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martedì 8 marzo 2016

Gesù ha risollevato la dignità umana della donna (-)

Il Redentore Divino rivalutò la dignità umana della donna, risollevandola dallo stato degradante nella quale era stata confinata sia dalla mentalità ebraica che da quella pagana. Don Dolindo Ruotolo (1882-1970), il mio esegeta preferito, nell'aureo libro “La Vita di N. S. Gesù Cristo”, pubblicato dall'Apostolato Stampa di Napoli, ha scritto delle riflessioni interessanti su questo argomento. Secondo questo pio sacerdote napoletano i pagani consideravano la donna come una creatura senz'anima, cioè una sorta di animale un po' più grazioso, fatto unicamente per il piacere materiale dell'uomo. Anche tra gli ebrei era diffusa l'usanza di trattare le donne come esseri inferiori. Invece, Gesù, tramite una via indiretta ma ugualmente nobile, elevò la donna alla stessa dignità umana dell'uomo. In che modo? Il Salvatore volle associare indirettamente la donna al suo apostolato, affidandole dei compiti utili ed efficaci, anche se nascosti e sconosciuti.

Riporto alcuni brani di Don Dolindo, tratti dal suddetto volume: “La donna ha nel suo cuore un tesoro di tenerezza e di esattezza: essa intuisce le sofferenze altrui, le sente, vi provvede con accuratezza… È sempre una madre, ogni qual volta benefica. Se dà sfogo alla sua vanità, ai suoi pettegolezzi, alle sue passioni, diventa pessima tiranna e, dove mette mani, ivi semina la rovina […]. Ma quando diventa umile benefattrice […], allora ha una forza mirabile d'attività, che fa nascere fiori olezzanti per dove passa. 

Gesù si era fatto uomo, e come tale si era sottoposto a tutte le nostre miserie, dunque, aveva bisogno di provvedere alla vita materiale sua ed a quella dei suoi apostoli; aveva bisogno di mangiare, di bere, di vestirsi… Ora, se avesse voluto pensare Lui stesso a queste cose materiali, quanto tempo prezioso non avrebbe sottratto all'opera sua? Aiutarlo in queste necessità temporali equivaleva dunque allo stesso che dare valore ad un tempo prezioso e divinamente prezioso: lavorare alla cucina, mentre Gesù e i suoi lavoravano per il bene delle anime, era lo stesso che lavorare per le anime e lavorarvi con l'attività stessa di Gesù. Era uno scambio d'attività del medesimo valore, benché il mondo non poteva accorgersi di questo scambio. Gesù, dunque, permettendo ad alcune pie donne di seguirlo e di provvedere alle sue necessità, ha usato loro una grande misericordia ed ha reso nobile lavoro di apostolato un lavoro che fino allora era stato sintomo di sudditanza e d'oppressione! […] Gesù permise che lo seguissero in questo ufficio, nascosto e nobile nel tempo stesso, alcune donne che erano state beneficate da Lui. Il beneficio ricevuto  dava naturalmente alla loro sollecitudine una tenerezza materna e le conservava in quella santa umiltà, che è il fondamento di ogni opera buona. Così Maria Maddalena era stata liberata dai lacci del peccato e dal disonore di una vita depravata e lo seguiva per la grande riconoscenza che sentiva verso il suo benefattore. Giovanna [...] lo seguiva parimenti per riconoscenza, avendole Gesù guarito un figlio, che era stato vicino a morire. Susanna, Maria Salome, Maria Cleofa ed alcune altre donne, delle quali non conosciamo neppure il nome, formavano il resto del piccolo esercito di cooperatrici che Gesù si era scelte. Vedremo più tardi quanto gli fossero state fedeli fin sul Calvario, fin dopo la morte e, mentre gli apostoli innanzi al pericolo fuggirono, esse solo affrontarono il pericolo di una moltitudine efferata, pur di seguirlo e di compiangerlo, almeno in quei dolori dai quali non potevano sollevarlo. E non erano tutte persone del popolo queste pie donne, anzi la maggior parte di esse appartenevano a famiglie cospicue. Esse però non credevano d’umiliarsi, facendo l’ufficio delle serve verso di Gesù, ma se ne sentivano altamente onorate. Avendo l’anima più libera da preconcetti [...], esse intuivano più agevolmente la grandezza che Gesù celava sotto umili spoglie, e sentivano meglio la vita divina di Lui, in un insieme di profonde emozioni spirituali, che tenevano l’anima loro in una elevazione morale, capace di far apprezzare la grazia divina, della quale Gesù era fonte mirabile! Così si spiega come la loro fedeltà sia stata sempre costante ed immutabile, anche nelle ore dell’umiliazione e del pericolo. Anche oggi continua questo sublime spettacolo di delicatezza e di purità, anche oggi si vedono le grandi dame e le umili massaie, unite insieme da questo divino ideale, nelle opere della carità e della beneficenza, nella rinunzia completa di se stesse. Dove non entra Gesù come fine, la carità non è che una moda come le altre, non è che un’ostentazione vanitosa, non è che un fiore che subito appassisce e si sfronda: è piena d’apparenze e manca di quel delicato profumo, che è il segreto dei piccoli fiorellini nascosti. Questa carità effimera muore come muore la vanità che la muove: è destinata all’esaurimento, al disprezzo, al disonore, mentre la carità ispirata da Gesù è anch’essa come il piccolo granello di senape, che si sviluppa e riempie tutta la terra. La donna ha una grande missione nelle opere di Dio, ma al solo patto che si conservi pura ed umile […]".