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sabato 8 febbraio 2025

Il soldato che voleva vendicarsi

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


Un soldato ricevette un giorno pubblicamente un gravissimo affronto da persona inferiore; sfoderò egli la sciabola, e corse furibondo per vendicarsi: ma essendo stato trattenuto a forza dai circostanti, restò campo all'offensore di ritirarsi e fuggire così lontano che non si seppe più nuova di lui. Il soldato fremeva di rabbia, si consumava di livore, e giurava e sacramentava che non si sarebbe tagliato né barba né capelli finché non si fosse di propria mano vendicato. Hanno da essere tante pugnalate, ripeteva di spesso smaniando e prendendo fra le mani la lunga barba, quanti sono questi peli. 

Passati così tre anni ebbe notizia che il suo nemico si trovava in una città lontana tre giornate. Raggiante di gioia montò subito a cavallo, e giurò da non scendere di sella finché non fosse arrivato a quella città, ed avesse fatta vendetta. Giunto colà si recò subito alla piazza, pensando d’incontrarvi il suo nemico, trovò invece che vi si faceva una fervente Missione. Il soldato sperando tra la tanta folla di gente scoprire l'avversario, si fermò a sentire la predica, la quale era appunto diretta contro i vendicativi, mostrando loro come sono condannati ad un inferno doppio, uno in questa e l'altro nella futura vita. Nella presente hanno un inferno atroce per il verme della coscienza che gli rode, per le furie che sconvolgono l'animo, pel veleno che attossica il cuore, pel fuoco ardente dello sdegno che li cuoce e consuma. Nell'altra, perché chi non perdona non troverà perdono, non troverà misericordia e sarà da Dio inesorabilmente condannato alle fiamme infernali. Tutte queste parole erano tante frecce al cuore del soldato, che colla divina grazia lo ferirono salutarmente, e lo mutarono [...]. 

Finita la predica, andò subito tutto compunto ai piedi del missionario, risoluto di far la pace col suo offensore; si confessò ed assisté con gran sentimento a tutto il restante di quella missione. Terminata che fu, cercando del suo nemico per riconciliarsi, sentì che era in prigione per debiti. Diede quanto denaro aveva, vendé il cavallo e le armi sue stesse per liberarlo. E infatti lo liberò, con tal giubilo e contentezza di cuore in quella generosa vittoria di se stesso, che soleva dire: “Se un vendicativo ha due inferni per pena, chi di vero cuore perdona ha due paradisi per premio, uno dei quali io già provo e l'altro aspetto con fiducia dalla divina misericordia”.

Pensiero del giorno

Eleemosyna ab omni peccato et a morte liberat.


(Liber Tobiæ IV, 11)

venerdì 7 febbraio 2025

Per quali anime del purgatorio si deve pregare in modo particolare

[Brano tratto da "Il mese di novembre santificato, ossia la divozione verso le anime del Purgatorio promossa per via di brevi considerazioni e scelti esempi",  Tipografia dell'oratorio di San Francesco di Sales, 1869].

La carità, la riconoscenza e la giustizia ci obbligano di pregare anzi tutto per i nostri parenti, benefattori, superiori ed amici. E' quindi lodevole cosa domandare la liberazione di certe anime, per le quali è ragionevole impegnarsi di preferenza. Le anime, la cui liberazione contribuisce maggiormente alla gloria di Nostro Signore, perché più atte a lodarlo in cielo, debbono essere da noi soccorse per le prime, nulla essendovi di più vantaggioso quanto ravvisare in ogni cosa la maggiore gloria di Dio, senza dar retta al nostro gusto particolare. Alcune ebbero in vita tenera devozione per la SS. Vergine, per s. Giuseppe, per questo o quel santo, la liberazione di esse deve quindi tornare gratissima ai loro celesti protettori: bisogna avere per queste speciali riguardi. E' atto di cristiana carità avere compassione dei poveri, le cui anime sono di frequente abbandonate e prive d'ogni soccorso. E' pure santo pensiero impegnarsi specialmente per i defunti che hanno quasi interamente soddisfatto alla divina giustizia e sono in procinto d'essere liberati; per tal modo ci procacciamo in breve tempo grandi amici e potenti intercessori presso Dio. Finalmente, si possono anche offrire i nostri suffragi per le anime purganti in generale. Nè si creda che tali suffragi, divisi fra tante anime, procurino loro quasi nessun sollievo; perchè sono molti i cristiani che con noi pregano, e la Chiesa fa memoria di esse ogni giorno nelle sue liturgie; tante preghiere riunite formano un tesoro immenso, il quale, benché diviso tra migliaia d'anime, può procurare ad ognuna un vero soccorso ed a molte la liberazione. 

