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mercoledì 12 novembre 2025

Una grave malattia aiutò Maristella a convertirsi a Dio

I modernisti hanno una visione immanentista (cioè "poco soprannaturale") della vita, pertanto non riescono a spiegarsi per quale motivo nel mondo ci sono le malattie mortali. Invece noi cattolici legati alla Tradizione sappiamo che nulla nella vita capita per cieco caso, ma tutto è disposto da Dio in vista di un bene maggiore. Ad esempio, anni fa, grazie a un cancro, Maristella si è convertita e ha cominciato a vivere il cristianesimo in maniera fervorosa. Su questo ed altri argomenti ne ha parlato in una lunga e interessante intervista che mi ha gentilmente rilasciato.


- San Paolo Apostolo, Sant'Alfonso Maria de Liguori, Santa Teresa d'Avila e tanti altri santi desideravano morire per poter unirsi finalmente con Cristo. Anche tu mi hai confidato che speri di morire per unirti con Dio. Non ti dispiace lasciare i parenti, gli amici e i beni materiali?

- Da quando mi sono convertita desidero la Presenza di Dio, stare con Lui. Capisco che lasciando questo mondo per mezzo di Sorella Morte, andrei incontro a Lui, fra le Sue braccia. Io attendo con impazienza questo momento, tuttavia mi affido docilmente alla Sua volontà. Temo solo di non essere pronta, e allora prego il mio dolce Signore. Dei beni materiali non faccio alcun conto, a questo mondo tutto passa; gli amici e i parenti invece so che non li perderò mai. In Dio tutto resta e tutto porta frutto.

- Alcuni anni fa i medici ti avevano diagnosticato un cancro, ma grazie a Dio è stato debellato. In quegli anni di lotta contro il tumore hai avuto paura di morire? Sapendo che rischiavi seriamente di morire, in che ottica vedevi le cose passeggere della vita?

- Quando mi dissero che avevo un cancro il mondo mi crollò addosso. Restai attonita, stordita. Pensai che la mia vita sarebbe finita presto, come ombra che passa. Il Signore misericordioso mi venne a prendere nell’abisso della paura, del dolore e della rabbia. La mia vita ebbe una svolta improvvisa; cambiò la mia scala di valori e di priorità. Mi sembrò di uscire da un tunnel, da una galleria e di vedere finalmente la luce.

- Pensavi anche al giudizio particolare che avresti dovuto affrontare nel primo istante della morte?

- Ora realizzo che se fossi morta allora, sarei stata persa per sempre. Quanta pazienza ha il Signore Dio con noi poveri peccatori! Quante volte ci chiama, ci fa udire la Sua voce! Sta a noi rispondere, nella libertà, e afferrare la Sua mano che ci rialza da terra. Riprendere il cammino dicendo “Eccomi, Signore! Parla, la tua serva ascolta”.

- Prima della malattia vivevi mondanamente, ma per mezzo del cancro il Signore ti ha convertito. A volte senti “nostalgia” della vita “poco religiosa” del passato?

- Vivevo lontana da Dio, non ero felice; mi capitava spesso di inquietarmi, di essere nervosa e triste. Sono felice della vita di adesso, tranquilla e serena nella Presenza del Signore. Ringrazio il cancro che mi ha permesso di incontrare Dio e benedico la malattia che mi ha messa sulla Sua strada.

- Quando la mattina ti svegli, il tuo primo pensiero va a Dio o alle cose materiali del mondo?

- Prima di addormentarmi e appena sveglia nel mio cuore mi intrattengo con Gesù e con Maria. Se mi capita di dimenticarmi, chiedo perdono e subito torno con il pensiero al dialogo interrotto. E’ meraviglioso addormentarmi pensando a un Dio misericordioso, alla Mamma che dal cielo ci custodisce, a tutti gli Angeli, ai Santi e a tutti i morti in stato di grazia che mi hanno voluto bene e vegliano su di me. Dormo serena e mi sveglio felice, piena di energia anche se le ore di sonno sono poche.

- Quando eri ragazzina sognavi di fare la scrittrice, ma poi hai intrapreso un altro percorso formativo e adesso svolgi un lavoro diverso da quel che immaginavi in gioventù. Tuttavia dall'estate del 2015 ho cominciato a pubblicare molti dei tuoi scritti sul blog (diverse persone mi hanno confidato di apprezzare ciò che scrivi). Sei contenta di essere riuscita per mezzo del blog a realizzare il tuo sogno di trasmettere qualcosa al prossimo per mezzo dei tuoi scritti?

