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mercoledì 29 marzo 2017

Né lassismo né scrupoli (-)

Un lettore del blog (preciso che si tratta di un fedele laico), dopo aver letto varie biografie di eroici santi religiosi che hanno vissuto in grande povertà, è stato assalito dagli scrupoli, temendo che fosse tenuto ad acquistare solo ed esclusivamente beni materiali strettamente necessari alla propria sopravvivenza, e che tutti gli altri soldi avrebbe dovuto darli in beneficenza. Spesso è il diavolo che infonde degli scrupoli per impantanare le anime in assurde angustie di coscienza che impediscono di praticare serenamente la vita devota. Fortunatamente ha deciso di inviarmi delle domande alle quali ho risposto volentieri, nella speranza di aiutarlo a scacciare gli scrupoli che lo tormentano. Solo chi ha provato questa malattia spirituale può capire quanto soffrono le anime assalite dagli scrupoli.


Caro fratello in Cristo, ecco le risposte alle tue domande.

- Sì, è lecito acquistare libri, vestiti, profumo, e tutto ciò che non solo ti è necessario per sopravvivere, ma anche per vivere dignitosamente nel tuo stato di vita (puoi anche spendere dei soldi in onesti svaghi). Ciò che è immorale è la “cupidigia”, ossia un esagerato attaccamento alle cose materiali, le quali devono essere considerate solo come strumenti per vivere dignitosamente durante la vita terrena, non il fine ultimo della nostra esistenza, che invece è Dio. Avere dei soldi (o desiderare di averne) per poter vivere in maniera dignitosa non è peccato, se invece una persona ha un desiderio smodato di ammassare ricchezze, dimostra di avere il cuore sfrenatamente attaccato ai beni materiali, e questa cupidigia lo rende schiavo. Per capire meglio che cosa si intende per cupidigia o desiderio smodato di un bene materiale si può fare l’esempio del vino: desiderare di berne in maniera sobria non è peccato, desiderare di berne “un po’ troppo” da rimanere brilli è peccato veniale, desiderare di berne in maniera smodata da ubriacarsi e perdere il senno è peccato grave.

- I manuali di Teologia Morale affermano che chi dona ai bisognosi che si trovano in stato di necessità comune almeno il 2% di ciò che avanza alle spese necessarie per il mantenimento del proprio stato di vita e quello dei propri cari, non pecca; se dona meno del 2% pecca venialmente; se non vuole donare nulla a nessuno pecca gravemente (almeno secondo i teologi della sentenza più rigida). Certamente se uno vuole donare più del 2% (come fecero molti santi) compie un’opera buona, ma ordinariamente parlando non è obbligato a farlo sotto pena di peccato.

- Per sapere se un oggetto è “superfluo” ti basta constatare se in genere i buoni cristiani che si trovano nel tuo stato lo possiedono oppure no. Ti faccio qualche esempio: molti buoni cristiani del tuo stato possiedono uno smartphone, il quale se utilizzato bene può essere davvero molto utile, quindi non è superfluo acquistarlo; invece nessuno di loro possiede un elicottero privato (non avrebbero nemmeno i soldi necessari per acquistarlo), e se lo acquistassero facendo dei debiti, ordinariamente parlando farebbero un acquisto superfluo (il discorso sarebbe diverso per un ricchissimo uomo che lo utilizza per spostarsi velocemente per motivi d’affari).

- Autorevoli moralisti tra i quali Jone e Piscetta insegnano che non siamo tenuti ad aiutare tutti i poveri che si trovano in stato di necessità comune, è sufficiente aiutarne alcuni a nostra libera scelta.

- È vero che alcuni santi non volevano possedere soldi, ma si tratta di casi straordinari. Tutti gli altri santi (tra i quali Don Bosco, Don Orione, San Massimiliano Maria Kolbe, ecc.) accettavano volentieri donazioni in danaro, non solo per fondare opere di beneficenza, ma anche per il proprio sostentamento. Quindi non devi sentirti in colpa se possiedi dei soldi.

Penso che anche leggendo quei brani di San Francesco di Sales che ti ho segnalato, riguardanti il modo cristiano di possedere i beni materiali, ti sarai accorto da solo che i tuoi timori di peccare erano solo degli scrupoli, cioè una paura infondata di peccare compiendo atti che in realtà non sono peccaminosi. Nessuno è obbligato a vendere tutto per darlo ai poveri: i santi che lo hanno fatto hanno compiuto un'opera meritoria, ma si tratta solo di un "consiglio evangelico", non di un obbligo morale. Per poter vivere poveramente come San Francesco d'Assisi bisogna avere una sorta di chiamata da parte di Dio. Dunque, si possono possedere i beni materiali, l’importante è non attaccarvi il cuore trasformandoli in idoli, e utilizzarne una parte per aiutare i bisognosi e per finanziare opere di apostolato. Questo è ciò che insegnano autorevoli autori esperti in Teologia Morale tra cui Sant’Alfonso Maria de Liguori, Frassinetti, Piscetta, Jone, Teodoro e tanti altri.

Nella speranza di esserti stato di qualche utilità, ti saluto fraternamente in Corde Matris.

Cordialiter