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venerdì 11 marzo 2016

Se il confessore non dà la penitenza

Per la rubrica "Pillole di Teologia Morale" oggi si affronta il tema della penitenza sacramentale (detta anche "soddisfazione sacramentale"). Purtroppo, molti preti modernisti non l'impongono più ai penitenti. Se non viene data una penitenza, Sant'Alfonso Maria de Liguori insegna che l'assoluzione è valida lo stesso, ma il confessore commette peccato (grave, se i peccati confessati erano mortali, veniale, se i peccati erano veniali oppure mortali ma già confessati in passato).

Ecco una sintesi del capitolo riguardante la penitenza sacramentale, tratta da uno dei manuali di Teologia Morale di Sant'Alfonso (per rendere la lettura più scorrevole ho eseguito alcuni piccoli ritocchi lessicali).


Essendo che al peccatore, se vien rimessa la colpa, non sempre è rimessa tutta la pena, ma per lo più gli rimane a soddisfarla; perciò la terza parte del sacramento della penitenza è la soddisfazione sacramentale, la quale si chiama parte non essenziale, perché senza questa anche può esser valido il sacramento; ma integrale, poiché serve a far il sacramento intero. Su ciò bisogna notare più cose.

Si noti [...] che il confessore nel dar l'assoluzione è tenuto ad imporre la penitenza [...] Onde pecca, se non l'impone; e pecca gravemente, quando la confessione è stata di peccati mortali: ma se di soli veniali, o di mortali già confessati, è probabile [...] che non pecca gravemente. E benché il penitente subito dopo l'assoluzione si confessasse d'un nuovo peccato, pure il confessore deve dargli una nuova penitenza, almeno leggera. [...] La penitenza poi regolarmente deve imporsi prima dell'assoluzione, per vedere come l'accetti il penitente; ma può anche alle volte imporsi immediatamente dopo l'assoluzione, poiché allora va moralmente con quella unita [...]

Si noti [...] che la penitenza deve sempre imporsi sotto qualche obbligo. Ma si fa il dubbio, se possa il confessore dare una penitenza grave sotto obbligo leggero [...] comunemente, e molto probabilmente l'affermano Suarez, Filliuc., [...] ec., perché nel sacramento della penitenza il sacerdote non è semplice ministro di Gesù Cristo come negli altri sacramenti, ma è vero giudice dal Salvatore costituito colla facoltà di sciogliere da' peccati, e di legare colla penitenza, sicché l'obbligo di questa dipende totalmente dal precetto del confessore. [...]

