della carità) desiderare, o compiacersi dell'infermità, e anche della morte dell'empio, per esempio degli altri, o affinché cessi quegli di dare scandalo, o di far danno d'altro modo all'anime altrui. Così anche è lecito godere del danno temporale del privato, affinché si eviti il danno comune.