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giovedì 28 settembre 2023

Non sono le vocazioni che mancano: è la loro coltivazione che fa difetto!

Dagli scritti del Cardinale Jaime de Barros Câmara (1894-1971).

Rispondendo a una domanda sulle cause della scarsezza di vocazioni sacerdotali, un esperto prelato diceva: «Non sono le vocazioni che mancano: è la loro coltivazione che fa difetto»! Proprio così. Nella sua ordinaria provvidenza, Iddio fornisce i mezzi comunemente indispensabili alla salvezza delle anime. Non mancherà mai il numero sufficiente di vocazioni sacerdotali, perchè ci siano i sacerdoti necessari alla conservazione della fede nel suo popolo e alla dilatazione del regno di Cristo. 

La scarsità del clero potrà essere attribuita a Dio quando essa sarà provvidenziale: ad esempio, quando in una regione il livello morale degli ecclesiastici meriterà una notevole diminuzione di preti, perchè il Vescovo della Diocesi si trovi nella necessità di cercare altrove migliori sacerdoti.

In genere però la colpa della mancanza di vocazioni sacerdotali ricade unicamente sugli uomini (...).

[Brano tratto da "Compendio di Teologia Pastorale", del Cardinale Jaime de Barros Câmara, pubblicato negli anni cinquanta dalla Libreria Editrice dell'Università Gregoriana].

Lavorare per dare gusto a Dio

Ogni tanto Maristella mi invia dei brevi ed edificanti messaggi tramite Whatsapp. Tra di noi si è instaurato un rapporto davvero fraterno (nell'autunno del 2016 ha preso qualche giorno di ferie ed è venuta a trovarmi... siamo stati "vicini di casa" per 3 giorni, trascorsi in cristiana letizia). Ripubblico i bei pensieri che mi scrisse in uno dei suoi messaggi.


Ciao carissimo fratello in Cristo, come stai?

Io sono su un affollatissimo autobus bloccato nel traffico milanese... piove forte ma sono riuscita a sedermi e non mi lamento di certo. Quando vorrei lamentarmi cerco di pensare a Gesù e cerco di ringraziare.

Oggi ho cercato di lavorare bene per il Signore e sempre per Lui ho cercato di essere gentile con tutti... anche con chi alle volte non è affatto gentile con me. Ho imparato questo dal tuo blog e così cerco di metterlo in pratica per il Signore e per le anime sante del Purgatorio.

Alle volte faccio anch'io tanti sbagli... perdo la pazienza. Mi dispiace molto contristare il mio Divino Salvatore. (...)

Ti auguro una serena serata e ti saluto nei Cuori Immacolati.

Maristella

Pensiero del giorno

Non basta amare le anime nel segreto del nostro cuore, lavorando e sacrificandoci per esse, ma bisogna che questo amore trapeli anche all'esterno attraverso un tratto amabile e piacevole in modo che, avvicinandoci, si sentano benvolute e quindi incoraggiate alla confidenza ed alla fiducia. Certi modi rudi, bruschi, impazienti sono la causa per cui molti si allontanano disgustati e forse anche scandalizzati. L’apostolo può ben avere un cuore d’oro, ricco di carità e di zelo, ma se conserva una scorza rozza e pungente si preclude da sè la via per giungere alle anime, diminuendo notevolmente il bene che potrebbe fare.


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

mercoledì 27 settembre 2023

La Messa tridentina facilita il raccoglimento interiore

Tempo fa un lettore del blog mi ha raccontato che da quando ha scoperto la liturgia tradizionale ha ritrovato l'entusiasmo di andare a Messa.


Gentile Cordialiter,
                                  innanzitutto vorrei ringraziarti per la tua opera di diffusione dell'amore per l'ortodossia e per gli ordini religiosi. La diffidenza e l'incomprensione dell'importanza degli ordini oranti e mendicanti è proprio una caratteristica del periodo contemporaneo, e un sintomo inconfondibile della scomparsa, o per lo meno dello sbiadirsi, dentro il nostro cuore, dell'immagine delle cose di lassù.

