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lunedì 15 giugno 2015

Tramonta il sogno modernista di una rivoluzione liturgica nella Chiesa

Ormai sono passati alcuni anni dall'elezione di Papa Francesco, e noto con piacere che il Romano Pontefice utilizza ogni giorno l'amitto quando celebra la Messa (anche nei giorni feriali). Può sembrare una piccola cosa, ma è anche dai piccoli gesti che si nota la cura di un sacerdote per la Sacra Liturgia. Inoltre nella Basilica di San Pietro ha conservato il Crocifisso al centro dell'altare, non indossa casule arlecchinesche, durante le sue celebrazioni non solo non ci sono i balli tribali che vanno di moda in certe parrocchie, ma ha addirittura conservato l'uso del canto gregoriano. A volte celebra persino in latino, usando l'ostracizzato (dai modernisti) Canone Romano.

Insomma l'atmosfera liturgica in Vaticano non è cambiata di molto rispetto ai tempi di Benedetto XVI. Qualcuno dirà che il merito è del cerimoniere. Certamente anche lui ha i suoi meriti, ma se il Papa non avesse voluto indossare l'amitto, o se avesse deciso di indossare una casula in stile “Star Trek”, nessuno avrebbe potuto costringerlo a cambiare idea, così come nessuno ha osato costringerlo a indossare il camauro o le scarpe rosse.

Se qualche modernista con l'acquolina in bocca sperava in una “rivoluzione liturgica”, è rimasto certamente a bocca asciutta. Coloro che speravano che Papa Bergoglio fosse un rivoluzionario, una sorta di "Che Guevara" della liturgia, hanno sbagliato di grosso i loro calcoli, e devono accontentarsi di vedere il Papa non indossare la pelliccia d'ermellino. Chi si accontenta gode.  :-)