- Se le mie povere parole possono fare del bene, dare conforto e speranza a qualche anima, io ne sono felice. Se sono di impaccio, chiedo perdono. Domando al Signore di poter essere Suo strumento, di poter fare sempre la Sua volontà.

- Diverse volte mi hai detto che apprezzi tantissimo il mio blog. Quali sono i post che preferisci maggiormente: quelli “battaglieri” contro la peste modernista, oppure quelli di carattere più spirituale e ascetico?

- Il blog mi piace moltissimo, trovo che sia unico. Come armoniosamente si alternano le stagioni così anche la varietà di contenuti. Leggo sempre volentieri tutto: tuoi contributi e quelli dei collaboratori, i brani scelti di teologia morale, e qualche testo in cui si affermano in modo energico i valori della nostra Fede. La mia anima se ne nutre e se ne disseta. Soprattutto apprezzo lo sprone a fare il bene, le buone parole di incoraggiamento e il grande rispetto verso i Sommi Pontefici.

- Molti cattolici fedeli alla Tradizione hanno una devozione speciale per l'indimenticabile Arcivescovo di Milano, il Beato Cardinale Ildefonso Schuster, deceduto nel 1954. I milanesi anziani ti hanno mai parlato di lui? Che ricordo ne hanno?

- Quando ero bambina mia nonna e le sue sorelle mi parlavano spesso di questo cardinale Schuster con grande devozione: negli anni sanguinosi della guerra aveva sempre aiutato e confortato la popolazione milanese, salvando moltissime persone da condanne a morte. Si era trovato in mezzo a situazioni terribili. Non aveva paura di nessuno, tanto da pronunciare omelie di severe reprimende verso il potere. Era un Santo, un uomo di Dio mandato dalla Provvidenza divina! Ecco cosa mi ripetevano mostrandomi la sua immagine. 

- Certe persone vivono il cristianesimo in maniera accigliata, non sorridono quasi mai, e col prossimo sono spesso aspre, acide e severe. Tu invece cerchi di vivere il cristianesimo in maniera gioiosa. Ma con tutte le cose tristi che accadono nel mondo, come fai a conservare il buon umore e ad essere gioviale col prossimo?

- Il Signore ci ha fatto una promessa “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28, 20). Come potrei triste sapendo che Gesù è sempre con me? Io lo vorrei dire a tutti, lo vorrei gridare al mondo. Cerco di testimoniare la mia Fede nella vita: penso che un viso sorridente, tanta pazienza e qualche buona parola possano portare Gesù alle persone che mi circondano.

- A Milano che significa dire a una persona che è una “gioppina”? Perché alcuni ti accusano di essere tale?

- “Gioppino” è una maschera bergamasca, un burattino: raffigurava la persona rozza ma di buon cuore. Ora “fare il gioppino” viene detto a chi fa il burlone, a chi scherza. Alle volte mi rendo conto che le persone che mi circondano sono tristi. Pur essendo molto timida cerco di portare un sorriso e un briciolo di allegria. Molti apprezzano, qualcuno critica e mi dice che “faccio la gioppina”. Amo l’allegria buona, sana, veramente cristiana. Come diceva San Giovanni Bosco “Vivete pure nella massima allegria, purché non facciate peccato”.

- La solitudine e il silenzio ti fanno paura, oppure ti aiutano a raccoglierti interiormente e a vivere “alla presenza di Dio”, dialogando nel segreto del tuo cuore (orazione mentale) con Gesù e Maria?

- Amo moltissimo la solitudine e il silenzio. Posso stare ore in raccoglimento, in uno stato dolcissimo di orazione mentale. Alle volte ricevo il dono delle lacrime, per un dolore e una letizia che si mescolano. Altre volte nel silenzio riesco a percepire la delicata voce del Signore.

- Molta gente non vede l'ora che arrivi il “week-end” per poter andare in discoteca e in altri locali mondani. Quando vivevi lontano dal Signore ti piacevano questi luoghi di “divertimento”?