Ammiriamo in questo la bontà di Gesù, il quale oltre a parteciparci della sua onnipotenza a favore delle anime purganti, ci permette di disporne a nostro beneplacito. Ci lascia liberi di disporre delle sue soddisfazioni, e di spandere le gocce del suo sangue secondo le nostre brame; ed allorquando gliene raccomandiamo qualcuna in particolare, si degna di accondiscendere ai nostri desideri. 

Ma qui ci si presenta un'obiezione: Che diverranno i nostri suffragi, se l'anima a cui li applichiamo è salva in cielo, oppure reproba in inferno? Osserviamo dapprima che il merito delle buone opere non cessa di appartenerci, non potendolo cedere ad alcuno. Dobbiamo credere, in secondo luogo, che Dio, sommamente buono e giusto, applica le nostre preghiere secondo il suo sapiente consiglio. Finalmente, nulla c'impedisce nel pregare per un'anima in particolare, d'aver sempre un'intenzione generale, ma determinata, che fissi l'applicazione dei nostri suffragi. Tuttavia non siamo però insensati al segno di pascerci d'illusioni, immaginandoci che i nostri parenti od amici siano morti in odore di santità, e quindi non abbiano bisogno delle nostre preghiere; con questa esagerazione della loro Virtù, li priviamo dei soccorsi loro dovuti. Non ci servano così meschini pretesti a favorire la nostra indifferenza ed a scusare la nostra mancata devozione; abbiamo «intelligenza del bisogno del povero,» per sapere non solo a cui si debba porgere aiuto, ma come e quanto dobbiamo farlo. Allora saremo beati; Dio ci libererà nel giorno cattivo. (Salmo XL, 2).» 

Pensiero del giorno

Sono lieto di assicurarla che Gesù è contentissimo di Lei, dell’anima Sua, di ciò che fa, ch’Egli La ricolmerà sempre più delle sue grazie e dei suoi favori celesti, ch’Egli sarà sempre con Lei per aiutarla, confortarla ed assisterla. Sono lieto di assicurarLa che la Madonna santissima La tiene sempre stretta al suo Cuore immacolato e La protegge sotto il suo manto celeste, che La considera come sua figlia prediletta tra le predilette. Sono lieto di assicurarla che Lei, per grazia di Dio, progredisce di giorno in giorno nella virtù e nella perfezione religiosa, e che Gesù di giorno in giorno è sempre più contento e soddisfatto dell’anima Sua.


(Brano tratto dagli scritti di Padre Felice Maria Cappello, 1879-1962).

giovedì 6 febbraio 2025

"Lotta continua"

Un gentile lettore mi ha scritto per criticare certi comportamenti di vari esponenti del movimento tradizionale.


Stimatissimo Redattore di Cordialiter,
                                                                       perché “l’immagine” dei tradizionalisti deve essere sempre associata alle facce tristi, alle “risse” persino fra preti, alla “lotta continua”?

L’unica “lotta continua” che debbo e voglio praticare è contro il peccato e il diavolo: il  divisore, origine e ispiratore del peccato.

Gli amici tradizionalisti son talmente impregnati di questi ingredienti (umani) che inevitabilmente rischiano di perdere la fede e l’affetto (la devozione dei nostri padri nella fede) nei confronti di Cristo. […] la maggior parte di quelli che si avvicinano alla Tradizione lo fanno per aumentare la dose di preghiera, di penitenza e di ardore nel combattimento contro lo spirito del male.

Lei cosa ne pensa?

Grazie per la gentile risposta.


Carissimo in Cristo, 
                                    dammi pure del tu, lo preferisco. 

Hai ragione, dobbiamo scrollarci di dosso la pessima fama di essere persone tristi, rissose, arcigne e severe. La galassia del movimento tradizionale è variegata, ci sono sia militanti che vivono il cristianesimo in maniera gioiosa, sia quelli che lo vivono in maniera più cupa. Certamente la situazione spirituale nel mondo è davvero drammatica, è in corso un'accelerata secolarizzazione e paganizzazione della società, c'è da piangere nel vedere la forte avanzata dell'apostasia dei popoli. E soprattutto c'è da piangere nel constatare le devastazioni prodotte tra i cristiani dalla rivoluzione culturale modernista.