Vorrei ringraziarti anche del tuo contributo a ravvivare l'interesse dei giovani per la messa di sempre. E a proposito volevo scriverti qualcosa riguardo alla mia esperienza di incontro con la liturgia antica. È avvenuto in un momento dei miei studi universitari, qualche anno fa, dopo che avevo abbandonato per più di un anno la frequentazione alla messa domenicale. La ragione del mio abbandono era la noia, la stanchezza per la ripetizione di parole che a me apparivano ormai vuote, e che avevo sentito, sempre quasi uguali, ogni domenica fino a quel momento. Mi presi quindi "un periodo di riflessione", in cui, ben conscio tuttavia dell'importanza della mia fede, anche se facevo fatica a percepirla, mi misi a leggere molti libri, alla ricerca di argomenti che sciogliessero quei dubbi sulla fede che nessuno si era mai preso la briga di fugare. Una delle cose che non riuscivo a digerire era l'atteggiamento "un colpo al cerchio, uno alla botte", che mi sembrava trasparire da vari discorsi di alcuni uomini di Chiesa. Un altro che non capivo era il fatto che molti sacerdoti, già in scarso numero e spesso incompresi dalla società, non perdessero occasioni per criticarsi a vicenda. Infine mal tolleravo la tendenza di vari sacerdoti alla "prolissità verbale", ovvero la loro tendenza a parlare troppo, e ascoltare poco, tanto che già vari anni prima avevo abbandonato la direzione spirituale per evitare di essere rintronato da discorsi che, per quanto ben fatti, mi stomacavano ormai come una torta troppo dolce. Decisi insomma di trovare la direzione spirituale nella lettura.

Vi furono vari autori che mi aiutarono tantissimo, il primo è il cardinale Giacomo Biffi, con il suo stile ortodosso e umoristico allo stesso tempo, che non si tratteneva dall'essere tagliente. Poi Vittorio Messori, tra i viventi, e Chesterton e Guareschi tra gli autori del passato. Infine ebbi la fortuna di poter frequentare, nella città in cui studiavo, una messa tridentina celebrata da un sacerdote molto amante della liturgia, e anche della buona arte e della buona musica, tanto che le messe erano animate spesso da studenti del conservatorio, che rendevano le celebrazioni veramente tutte degne di una messa pasquale, anche nel tempo ordinario. Tra tutto ciò che mi ha colpito, due cose in particolare mi hanno fatto riflettere sull'ingiusta fama che questa messa ha tra molti sacerdoti e fedeli. Innanzitutto, il sacerdote parlava molto meno, e questo mi lasciava molto più spazio per la preghiera e il raccoglimento personale, la riflessione sul mistero e sul Vangelo. Una cosa che mal tolleravo di molte celebrazioni a cui avevo assistito in passato era il fatto che il sacerdote non perdesse occasione per far sentire la sua voce, anche con commenti personali, durante la messa, tanto che mi sembrava di andare ad una conferenza piuttosto che ad una celebrazione eucaristica.

Un altro aspetto è proprio il fatto che il sacerdote sia rivolto versus Deum, cosa che in teoria dovrebbe essere vera anche in un novus ordo ben celebrato, da quanto capisco. E questo fatto mi sembrava particolarmente "democratico", a dispetto di quanto si dice sulla messa tridentina. Infatti il sacerdote è rivolto nella stessa direzione di tutti i fedeli, e questo dà un chiaro segnale dell'uguaglianza di tutti davanti a Dio, davanti a cui tutti si devono inginocchiare. Al contrario di una celebrazione in cui alla posizione centrale dell'altare si sostituisce quella della "cattedra", quasi a stabilire che il sacerdote è più sapiente e più importante di tutti i fedeli, che siedono invece in basso, nei banchi. Proprio come all'università, o a una conferenza [...].

Ti ringrazio per la pazienza con cui hai letto queste considerazioni, e per la tua dedizione al compito che ti sei preso di diffondere l'amore per Gesù e Maria,

(lettera firmata)


Carissimo in Cristo,
                             la Messa in rito antico è stata davvero provvidenziale per te, perché ti ha aiutato a partecipare in maniera “spiritualmente attiva” alla rinnovazione incruenta del Santo Sacrificio del Redentore Divino, e a tornare a frequentare la Messa domenicale. Per questo motivo dobbiamo custodire la liturgia antica come una gemma preziosa che ha edificato le anime di innumerevoli schiere di cattolici nel corso dei secoli. 

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Cordibus Jesu et Mariae.

Cordialiter

Pensiero del giorno

Miseri mondani! verrà tempo che piangeranno la loro pazzia; ma quando? quando non vi sarà più rimedio alla loro disgrazia. (...) Ecco, diranno, che tutti i nostri diletti son passati come un'ombra, ed altro non ci è restato che una pena ed un pianto eterno.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa)

martedì 26 settembre 2023

La donna aspira ad essere circondata di tenerezza

[Brano tratto da "Il matrimonio - Libro della giovane dai 17 ai 20 anni", di Pierre Dufoyer, Edizioni Paoline; imprimatur: in Curia Arch. Mediolani, die 23-2-1953, Bernareggi, Vic. Gen.].