- Da ragazza andai un paio di volte in discoteca e non mi piacque: musica assordante (tanto da avere fastidio alle orecchie per un paio di giorni!), buio e luci intermittenti, molta confusione. Ho sempre amato il silenzio, passeggiare nella natura. Mi incanto a guardare le braci nei camini, il grano che ondeggia con il vento, le nuvole nel cielo, le stelle, la neve e la pioggia che cadono. 

- Tra i libri spirituali che hai letto, quali ti hanno edificato in maniera particolare?

- Leggo molti libri spirituali da sempre. In questi ultimi mesi ho ricevuto molto conforto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, San Francesco di Sales… ma soprattutto rileggendo e meditando le “Confessioni” di Sant’Agostino.

Papa Pio XII con le braccia alzate
- In questo periodo stai organizzando il trasloco in un'altra casa, e stai approfittando dell'occasione per buttare via molti vestiti che avevi comprato quando vivevi in maniera mondana. Li stai buttando perché erano ormai vecchi oppure perché erano “troppo appariscenti” e non conformi agli insegnamenti del grande Papa Pio XII sul modo di vestire delle donne cristiane?

- Noi donne abbiamo grandi doni e responsabilità: il nostro aspetto fisico mostrato in modo sconveniente può suscitare pensieri impuri negli uomini che ci osservano. Quando me ne sono resa conto, aiutata anche dall'avanzare dell’età che porta un briciolo di saggezza in più, ho eliminato ciò che era troppo appariscente. Ora mi vesto in modo semplice, rispettando il mio corpo “tempio dello Spirito Santo” (1 Cor. 6,19) e la sensibilità delle persone che incontro.

- Ho visto che hai una felpa con l'immagine di San Michele Arcangelo. Come ti è sorta l'idea di realizzare un capo d'abbigliamento cristiano?

- Negli ultimi anni si sta diffondendo un modo di vestirsi “poco cristiano”: abiti che lasciano vedere anziché coprire… addirittura mi è capitato di vedere maglie con l’immagine di croci capovolte. Così mi è sorto il desiderio di un capo di abbigliamento che testimoniasse la mia Fede. Ho cercato una bella immagine di San Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti, e la preghiera che gli viene dedicata. Ho lavorato con le immagini e poi ho fatto stampare su una felpa l’immagine sul davanti e la preghiera sul retro. Molti hanno apprezzato questa mia scelta e qualcuno vorrebbe capi simili per sé e per la famiglia. Ovviamente non sono mancate le critiche e le derisioni. Ma io sono estremamente soddisfatta e orgogliosa della mia felpa.

- Ci sono molti siti internet che si definiscono cattolici, ma che invece di produrre frutti buoni (come tutte le opere che sono conformi al volere di Dio) producono frutti cattivi (dubbi sulla fede, sconforto, tristezza, rancore, disfattismo, ecc.), dimostrando così di non essere opere conformi al volere del Signore. Hai notato anche tu che ci sono siti del genere?

- Ci sono siti internet che affermano di ispirarsi valori della Tradizione cattolica ma poi “scivolano” pubblicando offese e parole brutte contro i Sommi Pontefici [persino contro l'angelico Papa Pio XII, n.d.r.]. Alcune persone, leggendo questi testi, provano sconforto e rancore; così pronunciano giudizi temerari e oltraggi. Io mi allontano da questi siti, mi limito a pregare per queste persone.

- Apprezzo molto i tuoi scritti che mi hai concesso di pubblicare sul blog, perché mi edificano l'animo, mi trasmettono devozione e mi spronano a proseguire con gioia il cammino di fede. Tutti i cristiani, anche i fedeli laici, hanno il dovere di diffondere la fede, cioè di fare apostolato, ciascuno secondo le proprie capacità e possibilità. Se i tuoi impegni lavorativi e familiari te lo permetteranno, hai intenzione di continuare con questa piccola opera di apostolato che stai praticando per mezzo del blog?