Si noti [...] circa la quantità della penitenza, ch'ella dev'essere proporzionata alle colpe. [...] la penitenza può diminuirsi per molte cause: per 1. Se il penitente è venuto molto contrito, o pure se prima egli ha fatte molte opere penali. Per 2. in tempo di giubileo, o d'indulgenza plenaria; ma sempre allora deve imporsi qualche penitenza [...]. Per 3. Se il penitente sia infermo di corpo, avvertendo il rituale, che agli infermi non deve imporsi per allora grave penitenza, ma solo per quando saran guariti. Che se l'infermo sia in articolo di morte, o destituito di sensi, allora si può assolverlo senza alcuna penitenza, quantunque sempre sarà bene imporgli qualche piccola cosa, di baciare il crocifisso, o d'invocare i nomi ss. di Gesù e di Maria, almeno col cuore, e simili. [...]. Per 4. può diminuirsi la penitenza, se il penitente è infermo di spirito, sì, che prudentemente si tema, che non adempia la soddisfazione proporzionata: [...]  È vero, che nel tridentino dicesi, che la penitenza deve corrispondere alla qualità dei delitti, ma ivi stesso si aggiunge, che le penitenze debbono essere pro poenitentium facultate, salutares et convenientes. Salutares, cioè utili alla salute del penitente: et convenientes, cioè proporzionate non solo ai peccati, ma anche alle forze del penitente. Quindi non sono salutari né convenienti quelle penitenze a cui i penitenti non sono atti a soggiacere per la debolezza del loro spirito, poiché allora queste più presto sarebbero cagioni di loro rovina. [...] E s. Tommaso dice [...] che siccome un piccolo fuoco si estingue se vi si sovrappongono molte legna; così può accadere, che il piccolo affetto di contrizione del penitente si estingua per lo peso della penitenza [...] s. Antonino [...] dice che deve darsi quella penitenza che si stima che il penitente appresso verosimilmente eseguirà, e che allora di buona voglia accetta. E se il penitente si protesta, che non ha forza di far la penitenza che si conviene, [...] allora, dice il santo, che se gli imponga in generale tutto ciò che farà di bene [...] le quali opere nel sacramento ingiunte come insegna anche l'angelico, avranno in virtù del sacramento maggior valore a soddisfare per li peccati commessi. Di più aggiungono probabilmente molti dottori, Lugo, Petroc., Croix, e Salmatic. col medesimo s. Antonino, esser giusta casa per diminuir la penitenza, di giudicare che così il penitente resti più affezionato al sacramento. [...] Insinua s. Francesco di Sales, [...] che giova perciò domandare al penitente se si fida di far quella penitenza; altrimenti gliela si muti. [...] Da tutto ciò si ricava con quanta imprudenza operino i confessori che ingiungono penitenze non proporzionate alle forze dei penitenti. Quanti di costoro alle volte non dubitano di assolvere facilmente i recidivi indisposti, ed ancora quei che stanno in occasione prossima di peccato, e scioccamente poi stimano di guarirli con imporre loro gravissime penitenze, ancorché vedano che certamente quelli non le adempiranno: impongono per esempio il confessarsi ogni otto giorni per un anno, a chi appena si confessa una volta l'anno: quindici poste di rosario a chi non lo dice mai: digiuni, discipline ed orazione mentale a chi non ne sa neppure il nome. E poi che ne succede? succede, che quelli benché accettino a forza la penitenza per ottenere l'assoluzione, tuttavia in seguito non la fanno, e credendo [...] di esser nulla la confessione fatta (come credono per lo più i rozzi), per non adempiere la penitenza data, di nuovo si rilasciano alla mala vita; ed atterriti dal peso della penitenza ricevuta pigliano orrore alla confessione, e così seguitano a marcir nelle colpe. E questo è il frutto, per molti miserabili, di tali penitenze che dicono proporzionate, ma debbono meglio dirsi improporzionatissime. [...]

Si noti [...] circa la qualità della penitenza, che non debbono imporsi penitenze perpetue o molto pesanti, come di entrare in religione, e tanto meno di contrarre matrimonio, il quale richiede una total libertà; di più non si impongano voti perpetui; anzi ancorché il penitente volesse far voto, per esempio di non ricadere, non gli si permetta se non a tempo, per vedere come l'osserva. Parlando poi della penitenza condizionata, per esempio di digiunare, o far limosina in ogni ricaduta futura, ben ella può imporsi; e quando si dà, ben è tenuto il penitente ad accettarla e ad eseguirla, come rettamente dicono Suarez, Laym., Bonac., Salmat., e Aversa (contro Diana ecc.); ma non è spediente darla per lungo tempo, perché facilmente poi si trascura, e si raddoppiano i peccati; può darsi dunque solamente per breve tempo, come per un mese, o sino all'altra confessione. Di più si avverta, che non possono imporsi penitenze pubbliche per peccati occulti, ma bensì per peccati pubblici [...]. Ma non deve costringersi poi il penitente a fare una penitenza pubblica, quand'egli rilutta, e lo scandalo può toglierlo d'altro modo, come con frequentare i sacramenti, visitar le chiese, o entrare in qualche congregazione ecc. [...]

Si noti [...] che le opere della penitenza debbono esser penali [...]. Queste opere penali si riducono al digiuno, limosina, ed orazione. [...] Sotto nome di digiuno vengono tutte le sorte di mortificazioni dei sensi. Sotto nome di orazione vengono anche le confessioni e le comunioni, le visite di chiese, ed ancora gli atti interni di carità, contrizione; o di meditazioni, i quali atti ben possono imporsi in penitenza [...] Può ben anche darsi in penitenza qualche opera alla quale il penitente è già obbligato, come di sentir la messa nelle feste, digiunare nelle vigilie, [...] perché tal opera, essendo soddisfattoria, allora si eleva per mezzo del sacramento al merito di soddisfazione sacramentale. Ciò può farsi, quando si conosce che il penitente è molto debole di spirito […].