Il matrimonio non è un'invenzione umana, è istituzione divina. Dio lo stabilì quando creò l’uomo e la donna, dotandoli d'una costituzione fisica e d'uno psichismo differenti. Istituendolo così, Dio gli ha assegnato due scopi ben definiti, fissati nella fisiologia e nella psicologia dei sessi prima di ogni scelta umana: reciproco perfezionamento degli sposi, il reclutamento della Città terrena e della Città celeste. Lo studio di questo duplice fine provvidenziale del matrimonio comprende tre capitoli: il perfezionamento reciproco, la maternità, l'educazione.

Di solito non si parla di "perfezionamento", ma, di "sostegno, aiuto" reciproco dei coniugi. Tuttavia l'espressione "perfezionamento" è preferibile, poiché richiama un aspetto più costruttivo. Certo, non si deve intendere questa parola nel senso un po' semplicista di comodi, agi, benessere fisico, e neppure di dolcezza sentimentale, ma come l'arricchimento attivo di una personalità in tutti i piani del suo essere.

Le differenze fisiche e psichiche che distinguono l'uomo dalla donna, offrono alla loro unione larghe possibilità di reciproco completamento. Osservando la psicologia della donna si rilevano facilmente le seguenti linee: intellettualmente intuitiva, essa indovina e conosce facilmente gli altri, ma questa stessa facoltà fa sì che essa diffidi dell'esattezza dei propri giudizi sentendoli spesso suggeriti da impressioni passeggere, non accorda loro né piena fiducia né piena certezza. Le è pure assai difficile, lo sa bene, raggiungere delle sintesi, dominare l'insieme. E così, perfino nei dettagli della vita pratica, almeno fuori della sfera di competenza casalinga, ama essere guidata e consigliata. Questa sicurezza, questa stabilità di giudizio, queste vedute d'insieme, non potrebbe certo procurargliele un'altra donna.

L'uomo, invece, meno sensibile e meno impressionabile, possiede un giudizio più fermo e più stabile. Troppo spesso, è vero, non coglie le sfumature, e molti dettagli anche importanti gli sfuggono, ma è meglio preparato ad abbracciare l'insieme e le sintesi. Così dal punto di vista intellettuale l'uomo e la donna possono trovare, l'uno nell'altra, un complemento veramente vantaggioso e tale che né l'uno né l'altra non troverebbero, in ugual misura, in una persona dello stesso sesso.

La donna si sente fisicamente debole ed un po’ timida di fronte alla vita ed alle sue difficoltà. L'esuberanza della sua immaginazione e sensibilità le fa popolare facilmente il presente e l'avvenire di mille pericoli. Questa vivacità di reazioni si trova specialmente nella mamma; pensando alla debolezza dei suoi figli, ella sente la propria impotenza a ben proteggerli, da sola, contro i molteplici pericoli dell'esistenza. E così cerca l'appoggio di una tenerezza forte e protettrice. Precisamente l'uomo, più forte e meno sensibile, che è più calmo e meno in fretta si smarrisce, meglio adatto insomma ad affrontare i pericoli esterni, prova gioia a sorreggere e a guidare, e sente fierezza nel proteggere la donna che ama. Anche in questo campo, l'uomo e la donna sono fatti l'uno per l'altra.

La donna aspira ad essere circondata di tenerezza; ma la desidera forte, decisa, energica, virile. Per lei è dolce e consolante poter appoggiarsi affettuosamente su un braccio solido, trovarsi al riparo di una protezione sicura. Questo sostegno, questo appoggio, questa tenerezza forte, nessun'altra donna glieli potrebbe dare; solo l'uomo ne è capace, ed anch'egli fino ad un certo punto, dato che perfino i migliori vi riescono solo in modo imperfetto. Questo bisogno nella donna di tenerezza è così vasto, così intenso, così profondo che un uomo, fosse pure il più delicato, non è capace di soddisfarlo completamente. Non si riempie la vastità del mare con le acque di uno stagno. Tuttavia, nonostante ciò, l'uomo meglio che una donna è capace di assicurarle questo elemento di forza, di fermezza, di energia, di virilità ch'essa ricerca anche attraverso la tenerezza.

Pensiero del giorno

Han ragione i mondani di fuggir la solitudine, perché nella solitudine non essendo occupati nei divertimenti o negli affari terreni, nei loro cuori maggiormente si fan sentire i rimorsi di coscienza: quindi essi cercano di sollevarsi o almeno distrarsi conversando cogli uomini; ma quanto più si studiano di sollevarsi tra gli uomini e tra gli affari del mondo, più trovano spine ed amarezze. Non così avviene agli amanti di Dio, perché nella ritiratezza trovano un dolce compagno che li consola e rallegra più che la compagnia di tutti gli amici o parenti.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa)

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