- Io sono lieta di poter aiutare e collaborare in questo modo, spero che le mie piccole parole possano dare aiuto e conforto alle anime che “hanno sete di Dio”. Chiedo al Signore il dono di poter essere un Suo umile strumento: se Lui mi chiede di continuare a scrivere, lo farò molto volentieri. Chiedo a te, a tutti, preghiere, che io contraccambio con tanto affetto. Creiamo un movimento di preghiera, che possa brillare in questo mondo minacciato dalle tenebre.



lll

Pensiero del giorno

Santissima Trinità
Quando l'anima nostra, illuminata dalla fede, si ripiega su sè stessa, sente un vuoto immenso che nulla può colmare: nulla tranne l'infinito, tranne Dio: "Fecisti nos ad te, Deus, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te". Sospira quindi a Dio, all'amor divino, alla perfezione, come il cervo sitibondo sospira la fonte d'acqua viva [...]. E poichè sulla terra questo desiderio non è mai intieramente appagato, restandoci sempre da progredire verso l'unione divina, ne segue che, se non vi mettiamo ostacoli, andrà continuamente crescendo.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].

martedì 11 novembre 2025

La natura stessa ci eccita a sollevare le anime purganti

[Brano tratto da "Il mese di novembre santificato, ossia la divozione verso le anime del Purgatorio promossa per via di brevi considerazioni e scelti esempi",  Tipografia dell'oratorio di San Francesco di Sales, 1869].


Per animarci a porgere aiuto alle povere anime del purgatorio, basta ascoltare i sentimenti ispiratici dalla natura. Potremmo noi vedere l'ultimo degli uomini, anzi il nostro più crudele nemico, caduto nel fuoco senza cercare di ritrarlo? Ora, sappiamolo bene, le anime che gemono in purgatorio, sono le anime dei nostri fratelli, figlie del Padre celeste, sorelle del Figlio di Dio, spose dello Spirito Santo. E saremo noi insensibili alle strazianti grida che mandano dal profondo della prigione in cui ardono giorno e notte? Sentiamo come esse gridano: «Abbiate pietà di noi, almeno voi, amici nostri.» 

Oh! se fossimo al loro posto, e se tutti gli altri avessero poca carità come noi abbiamo verso di esse, quali gemiti non manderemmo per tanta crudeltà! Scongiureremmo tutti quanti gli uomini di ricordare la massima così conosciuta tanto per i lumi della ragione quanto per quelli della fede: «fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi.» Trattiamo dunque i nostri fratelli come vorremmo essere trattati noi stessi. Ricordiamoci che in mezzo alle crudeli torture, che sopportano senz'alcun merito, sono nell'assoluta impossibilità di procurarsi il minimo sollievo; e, salvo un miracolo, non è loro permesso di venire a reclamare alcun suffragio da noi. C'è di più, Dio stesso è in qualche modo nell'impossibilità di soccorrerle: la sua giustizia e la santità gli legano, per cosi dire, le mani, e sembra aver abdicato la sua onnipotenza in nostro favore. A noi deboli e miseri peccatori, più poveri di grazie e di meriti che non le anime purganti, diede una specie di sovranità assoluta, una potenza sorprendente, proporzionata all'impotenza di quelle anime a soccorrere se stesse. Aver tanto potere e non farne uso sarebbe mancar di rispetto a Dio, e di carità verso il prossimo. Non vi è maggiore arroganza del respingere i doni di Dio, perché dati in abbondanza. Deh! poiché piacque al divin Padre conferire a noi così grande potenza, esercitiamola con amore e prodigalità. I beati in cielo provano dolce contento nell'abbassare i loro sguardi dalla pace eterna a questa terra di miserie; nella pienezza della loro carità, si rallegrano per la potenza quasi illimitata da loro esercitata sul Cuore di Gesù, in virtù della quale ottengono nuove grazie ai miseri abitanti della terra. Tale gioia può essere in qualche modo nostro retaggio, anche in questo mondo. Pensiamo sovente al luogo d'espiazione; facciamo uso della sovranità che Gesù ci diede diritto di esercitarvi: non imiteremo mai meglio la carità del divin Cuore, che tanto ci ama, quanto con il recare sollievo alle anime sante. 

FIORETTO SPIRITUALE. Vi è maggior merito nel fare qualche bene ad una di quelle anime, che non a farne dieci volte tanta a favore d'un vivo, quando anche fosse prigioniero, ammalato, tormentato dalla fame. (S. Bernardino). 

Pensiero del giorno

O quam cito transit gloria mundi (O quanto velocemente passa la gloria del mondo!).