Che fare? San Francesco non voleva che i suoi frati quando stavano in compagnia dei confratelli si mostrassero tristi e malinconici. Quando si è in compagnia di altra gente bisogna mostrarsi lieti nel Signore. 

È vero, la “lotta continua” bisogna praticarla contro l'errore e il demonio, non per demolire le opere di altri militanti del movimento tradizionale. Il nemico del genere umano lavora sodo come un mulo pur di seminare gelosie e discordie tra di noi. Dovremmo sempre tenere a mente quel che insegna il celebre canto “Ubi caritas”: “Ne nos mente dividamur, caveamus. Cessent iurgia maligna, cessent lites. Et in medio nostri sit Christus Deus”.

Bisogna vivere il cristianesimo in maniera gioiosa come facevano i santi, pensiamo ad esempio a San Filippo Neri, San Luigi Orione e San Giovanni Bosco. In confessionale bisogna imitare San Leopoldo Mandic, il quale era severo col peccato, ma caritatevole e misericordioso col peccatore. Per attrarre le anime a Dio bisogna trattarle così, altrimenti scappano via. Padre Pio usava un metodo diverso coi penitenti, ma il suo è un caso a parte. Lui stesso non voleva che i suoi confratelli usassero i suoi modi duri coi penitenti. Purtroppo ho sentito delle lamentele a causa di certi confessori che si comportano in maniera poco caritatevole. In questo modo danneggiano le anime.

La speranza è che il movimento tradizionale non vada alla deriva seguendo coloro che hanno un atteggiamento arcigno e brontolone, ma segua la via tracciata dai santi, che conduce alla nostra vera Patria. Insomma, mentre combattiamo l'immane conflitto contro l'eresia modernista, dobbiamo stare attenti che nelle nostre retrovie i massimalisti non combinino qualche pasticcio.  :-)

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Cordibus Jesu et Mariae.

Cordialiter

Pensiero del giorno

[...] ho in animo di dar molto impulso al canto gregoriano, che accompagnato ed eseguito bene, è un capolavoro di pietà.


[Brano tratto da "Fui chiamato Dolindo, che significa dolore..." di Don Dolindo Ruotolo, Apostolato Stampa].

mercoledì 5 febbraio 2025

I peccati impuri compiuti dai fanciulli di Don Bosco

Dagli scritti di Don Giuseppe Tomaselli (1902-1989).


Iddio permette a certe anime delle visioni, perché servano d'insegnamento a sè oppure anche agli altri.

San Giovanni Bosco fu di continuo illuminato da tali visioni, affinché potesse compiere bene la missione affidatagli dalla Provvidenza a vantaggio della gioventù.

Riporto una visione che ebbe il Santo alla fine del mese di Maggio 1865. Riguarda direttamente i giovani, ma si può applicare a tutti i fedeli. La trascrivo con le stesse parole, con cui la narrò il grande Educatore della gioventù:

« Mi apparve un grande altare dedicato a Maria ed ornato magnificamente. Vidi tutti i giovani dell'Oratorio, i quali in processione si avanzavano verso di esso. Cantavano le lodi della Vergine Celeste, ma non tutti allo stesso modo, benché cantassero la stessa canzone. Molti cantavano bene, altri con voci pessime, altri stonavano, altri venivano innanzi silenziosi; non pochi sbadigliavano; altri si urtavano e ridevano.

« Tutti portavano dei doni da offrire a Maria. Tutti avevano un mazzo di fiori, quale più grosso e quale più piccolo. Chi aveva un mazzo di rose, chi di garofani, chi di viole, ecc. Altri poi portavano alla Vergine dei doni proprio strani. Chi portava una testa di porcellino, chi un gatto, chi un piatto di rospi, chi un coniglio, chi un agnello e altre offerte.

« Un bel giovane stava davanti all'altare e aveva le ali. Era forse l'Angelo Custode dell'Oratorio, il quale di mano in mano che i giovani offrivano i loro doni, li riceveva e li deponeva sull'altare.