Circa la pratica […] sempre bisogna veder ciò ch'è più spediente ed utile per lo penitente. Benché sono utilissime per sé le penitenze della frequenza dei sacramenti; dell'orazione mentale, e della limosina; nulladimeno in pratica riescono dannose per chi non mai o poco le ha usate. [...] Avverte s. Francesco di Sales, che non si gravi il penitente di molte cose, acciocché non si confonda, e si spaventi. [...]

In quanto all'accettar la penitenza, comunemente insegnano i dottori che il penitente è tenuto sotto colpa grave ad accettarla, quando ella è ragionevole; perché in ciò il confessore è suo vero giudice, a cui deve egli ubbidire [...]. Del resto [...] se il penitente stimasse quella penitenza troppo grave a rispetto del suo peccato, o almeno delle sue forze, e il confessore non volesse moderarla, ben può egli rinunciare a ricevere l'assoluzione e a cercare altro confessore.

In quanto poi all'adempire la penitenza, [...] pecca già gravemente chi non adempie la penitenza grave imposta per peccati gravi, e confessati per la prima volta; mentre invece pecca solo venialmente chi lascia una penitenza leggera imposta per leggere colpe, o per colpe già confessate […]. Il dubbio maggiore si fa se s'impone per penitenza una materia grave per peccati leggeri, o già confessati. [...] in tal caso, siccome il confessore non può imporre con obbligo una grave penitenza, così neppure il penitente è tenuto con obbligo grave a soddisfarlo. Non nego però con Roncaglia, che se per caso quei peccati, benché veniali, molto disponessero al mortale, ben può il confessore imporre penitenza grave sotto grave obbligo, per liberare il penitente dal pericolo del mortale […]. 

Si noti [...] che sebbene non v'è obbligo di adempire la penitenza prima della comunione, [...] nulladimeno pecca chi la differisce per lungo tempo, per esempio per un anno, ed anche per sei mesi, [...] ma non già se la differisce per un mese, purché la penitenza non sia medicinale, [...] e purché appresso potesse adempirla. [...]

Si domanda [...] chi possa mutar la penitenza; e come. È certo e comune appresso i dottori [...] che il penitente non può da sé cambiarsi la penitenza, anche in opera evidentemente migliore; poiché siccome non può la penitenza imporsi che dal solo confessore, così non può che dal solo confessore mutarsi. Il dubbio è se possa mutarsi da un altro confessore senza ripetere i peccati. Lo negano probabilmente Castropal., Lugo, Laym., Concina, Salmat, Holzm., Sporer ec., dicendo, che il penitente deve allora ripetere la confessione al nuovo confessore, almeno in confuso, per dargli notizia dello stato di sua coscienza. Ma molti altri anche probabilmente l'affermano, come Toled., Navarr., Bonac., Sa, e lo dicono probabile gli stessi Lugo, Laym., Salmat., Holzm., Sporer ec. La ragione è, perché in questa seconda confessione non si tratta di far giudizio delle colpe addotte nella prima, poiché quello è già fatto; ma solo della debolezza del penitente a soddisfare la prima penitenza. Si oppone: Ma la penitenza dev'esser medicinale, e come assegnerà la medicina chi non sa il male dell'infermo? Si risponde, che il confessore dalla stessa penitenza data può arguire la materia dei peccati per li quali era imposta, e così regolarsi nel mutarla, o diminuirla. E probabilmente, come dicono Navarr., Sporer e Tamb., il confessore senza richiesta del penitente può da sé mutargli la penitenza, quando prevede, che quegli verosimilmente seguirà a trascurarla come prima. [...] Si dubita poi se la penitenza possa mutarsi fuori della confessione. Si risponde [...] è certo, che non può farsi. [...] Bonac., Suarez, Navarr., Salmatic., ecc., [...] appena ciò permettono al confessore immediatamente dopo l'assoluzione prima che il penitente si parta dal confessionale. [...]