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mercoledì 9 dicembre 2009

Giovanni XXIII, il Papa della Tradizione


Spesso sui mass-media la figura di Giovanni XXIII viene distorta sfacciatamente, facendolo apparire come un Papa progressista. La realtà è ben diversa. Il Cardinale Silvio Oddi (che lo conobbe bene) dichiarò che “Roncalli era il conservatore più incallito che Dio abbia mai creato sulla faccia della terra”.

Dopo essermi discretamente documentato sugli atti e gli scritti del Beato Giovanni XXIII, sono giunto alla conclusione che questo Pontefice è stato uno dei più tradizionalisti che la Chiesa abbia mai avuto. Forse qualcuno, leggendo la parola “tradizionalista” si sarà scandalizzato, quasi fosse un insulto. Eppure San Pio X nella lettera apostolica “Notre charge apostolique” rivolta all'episcopato francese, affermò che “i veri amici del popolo non sono nè rivoluzionari, nè novatori, ma tradizionalisti”.

Ecco alcuni dei provvedimenti presi dalla Sede Apostolica sotto il suo pontificato:

- Censura del libro "Esperienze pastorali" di Don Lorenzo Milani (parroco molto apprezzato dai cattolici che votano per i partiti progressisti).

- Rinnovo delle condanne verso il comunismo ateo e materialista. Infatti nel 1959 un nuovo decreto del Sant'Uffizio proibì di votare per i comunisti non solo alle elezioni politiche, ma anche alle elezioni amministrative. Inoltre nell'enciclica “Mater et magistra”, Papa Roncalli affermò chiaramente: “Tra comunismo e cristianesimo, il Pontefice ribadisce che l’opposizione è radicale, e precisa che non è da ammettersi in alcun modo che i cattolici aderiscano al socialismo moderato”.

- Il Cardinale Alfredo Ottaviani (il "carabiniere del Vaticano") porporato amatissimo dai tradizionalisti, venne promosso a segretario (equivalente all'odierno "prefetto") della "Suprema Sacra Congregazione del Sant’Offizio".

- Indizione e direzione del sinodo per la diocesi di Roma nel quale venne vietato ai preti di andare allo stadio, al cinema ed anche di viaggiare in auto con una donna. Venne inoltre ribadito l'obbligo dell'utilizzo dell'abito talare e della lingua latina nella liturgia.

- Approvazione del "Monitum" contro le opere del gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin: "Indipendentemente dal dovuto giudizio in quanto attiene alle scienze positive, in materia di Filosofia e Teologia si vede chiaramente che le opere menzionate racchiudono tali ambiguità ed anche errori tanto gravi, che offendono la dottrina cattolica. Di conseguenza, gli Eccellentissimi e Reverendissimi Padri della Suprema Congregazione del Santo Ufficio esortano tutti gli Ordinari e i superiori di Istituti Religiosi, i Rettori di Seminari e i Direttori delle Università, a difendere gli spiriti, particolarmente dei giovani, dai pericoli delle opere di P. Theilard de Chardin e dei suoi discepoli."

- Inserimento di San Giuseppe nel Canone Romano.

- Difesa strenua del latino che ricco di maestà e nobiltà, è la lingua che meglio di tutte eleva l'animo alla sacralità. A tal proposito promulgò la Costitutzione Apostolica "Veterum sapientia", una vera e propria apologia del latino. Ecco qualche breve passaggio: "Né bisogna dimenticare che la lingua latina ha nobiltà di struttura e di lessico, dato che offre la possibilità di «uno stile conciso, ricco, armonioso, pieno di maestà e di dignità», che singolarmente giova alla chiarezza ed alla gravità. [...] I medesimi Vescovi e Superiori Generali degli Ordini religiosi, mossi da paterna sollecitudine, vigileranno affinché nessuno dei loro soggetti, smanioso di novità, scriva contro l'uso della lingua latina nell'insegnamento delle sacre discipline e nei sacri riti della Liturgia e, con opinioni preconcette, si permetta di estenuare la volontà della Sede Apostolica in materia e di interpretarla erroneamente. [...] [la lingua latina] «è stimata la più adatta a spiegare l'intima e profonda natura delle nozioni e delle forme con assoluta chiarezza e lucidità»; tanto più che essa si è venuta arricchendo di vocaboli appropriati e precisi, adatti a difendere l'integrità della fede cattolica, e non poco adatta a recidere ogni vuota verbosità".

- Giovanni XXIII conferì personalmente l'ordinazione episcopale ad ecclesiastici tradizionalisti come Ottaviani, Browne, Tardini, Bacci, Roberti, Staffa, Larraona e Palazzini (solo per citarne alcuni).

Forse uno dei difetti che ebbe Papa Roncalli (difetto comune a molti santi) fu di essere talmente buono da non accorgersi di coloro che tramavano alle sue spalle, come avvenne in occasione dell'infausta alleanza tra democristiani e socialisti (trama che tempo dopo venne scoperta dal Cardinale Giuseppe Siri).