« I primi offrirono magnifici mazzi di fiori e l'Angelo senza dir nulla li posò sull'altare. Molti altri porsero i loro mazzi. L'Angelo li guardò; sciolse il mazzo, fece togliere alcuni fiori guasti, che gettò via, e, ricomposta il mazzo, lo posò sull'altare. Ad altri, che avevano nel loro mazzo fiori belli ma senza odore, come sarebbero le dalie, le camelie, ecc., l'Angelo fece togliere anche questi, perché Maria vuole la realtà e non l'apparenza. Rifatto così il mazzo, l'Angelo l'offri alla Vergine. Molti mazzi tra i fiori avevano delle spine, poche o molte, ed altri dei chiodi; l'Angelo tolse questi e quelle.

« Venne finalmente colui che portava il porcellino. Gli disse l'Angelo: Hai tu il coraggio di venire ad offrire questo dono a Maria? Sai che cosa significa il maiale? Significa il brutto vizio dell'impurità. Maria, che è tutta pura, non può sopportare questo peccato. Ritirati, dunque, che non sei degno di stare davanti a Lei!

« Vennero gli altri che avevano usi gatto e l'Angelo disse loro: Anche voi osate portare a Maria questi doni? Sapete che cosa significa il gatto? Esso è figura del furto e voi l'offrite alla Vergine? ... Ritiratevi!

« Vennero coloro che avevano i piatti di rospi e l'Angelo, guardandoli sdegnato, disse: I rospi simboleggiano i vergognosi peccati di scandalo e voi venite ad offrirli alla Vergine? Andate indietro! - E si ritirarono confusi.

« Alcuni s'avanzavano con un coltello piantato al cuore. Quel coltello significava i sacrilegi. L'Angelo disse loro: Non vedete che avete la morte nell'anima e che se siete in vita e una speciale misericordia di Dio? ... Per carità, fatevi cavare quel coltello! - Ed anche costoro furono respinti.

« A poco a poco tutti gli altri giovani si avvicinarono. Chi gli offrì agnelli, chi conigli, chi pesci, chi frutta ... L'Angelo accettò tutto e mise tutto sull'altare. Dopo di aver diviso così i giovani, i buoni dai cattivi, fece schierare tutti coloro, i cui doni erano accetti a Maria, davanti allo altare; coloro che erano stati messi da parte, erano più numerosi di quello che io credevo.

« Allora da una parte e dall'altra dello altare comparvero due altri Angeli, i quali sorreggevano due ricchissime ceste piene di magnifiche corone, composte di rose stupende: Queste rose non erano propriamente rose terrene, ma come artificiali, simbolo dell'immortalità.

« L'Angelo Custode prese quelle corone, una per una, e ne incoronò tutti i giovani, che erano stati schierati innanzi allo altare. Fra queste corone ve ne erano delle più grandi e delle più piccole, ma tutte di una bellezza ammirabile. Vi erano dei giovani così brutti di fisionomia, che quasi mettevano ribrezzo; a costoro toccarono le corone più belle, segno che ad un esteriore così brutto, suppliva la virtù, in grado eminente. Molti si distinguevano per le altre virtù, come l'ubbidienza, l'umiltà, l'amor di Dio ...

« L'Angelo disse loro: Maria oggi ha voluto che voi foste incoronati di così belle rose. Ricordatevi però di continuare in modo che non vi siano tolte. Tre sono i mezzi per conservarle. Praticare: 1° la umiltà; 2° l'ubbidienza; 3° la purezza. Queste tre virtù vi renderanno sempre accetti a Maria ed un giorno vi faranno degni di ricevere una corona infinitamente più bella di questa. -

« Allora i giovani intonarono davanti all'altare la prima strofa dell'Ave Maris Stella, finita la quale, si mossero in processione per partire, cantando la canzone: Lodate Maria, o lingue fedeli.

« Li seguii ancora per qualche tratto e poi tornai indietro per vedere i giovani che l'Angelo aveva messi da parte; ma più non li vidi ... La visione era cessata.

« Io so chi sono i giovani incoronati e quelli scacciati dall'Angelo. Lo dirò ai singoli, affinché procurino di portare alla Vergine doni che essa si degni di accettare ».

La visione di San Giovanni Bosco serva d'insegnamento sul come praticare la devozione a Maria; e coloro che vogliono onorarla davvero nel suo mese, procurino di offrirle doni spirituali conservando il cuore puro.


[Brano tratto da "Vera devozione a Maria", di Don Giuseppe Tomaselli, Imprimatur Can. Carciotto Vic. Gen., Catania 13 maggio 1952].