(De imitatione Christi)

lunedì 10 novembre 2025

Le Virtù Teologali spiegate in maniera semplice (lk)

Gesù accoglie con misericordia una peccatrice pentita

Le Virtù Teologali (dal greco theos, Dio) sono il fondamento della vita morale cristiana. Secondo la Dottrina Cattolica, sono virtù infuse direttamente da Dio nell'anima del fedele al momento del Battesimo. Il loro oggetto, causa e motivo è Dio stesso.

Hanno la funzione di rendere le facoltà dell'uomo idonee a partecipare alla natura divina e sono tre:

1. La Fede

La Fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e crediamo a tutto ciò che Egli ci ha rivelato e che la Chiesa ci propone da credere.

  • Essenza: È l'adesione totale dell'intelligenza e della volontà a Dio che si rivela. È un abbandono fiducioso a Dio che è la Verità stessa.

  • Azione: Il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio, basando la sua vita non sulle apparenze umane, ma sulla certezza della Parola divina.

2. La Speranza

La Speranza è la virtù teologale per la quale noi desideriamo e aspettiamo da Dio, con ferma fiducia, la vita eterna come nostra felicità e le grazie per meritarla.

  • Essenza: Mantiene viva l'attesa della beatitudine eterna. Protegge dal lasciarsi scoraggiare dalla disperazione e dall'eccessiva presunzione.

  • Azione: Ci sostiene nelle prove e nelle difficoltà, orientando i nostri desideri verso il Regno dei Cieli e affidandoci all'aiuto dello Spirito Santo.

3. La Carità (o Amore)

La Carità è la virtù teologale per la quale noi amiamo Dio sopra ogni cosa per sé stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio.

  • Essenza: È la virtù suprema. San Paolo la definisce "il vincolo della perfezione" (Col 3,14). È l'amore soprannaturale di cui Dio ci fa dono.

  • Azione:

    • Verso Dio: Si manifesta nell'obbedienza ai Suoi comandamenti e nella ricerca della Sua gloria.

    • Verso il Prossimo: Ci spinge ad amare gli altri, anche i nemici, con un amore disinteressato e a volere il loro vero bene, in quanto creature amate da Dio.

    • Funzione: La Carità informa e vivifica tutte le virtù morali (le Cardinali), poiché senza l'amore di Dio come fine, anche gli atti di giustizia o fortezza perderebbero il loro merito soprannaturale.

I cattolici che non si arresero

Coloro che amano davvero la Chiesa Cattolica, ossia il Corpo Mistico di Cristo, hanno il cuore in lacrime a causa del tradimento di coloro che invece di difendere a spada tratta i valori non negoziabili, hanno tradito la Dottrina Cattolica e sono passati armi e bagagli nello schieramento dei seguaci del relativismo dogmatico e morale, guadagnandosi così l'applauso dei mondani di tutte le risme.

Ma questa non è l'ora delle recriminazioni, questa è l'ora del dovere e del sacrificio, l'ora nella quale, più che mai, bisogna trasformare la fede in azione e continuare a combattere strenuamente la buona battaglia della fede per risollevare la bandiera della cattolicità ammainata e macchiata dall'onta del tradimento dei modernisti.

Noi fedeli legati alla Tradizione Cattolica non cerchiamo compromessi inaccettabili sulla Dottrina per accaparrarci gli applausi del mondo. Ci rifiutiamo di rinnegare i valori, le tradizioni, la dottrina dell'immortale Chiesa Cattolica! Siamo pronti a tutto pur di non tradire la nostra fede. Bisogna resistere ad oltranza, ricordando le gesta eroiche dei martiri, i quali preferirono la morte anziché tradire il Redentore Divino. La mentalità mondana avanza nella società e sembra travolgere tutto ciò che è sacro, ma nulla è perduto se lo spirito della riscossa è pronto e se la volontà non piega. Ricordiamoci dei tempi dell'eresia ariana che sembrò sul punto di travolgere la Chiesa, la quale fu salvata da Sant'Atanasio e dagli eroici difensori della buona dottrina, che tennero alto il suo nome in faccia al mondo e al nemico. Tutti i combattenti del “fronte della Tradizione” devono prendere coscienza del grave e glorioso compito a loro affidato, che consiste nel sacro dovere di continuare a lottare la buona battaglia della fede, senza mai retrocedere di un passo!

