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mercoledì 6 novembre 2013

I castighi di Dio (-)

Tempo fa una studentessa liceale mi ha scritto per dirmi che in parrocchia ha sentito dire che "Dio non castiga". Pubblico la mia risposta nella speranza che possa essere utile anche ad altre persone.


Carissima in Cristo,
                                  non preoccuparti del "disturbo", poiché per me non è un fastidio, ma è una gioia poter aiutare le persone che hanno dei dubbi su questioni religiose.

Purtroppo, viviamo in un'epoca in cui vige la dittatura del “politicamente corretto”, e questa mentalità ha contagiato anche parecchi cristiani. Oggi, dunque, è considerato “politicamente scorretto” parlare di "castighi divini". In realtà i santi non avevano timore di affermare che Dio castiga le sue creature. Anche la Sacra Scrittura narra di castighi esemplari come la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, il pane guadagnato col sudore, le doglie del parto, il diluvio universale, la distruzione di Sodoma e Gomorra, la morte di Onan, lo sterminio di tutti i primogeniti degli egiziani, la morte dei primi sette mariti di Sara (i quali si erano sposati solo per attrazione fisica), la conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi, e tanti altri esempi.

Dio è rimuneratore, premia il bene e castiga il male. Egli è il nostro Padrone, Lui ci ha dato la vita e i beni materiali, Lui può toglierceli quando lo ritiene opportuno. Ovviamente non bisogna farsi un'idea sbagliata di Dio. Il Signore è infinitamente buono, ed è incapace di fare del male. Quando ci castiga, lo fa per nostro amore, ossia per trarne un bene maggiore. Ad esempio, secondo Don Dolindo Ruotolo (il mio esegeta preferito), le persone che vennero uccise dal diluvio universale, prima di morire si pentirono del male che avevano commesso e si salvarono.

Anche le mamme e i papà della terra, quando castigano i figli, non lo fanno per odio, ma per amore. Immagina un bambino che gioca a lanciare i sassi o a incendiare fogli di carta coi fiammiferi. Quando i genitori se ne accorgono provvedono subito a rimproverarlo, ma se lui continua sono costretti ad alzare le mani. Non danno le botte perché odiano il bambino, ma perché lo amano e non vogliono che lanciando i sassi o bruciando la carta, possa fare del male ad altri o a se stesso. Anche Dio ci castiga per correggerci, perché ci vuole santi.

Non bisogna pensare che Dio castighi solo i cattivi. Lo Spirito Santo per mezzo di San Paolo afferma che "Dio castiga quelli che ama". Giobbe era un uomo santo, eppure il Signore permise che fosse tormentato da lutti, malattie, furti e soprusi. Ovviamente il Signore non voleva che i ladri gli rubassero il bestiame, ma permise che ciò accadesse per trarne un bene maggiore, infatti Giobbe si rassegnò serenamente alle avversità e guadagnò enormi meriti per il Paradiso. Un conto è salvarsi coi meriti di un Giobbe, di un San Francesco o di una Santa Teresa, altro conto è il salvarsi per un soffio con pochissimi meriti.

Purtroppo, è difficile spiegare queste cose a coloro che hanno ceduto alla mentalità “politicamente corretta”. Se ti capita di avere discussioni con persone di questo genere è bene utilizzare un linguaggio molto prudente per non creare litigi inutili. Invece di utilizzare il termine “castigo”, potresti semplicemente limitarti ad esprimere il concetto evitando di pronunciare quel vocabolo, oppure utilizzando un altro termine più soft come “correzione paterna”.

In Corde Matris,

Cordialiter