Pensiero del giorno

Oh volesse Iddio, e si conservasse nei religiosi almeno per metà la buona vita cominciata a farsi nel noviziato! Per lo più i novizi, che perseverano sino al fare i voti, vivono con fervore di spirito e danno edificazione; ma il male è che, dopo aver fatti i voti, applicandosi agli studi, subito cominciano ad intiepidirsi, e trascurano di conservar lo spirito acquistato e di praticare i buoni propositi concepiti nel noviziato, in modo che da quel tempo, invece di avanzarsi nelle virtù, di giorno in giorno van decadendo e si avanzano nei difetti.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori)

martedì 4 febbraio 2025

Un uomo davvero felice

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


Viveva a Colonia nel secolo XIV un celebre predicatore Domenicano, Giovanni Tauler, famoso per la scienza e per la carità di cui era fornito. Trovandosi egli un giorno in chiesa, pregava Iddio di gran cuore, affinché gli facesse conoscere la maniera migliore di servirlo. Finita la sua orazione, esce di chiesa, e vede rannicchiato sopra un gradino della porta un povero malamente coperto di panni, e così sfigurato, che al solo vederlo moveva a pietà. Aveva la testa per metà corrosa da un'ulcera, aveva perduto un braccio ed una gamba, e tutto il suo corpo era coperto di orribili piaghe. Mosso da compassione il P. Tauler, si avvicina al povero uomo, si toglie di tasca una moneta d’argento, e nel dargliela gli dice: - Buon giorno, mio caro. - Grazie, signore, rispose il poverello, ma io non ho mai avuto giorni cattivi. Il religioso credette che lo sventurato non avesse inteso il saluto, e gli ripete: Io vi ho augurato il buon giorno, cioè che siate felice, e che abbiate tutto quello che potete desiderare. - Vi ho inteso benissimo, soggiunse il tapino, e vi ringrazio della vostra carità, ma torno a dirvi che da molto tempo il vostro augurio si è verificato. Tauler disse tra sé: questo infelice ha perduto la testa, od è sordo. Quindi alzando la voce, ritornò a dire: Ma voi non mi avete inteso! Vi ho augurato che possiate essere contento. Ma sì, mio signore, disse il mendicante, non vi affaticate: vi ho già detto che vi ho inteso benissimo, e vi ripeto che sono felicissimo, e che non passo mai cattive giornate. Il pio Domenicano resta attonito. Poi si avvicina di più a quell'apparente infelice, e lo prega di spiegargli meglio ciò che prima gli aveva detto. Il povero storpio e gravemente malato gli risponde: Signore, fino dalla infanzia imparai che Dio è sapiente, giusto e buono. Dopo la mia infanzia soffro di una infermità che ormai ha divorato gran parte del mio corpo; sono sempre stato povero, ed ho perduto un braccio ed una gamba. Ho detto a me stesso: nulla accade senza la volontà o la permissione di Dio! Il Signore sa meglio di me ciò che mi conviene perché egli mi ama come un padre ama i suoi figli! Sono quindi certo che queste sofferenze sono per me un gran bene! Così mi sono abituato a non volere mai altro che ciò che vuole il mio amato e buon Signore: e se mi manda le malattie le ricevo con gioia come fossero mie sorelle: se nulla mi invia per limosina, digiuno volentieri per espiare i peccati miei e quegli degli altri: se non ho di che meglio vestirmi, vado rammentando la nudità del mio Salvatore nel Presepio e sulla Croce, e mi pare di essere più ricco di Lui. Se soffro ora sulla terra, so che sarò immensamente e per sempre felice nel cielo. Che debbo dirvi di più? Sono sempre contento; e se piango talvolta con un occhio, sorrido coll'altro e non desidero che il compimento della sua santissima volontà. Vedete dunque, o signore, che io sono felicissimo, che non passo mai cattive giornate, e che ho tutto quello che posso desiderare. Il P. Tauler pianse... Non aveva mai inteso discorso così edificante. Donò al povero il suo mantello, e l'unica moneta che gli restava in tasca; poi abbracciò il mendico e rientrò nella chiesa per ringraziare il Signore che lo aveva esaudito, facendogli conoscere il mezzo migliore di servirlo, cioè la piena uniformità al divino volere.

Pensiero del giorno

Dovunque vado nel mondo intero, la cosa che mi rende più triste è guardare la gente ricevere la Comunione nella mano ("Wherever I go in the whole world, the thing that makes me the saddest is watching people receive Communion in the hand" ).