Se resteremo fedeli al Magistero Perenne, il nostro esempio riaccenderà la speranza nei cuori di quei fedeli che si sono sbandati a causa del tradimento di coloro che hanno il prurito delle novità, i quali hanno fatto praticamente “fronte comune” coi nemici della Chiesa. Lo so, è difficile vivere fedelmente il Vangelo, subendo le critiche e le persecuzioni dei mondani, ma con la grazia di Dio è possibile perseverare.  Un giorno i fedeli che avranno perseverato nella fedeltà alla Tradizione saranno ricordati come “i cattolici che non si arresero”.

Pensiero del giorno

Dixit insipiens in corde suo: Non est Deus.


(Psalm 13, Vulgata)

domenica 9 novembre 2025

Canale Telegram "Cordialiter"

Cari amici,

informo i nuovi lettori del blog che nel giugno del 2022 ho aperto un canale su Telegram. Per trovarlo e iscrivervi vi basta aprire l'app sul vostro smartphon, poi premere sul simbolo della lente d'ingrandimento in alto a destra e scrivere "Cordialiter" sulla barra delle ricerche. Una volta entrati nel canale, se ci si vuole iscrivere per ricevere gli aggiornamenti bisogna premere sul tasto "Unisciti" in basso.

Sursum corda!

L'imperfezione

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).


O mio Dio, fammi comprendere quanto è necessario che l’anima sia pura per unirsi a te, perfezione infinita! 

1 - Mentre il peccato veniale include sempre una trasgressione più o meno lieve ad una legge di Dio, la imperfezione è l’omissione di un bene migliore a cui non si è obbligati per alcuna legge, ma che tuttavia sarebbe conveniente compiere. Quando, nel caso concreto, mi si presenta con chiarezza la possibilità di compiere un’azione migliore, che è conveniente e proporzionata al mio stato, alle mie possibilità attuali, che è in armonia con i miei doveri, per cui posso ragionevolmente pensare essermi ispirata dallo Spirito Santo, e tuttavia rifiuto deliberatamente di compierla, ciò non può essere senza vera e propria imperfezione. In questo caso il mio rifiuto del meglio non può essere considerato buono, né può essere giustificato dal pensiero che, non esistendo alcuna legge o comando che m’impone quell’azione migliore, possa ometterla unicamente per usare la mia libertà; questo sarebbe un abuso della libertà, la quale mi è stata data da Dio non altro che per rendermi capace di aderire al bene, senza lasciarmi influenzare dalle passioni. E infatti, in ultima analisi, il mio rifiuto del meglio include sempre una mancanza di generosità, motivata da un po’ di egoismo, di pigrizia, di grettezza, di attaccamento al mio comodo, e tutto ciò è evidentemente contrario alla perfezione. 

Considerata così, è chiaro che l’imperfezione volontaria non può mai essere conforme alla volontà di Dio, quindi anch’essa, come il peccato, va nella direzione opposta della carità, la quale tende alla piena conformità con la volontà divina. Ecco quindi l’importanza, per l’anima che tende all’unione con Dio, di eliminare dalla sua condotta qualsiasi imperfezione volontaria. È proprio in questo senso che S. Giovanni della Croce avverte: «Affinché l’anima venga ad unirsi perfettamente con Dio per volontà ed amore... si richiede che non consenta con cognizione ed avvertenza a veruna imperfezione», e insegna che basta l’attacco ad una imperfezione volontaria abituale per impedire «non soltanto l’unione divina, ma anche il progresso nella perfezione» (S. I,11, 3). 

2 - Volendo scendere più al concreto si possono considerare altri tipi d’imperfezione e anzitutto la trasgressione di una legge che di per sé non obbliga sotto peccato, come sono in genere le costituzioni o gli statuti dei vari Ordini ed Istituti religiosi. A proposito di ciò bisogna notare che, se non vi è un motivo ragionevole, proporzionato e sufficiente per venir meno ad una di queste leggi, molto facilmente tali trasgressioni diventeranno peccato veniale per mancanza di fine moralmente buono. Infatti, come insegna S. Tommaso, l’uomo è tenuto ad agire sempre per un motivo ragionevole, per un fine buono. Se il fine è viziato - come sarebbe per esempio trasgredire la legge del silenzio, del ritiro o della modestia religiosa per curiosità, per comodo proprio e simili - l’azione diventa per ciò stesso peccaminosa; e in genere si tratterà di «peccati, almeno leggeri, di pigrizia spirituale, d’incostanza, di ingratitudine e di una certa durezza di cuore che non apprezza sufficientemente il soccorso che Dio ci dà per le opere migliori» (Salmant). Altro genere d'imperfezione è una certa mancanza di compiutezza che si verifica in un atto sostanzialmente buono, ma eseguito, per esempio, con un po’ di grettezza, o senza impiegare in esso tutta la buona volontà e lo slancio di cui si è capaci. 

