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martedì 5 febbraio 2019

Lettera di una vedova (-)

Leggo con molto interesse le lettere di Clara (pseudonimo di una collaboratrice del blog), la quale mi è di grande edificazione per via del suo comportamento pio e devoto. Le sono sinceramente grato per avermi dato il permesso di poter pubblicare le sue e-mail (firmandole col suo pseudonimo ed eliminando tutte le cose strettamente riservate). Ecco la prima lettera che mi scrisse alcuni anni fa.


Buongiorno, mi chiamo (...) e ho (...) anni. Sono rimasta vedova dal (...) di quest'anno. Mio marito (...) ha cominciato ad avere problemi di salute nel 2013 (...). E' stato un anno di tanta tribolazione, dolore e di lotte contro il male, ma non c'è stato nulla da fare. Io sono credente e questo mi ha aiutato ma provo un dolore così forte per la sua mancanza che solo a parlarne mi fa scoppiare in un pianto lacerante. Io avevo già perso mio papà a vent'anni sempre per un brutto male, ma il dolore che provo per la perdita di mio marito (...) è veramente lacerante come se fossi spezzata a metà, come se fosse morta una parte di me. Ho una figlia di (...) anni che mi è vicina ma è come se non mi consolasse nulla... solo partecipare ai sacramenti mi dà pace... vorrei poter vivere lontana dalla quotidianità, dai discorsi vuoti e frivoli del mondo. Molta gente vive solo di sciocchezze e poca profondità. Dopo questa esperienza ho solo desiderio di poterlo incontrare nell'abbraccio eterno della Luce di Dio. Senza di lui mi sento persa e senza stimoli. Non mi sento compresa da nessuno, la gente sembra non capisca quanto un amore come il nostro fosse così prezioso e importante. Mi dicono tutti: "Sei giovane, vedrai che incontrerai qualcun altro", come se le persone che si amano si potessero sostituire così come se niente fosse. Pensare che lo amo più di prima! Il vuoto che mi ha lasciato mai si colmerà finché non staremo di nuovo insieme nella casa del Padre. Offro tutti i giorni a Dio tutto il mio dolore, la mia solitudine e le mie lacrime. Offro anche la mia vedovanza. Da quando è mancato prego tanto per lui e per tutti i defunti, perché ho desiderio che se avesse ancora dei peccati da scontare, preferisco scontarli io perché lui ha sofferto tanto e vorrei che ora stesse bene e in pace.

Grazie per aver ascoltato il mio sfogo.

Clara


Cara sorella in Cristo, 
                                         sono rimasto colpito dal grande affetto che provi ancora verso tuo marito. Come insegna il Magistero della Chiesa, si tratta di un sentimento da apprezzare. Ecco cosa disse circa lo stato vedovile il grande Papa Pio XII nel corso dell'allocuzione pronunciata il 16 settembre 1957 ai delegati dell'Unione internazionale degli organismi familiari: "La Chiesa gioisce nel vedere coltivate le ricchezze spirituali proprie di tale stato. La prima fra tutte, ci sembra, è la convinzione vissuta che la morte, anziché distruggere i legami di amore umano e soprannaturale contratti con il matrimonio, può perfezionarli e rafforzarli. E’ fuori dubbio che sul piano puramente giuridico e su quello delle realtà sensibili, l’istituto matrimoniale non esiste più. Ma sussiste tuttora ciò che ne costituiva l’anima, ciò che le conferiva vigore e bellezza, cioè l’amore coniugale con tutto il suo splendore ed i suoi voti di eternità. [...] Se il sacramento del matrimonio, simbolo dell’amore redentore di Cristo e della sua Chiesa, trasferisce agli sposi la realtà di questo amore [..], ne consegue che la vedovanza diventa, in qualche modo, il compimento di questa mutua consacrazione [...]. Ecco la grandezza della vedovanza quando è vissuta come prolungamento delle grazie del matrimonio e come preparazione del loro dischiudersi nella luce di Dio!".

San Paolo Apostolo e altri santi consigliano alle vedove (è solo un consiglio, non un precetto) di non risposarsi, per poter dedicarsi con più libertà alla vita devota. Tuttavia se una vedova desidera riposarsi (ad esempio per poter avere un aiuto nel tirare su la prole avuta dal precedente matrimonio) può tranquillamente convolare a nuove nozze. Non far caso ai consigli che ti danno le persone mondane, infatti loro ragionano in maniera materiale, non hanno una visione soprannaturale della vita. È vero che sei ancora giovane e potresti facilmente trovare un nuovo marito (le donne cristiane sono ricercate per fini matrimoniali non solo dagli uomini pii e devoti, ma anche dagli altri, perché sono considerate mogli affettuose, caritatevoli, fedeli, sincere, ecc.), ma è preferibile rimanere vedova. Le donne sposate pensano a piacere ai loro mariti, invece le donne nubili e le vedove che per motivi spirituali decidono di non sposarsi, pensano a piacere a Dio.

Insomma, se resterai sola sarà più facile per te occuparti delle cose spirituali, cioè delle cose che contano davvero nella vita. Tutto ciò che non conduce a Dio è vanità delle vanità.

Ma visto che sei una donna di mezza età, se non dovessi sentirtela di trascorrere in solitudine il resto della vita, non peccheresti se decidessi di risposarti. Ovviamente in questo caso dovrai scegliere con cura l'uomo da prendere come sposo, il quale dovrà essere cattolico al 100%, cioè fedele a tutti gli insegnamenti del Magistero della Chiesa, soprattutto su questioni delicate come aborto, divorzio, rapporti prematrimoniali, fedeltà coniugale, contraccezione, educazione cristiana della prole, ecc. Molte donne si sono pentite di essersi sposate proprio perché hanno preso dei mariti poco osservanti della Legge Eterna di Dio.

Presumo che tuo marito fosse un cristiano pio e buono (se fosse stato un mascalzone, non penso che oggi sentiresti molta nostalgia di lui), pertanto spero che si trovi già nella Patria Celeste. Tuttavia, anche se fosse morto in stato di grazia, come speriamo, non possiamo escludere che si trovi in Purgatorio. In questo caso sarebbe felicissimo di poter beneficiare delle tue preghiere, penitenze, elemosine, e altre opere buone offerte a Dio in suffragio della sua anima. Anche lui pregherà per te e ringrazierà il Signore di avergli dato una moglie davvero cristiana che continua a volergli bene anche dopo la morte.

Ti incoraggio a perseverare nella vita devota senza farti mai trascinare dalla corrotta e materialista mentalità mondana che dilaga nella società.

In Corde Matris,

Cordialiter