(Madre Teresa di Calcutta, St. Agnes Church, New York, 1989) 

lunedì 3 febbraio 2025

Sacerdoti che confessano volentieri

Diverse persone mi hanno confidato che apprezzano molto gli scritti che Maristella scrive per il blog. Ecco uno dei messaggi che mi ha inviato sul tema dei buoni sacerdoti.


Caro fratello in Cristo,

grazie per il tuo blog che aggiorni quotidianamente; grazie per il tuo apostolato.

Leggendo il messaggio su don Bosco che stava a lungo nel confessionale ho pensato che ai giorni nostri è difficile entrare in una chiesa e trovare un prete per il sacramento della Riconciliazione.

Da noi in città solo nel duomo sono sempre disponibili i confessori; io quando ho avuto urgenza sono andata anche nei conventi dei frati e ho sempre trovato qualcuno disponibile.

Nelle parrocchie si entra e ci si trova in ambienti vuoti e bui; ci sono le chiese che attirano i turisti per le opere d'arte presenti ma non c'è nessun prete disponibile.

Noi abbiamo la grazia di avere buoni confessori; hanno parole semplici e buone e aiutano noi poveri peccatori anche nelle situazioni più complicate.

Non servono ore di tempo per deporre il peso dei peccati: come per don Bosco le file di penitenti scorrono abbastanza rapide.

Vedo con gioia accostarsi al confessionale anche ragazzi e ragazze giovanissimi e bambini: è molto bello vedere questa vita di fede semplice e forte.

Abbiamo un disperato bisogno di tanti sacerdoti santi: preghiamo dunque senza sosta il Padre perché si degni di inviare tanti operai nella Sua vigna. 🙏🙏🙏

Vacanze? Meglio la montagna!

Ripubblico un messaggio che Chantal mi scrisse diversi anni fa.


Buongiorno caro fratello in Cristo!

Ti scrivo da [...], dove ho fatto tappa ieri per una notte, prima di accingermi a ripartire per le mie amate montagne [...]. Mi sono svegliata alle 4 come spesso mi accade e ne ho approfittato per pregare in riparazione ai gesti sacrileghi perpetrati recentemente e sempre più sovente (purtroppo... ecco a cosa porta il buonismo!) contro la Santa Eucarestia e il Crocifisso (...).

[...]

Inoltre oggi, non appena sarà aperto il loro ufficio, chiamerò "Aiuto alla Chiesa che soffre" per offrire un ciclo di 30 messe gregoriane, per tutte le mie intenzioni, celebrate da un sacerdote laddove la Chiesa Cattolica è più perseguitata… nelle mie intenzioni ci siete anche tu e le altre collaboratrici del blog.

In Corde Mariae Assumptae ti saluto fraternamente,

Chantal


Cara sorella in Cristo, 
                                   apprezzo molto la tua decisione di trascorrere le vacanze in montagna. Immersa nella natura ti sarà più facile raccoglierti interiormente ed elevare il cuore a Dio, fine ultimo della nostra esistenza. Anche altre persone mi hanno detto di aver scelto la montagna. 

Circa i sacrilegi di cui hai accennato, devo dirti che anche una suora di clausura mi ha confidato che nella sua diocesi sono state rubate delle Ostie. Come al solito queste notizie vengono “nascoste” da molti mezzi di informazione asserviti alla mentalità laicista. Se qualcuno avesse commesso un atto vandalico in un luogo di culto di un’altra religione (soprattutto quella giudaica) sarebbe partito il consueto coro di indignazione dei media con titoloni strillati in prima pagina sui giornali. Invece quando vengono commessi sacrilegi che ingiuriano la Religione Cattolica, ben pochi osano fiatare. Perché questo diverso atteggiamento dei media? Il diavolo conosce bene la risposta, visto che, grazie ai suoi servi, la bestiaccia infernale controlla gran parte dei mezzi di informazione.

[...]

Ringrazio di cuore anche a te per avermi incluso nelle intenzioni delle 30 Messe gregoriane che farai celebrare. Spero che tu abbia incluso anche il popolo siriano martoriato da anni di guerra causata da vari gruppi di ribelli islamisti che hanno devastato uno dei Paesi più belli del Vicino Oriente.

In Corde Regis,

Cordialiter

Pensiero del giorno

La tribolazione è il martello con cui si perfeziona l'animo nostro.