In fondo, qualsiasi genere d’imperfezione volontaria deriva sempre da mancanza di sforzo, di vigore, di slancio nella vita spirituale. È sempre l’egoismo che, in un modo o in un altro, toglie qualche cosa a Dio per accontentare l’io. Siamo troppo calcolatori, abbiamo paura di dare troppo e così l’egoismo ci tarpa le ali e ci impedisce di giungere alla piena unione con Dio. 

Colloquio - Ti supplico, o mio Dio, di concedermi una carità forte, generosa, capace di distruggere sino in fondo il mio egoismo. Oh, come lo comprendo che è proprio questo egoismo la causa di tante mie piccole infedeltà, di tante imperfezioni in cui cado abitualmente e delle quali non mi preoccupo di correggermi col pretesto che non sono peccati! 

Ma tali mancanze non sono senza importanza per un’anima che, essendo a te consacrata, ha il dovere di tendere alla perfezione, per un’anima quindi che Tu chiami alla santità, che Tu inviti alla piena unione con te. Come posso pretendere di unirmi a te, Perfezione infinita, io che ammetto volontariamente nella mia vita tante e tante imperfezioni? Come può la mia volontà essere del tutto conforme alla tua, quando io voglio e amo ciò che Tu non vuoi e non puoi assolutamente amare? 

O Signore, come sento il peso del mio egoismo che mi trascina verso il basso, che vorrebbe raggiungere il massimo col minimo sforzo, che sfugge a tutto potere la fatica, la rinuncia, la dedizione piena e generosa! Come sento la pesantezza della carne che cerca sempre di ridurre un po’ la misura della mia donazione, che rimanda al domani ciò che mi costa o mi ripugna, che mi presenta mille pretesti per sottrarsi ad un atto di generosità! 

Sì, o Signore, tutto questo lo sento, e Tu sai meglio di me fin dove arrivano i ripieghi e i compromessi del mio egoismo. Ma sai anche che voglio amarti con tutto il cuore, che voglio darmi interamente a te, sai che i miei poveri desideri sono sinceri, benché inefficaci. Ebbene, donami Tu un amore reale, operativo, capace di vincere tutte le resistenze dell’egoismo, di smantellarne tutti i piani. Tu che sei carità infinita, fuoco consumante, infondi nell’anima mia una scintilla del tuo amore, affinché distrugga e bruci ogni mia tendenza egoistica. Se l’egoismo è il peso che tenta di rallentare il mio slancio verso di te, fa’ che il tuo amore sia un peso ancor più forte che mi trascini incessantemente in te, per mezzo di una dedizione totale, senza riserva, senza misura. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

Pensiero del giorno

Vivi da vero cristiano e ne guadagnerai per la salute dell'anima e del corpo. Che cosa penosa e triste è la vita di un peccatore! Quando ritorni in grazia di Dio non senti nel cuore una grande pace?


(Brano tratto da "Per il tuo interesse e per la tua vita", di Don Dolindo Ruotolo, Apostolato Stampa).

sabato 8 novembre 2025

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La spiritualità di San Francesco di Sales

San Francesco di Sales

Mi piace tanto la spiritualità di San Francesco di Sales basata sull'umiltà verso Dio e la dolcezza verso il prossimo. Ci sono certi cattolici che, pur essendo (almeno a parole) fedeli al Magistero perenne della Chiesa, si comportano in maniera dura e aspra col prossimo. In questo modo rischiano di allontanare le anime dal cammino cristiano.

Invece per attirare le anime a Dio ci vuole la dolcezza, come faceva San Francesco di Sales, il quale col suo amabile modo di fare, oltre che col suo ardente zelo apostolico, riuscì a convertire al cattolicesimo migliaia di calvinisti.