(San Luigi Guanella)

domenica 2 febbraio 2025

Incrollabile fiducia di una bambina francese nella Divina Provvidenza

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


Due poveri coniugi operai di Parigi giacevano in letto, la moglie per una grave malattia di cuore, il marito per una gravissima caduta. I loro poveri figli mancavano da varie settimane del necessario, che procuravano a loro le fatiche degli inermi genitori, anzi un giorno non avevano neppure il pane onde cavarsi la fame, che li tormentava. Poveri fanciulli! Fra queste miserabili creature vi era una fanciullina, che frequentava la scuola cristiana, ma che in quel giorno si era fermata, col permesso della sua maestra, nell'umile abituro per dar da bere ai suoi due poveri malati. Sentendosi oppressa dal dolore e dalla fame, che fa ella? Dice fra sé: La suora della nostra scuola ci dice sempre, che quando siamo in afflizione bisogna rivolgersi con confidenza al buon Dio. Ebbene io voglio indirizzarmi a Lui. Gli scriverò una bella lettera simile a quelle che la mamma mi fa scrivere per Natale, per Pasqua e per la sua festa alla mia madrina: - Sono sicura che anche il buon Dio mi manderà qualche regalo, come fa sempre la mia madrina. Ho ancora della carta, e la penna. Detto fatto. L'innocente fanciulla scrive la sua letterina, tutta naturalmente imbrattata di cancellature e d'inchiostro, ed in essa domandava al buon Dio la sanità per i suoi genitori, ed un pane per sé e per i suoi cari fratelli. La sigilla alla meglio, ci scrive sopra: Al mio buon Dio - sue proprie mani - in Cielo; e quando le parve che gli ammalati riposassero, corre frettolosa alla vicina chiesa di San Rocco, dove scorge la cassetta destinata a raccogliere le elemosine per i poveri. Le elemosine che si fanno ai poveri, dice tra sé, si fanno al buon Dio; dunque vuol dire che quando esso aprirà questa cassetta per prendere le elemosine dei suoi poverelli, troverà la mia lettera, leggerà ... E così dicendo si appressava alla cassetta, tutta guardinga e timorosa, osservandosi intorno per non essere veduta. In quel momento una rispettabile matrona, a cui dal fondo di una cappella niente era sfuggito, le si avvicina, e le chiede amorevolmente che cosa desiderasse, e che cosa intendesse di fare intorno alla cassetta delle elemosine. La meschinella, sorpresa e spaventata, si mette a piangere, ma calmata ed incoraggiata dalle amorose parole della pia donna, le racconta la sua triste storia, mostrandole in prova la lettera, che voleva inviare in Cielo, per ottenere un qualche aiuto dal suo buon Dio. La pietosa dama, tutta commossa dall'ingenuità di quel racconto, cerca di farle coraggio: quindi facendosi consegnare la lettera, le promette di incaricarsi ella stessa di farla giungere al suo destino. Però le soggiunse: Vi hai messo, cara bambina, il necessario indirizzo della tua abitazione? - No, signora, rispose l’innocente fanciulla; mi hanno sempre detto, che il buon Dio sa tutto, e vede tutto. - Ti fu detto la verità, replicò la matrona, sorridendo, e frenando le lagrime del suo cuore commosso: il buon Dio sa tutto, e vede tutto; ma la persona che Egli incaricherà di risponderti, potrebbe darsi che non ne sapesse come Lui. A queste parole la ragazzina indicò alla nobile donna il numero e la via del suo povero alloggio, le baciò la mano, poi tutta lieta e contenta se ne tornò al capezzale dei suoi parenti. Poche ore dopo uno dei più bravi medici di Parigi si presentava a visitare i due poveri ammalati: e dopo di lui, uno sconosciuto entrava nel povero abituro, e vi deponeva una immensa cesta piena di oggetti di vestiario da uomo e da donna, di zucchero, di caffè, di biancheria di ogni specie, e abbondante danaro. Il tutto bene aggiustato sotto un gran foglio di carta, che diceva a grosse lettere: Alla buona E. P. abitante in Parigi, via ecc. - Risposta del buon Dio.

Pensiero del giorno

La conformità alla divina volontà ci unisce ancor più direttamente e più intimamente a Colui che è la fonte di ogni perfezione; assoggetta infatti e unisce a Dio la volontà, che, essendo la regina delle facoltà, tutte le mette al servizio del Sommo Padrone. 

[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].