Essendo vescovo di Ginevra, era costretto, quando necessario, a correggere i suoi subordinati che commettevano degli sbagli rilevanti. Ma lo faceva con talmente tanta bontà e dolcezza che i suoi subordinati restavano edificati ed invogliati ad obbedire volentieri al proprio vescovo.

Se vogliamo che il cattolicesimo si propaghi nella società scristianizzata in cui viviamo, dobbiamo prendere San Francesco di Sales come modello da imitare.


Pensiero del giorno

A quelli che sono gravemente infermi si diano penitenze lievissime, indicandone se mai delle altre più proporzionate da farsi quando si saranno rimessi in salute.

Imponendo qualche elemosina non si accetti l'incarico di distribuirla per evitare qualche sospetto di lucro (...).

[Pensiero del Cardinale Jaime de Barros Câmara (1894-1971), tratto da "Compendio di Teologia Pastorale", pubblicato negli anni cinquanta dalla Libreria Editrice dell'Università Gregoriana].

venerdì 7 novembre 2025

La Messa è valida se non si riceve la Comunione?

Qualche tempo fa un ragazzo mi ha rivolto diverse domande. Di seguito ne riporto alcune.


Salve,  
volevo gentilmente chiedere alcuni consigli spirituali:
- [...] il mio parroco dice che se non si riceve la comunione la messa non è valida. È vero? E poi la comunione spirituale rimette i peccati veniali?

- quando mi sono confessato il mio parroco non mi ha data la penitenza, a questo punto la confessione è valida o la devo fare di nuovo? E se non ricordo o dimentico qualche peccato (visto che molte volte non riesco a ricordare alcune cose) devo andare di nuovo?

[…] Grazie  e scusi le troppe domande però ho tanti dubbi. [...] 

(Lettera firmata)



Salve!

- È falso dire che la Messa non è valida se non si riceve la Comunione. Molto tempo fa i fedeli laici e persino le suore ricevevano raramente la Comunione durante la Messa. Ad esempio Santa Chiara nella sua Regola prescriveva di ricevere la Comunione almeno, se non ricordo male, 6 volte all'anno. Quindi in tutti gli altri giorni dell'anno le monache, pur assistendo alla Messa, non si comunicavano. Eppure mai nessuno ha negato la validità della Messa a cui assistevano le monache. Anche il vigente Codice di Diritto Canonico non obbliga i fedeli a ricevere la Comunione ad ogni Messa a cui partecipano. Durante la Messa solo il sacerdote celebrante ha l'obbligo di comunicarsi.

- La Comunione spirituale è un atto di amore verso Dio. Insegna San Tommaso d'Aquino che un atto di carità verso Dio rimette addirittura i peccati mortali. Ovviamente, in caso di peccati certamente mortali, rimane l'obbligo di confessarli quando si potrà.

- Se il sacerdote non dà la Penitenza non rende invalida la Confessione, però, come insegna Sant'Alfonso, il confessore commette peccato grave o veniale a seconda della gravità dei peccati confessati dal penitente.

- Se un penitente in buona fede ha dimenticato di confessare al sacerdote un peccato certamente mortale, l'assoluzione è valida lo stesso ma dovrà confessare quella colpa nella successiva Confessione. Nel frattempo può tranquillamente ricevere la Comunione. Così insegnano tutti i tradizionali manuali di Teologia Morale.

Nella speranza di aver chiarito i tuoi dubbi, ti saluto in Corde Matris.

Cordialiter

Pensiero del giorno

Il pretesto per ripudiare la dottrina della Chiesa già solennemente dichiarata e definita [i novatori, n.d.r.] lo cercano nella Pastorale. [...] La Pastorale deve cercare e studiare vie nuove per arrivare all'animo delle nuove generazioni ed un linguaggio nuovo da parlare agli uomini della scienza e della tecnica, del cinema e della televisione, ma la Pastorale non può né inventare verità nuove, né rinnegare le verità vecchie, perché la verità è una sola, immutabile ed eterna. Buon pastore non è colui che corre dietro a tutte le novità e che indulge agli errori correnti per non urtare il popolo, ma colui che, con grazia, con garbo, con carità e insieme con dignità e fermezza sa esporre, far comprendere ed amare la verità e condannare gli errori.

[Pensiero tratto dal diario di Mons. Luigi Carlo Borromeo (1893 – 1975), vescovo di Pesaro].