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sabato 27 luglio 2024

Dell'eccellenza di quest'impresa di guadagnare le anime e del suo grande merito

Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez, S. J. (1526-1616).


Quest'impresa di attendere alla salvezza delle anime è così nobile ed elevata, che per essa il Figlio di Dio scese dal cielo e si fece uomo, e per essa scelse gli apostoli trasformandoli da pescatori di pesci in pescatori di uomini: «non esiste ufficio più nobile», afferma S. Dionigi l'Areopagita (De caelesti hierar., c. 3, § 2; PG 3, 166). Il ministero più elevato e divino che esista è quello di cooperare con Dio alla salvezza delle anime. S. Giovanni Crisostomo dice: «Non c'è cosa più gradita a Dio, né che egli curi di più della salvezza delle anime» (Hom. 3 e 40 super Genesim), come l'Apostolo grida a gran voce: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità (1 Tim 2, 4). E il profeta Ezechiele: Mi compiacerò forse io per la morte dell'iniquo, dice il Signore Dio, o non piuttosto che egli si converta e viva? (Ezech 18, 23 ). No, Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva per sempre. Vorrebbe che tutti si salvassero; così chi lavora in quest'opera fa la cosa più nobile e gradita a lui tra quante gli uomini possano fare in questa vita. Dice S. Giovanni Crisostomo: «Ancorché deste ai poveri tutto il vostro patrimonio, ed esso contenesse più delle ricchezze di Salomone e dei tesori di Creso, convertire un'anima sola vale più di tutto ciò» (Hom. 3 in I Cor., n. 5). E S. Gregorio afferma che convertire un'anima con la predicazione e la preghiera è miracolo più grande che risuscitare un morto; e Dio lo stima molto e molto di più del creare il cielo e la terra (Dialog., l. 3, c. 17 e hom. in Evang. 29). Se non ci credi, osserva quel che è costato: per creare il cielo e la terra Dio non dovette spendere che una parola; ma per la salvezza degli uomini, non bastarono le parole; ci volle il Sangue e la vita!
    
[...]  Ora questo deve spingere anche noi ad adoperarci volentieri per la salvezza delle anime, sapere che ciò fa piacere a Dio, e che la sua divina maestà ama molto chi si dà a questo compito.
   
[...]  Quanto quest'opera sia nobile ed eccellente e quanto piaccia a Dio lo si comprende anche dal premio con cui è ricompensata [...]. S. Gregorio sulle parole dell'apostolo S. Giacomo: «Colui che ricondurrà un peccatore dalla via del suo traviamento salverà l'anima sua dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati» (Iac 5, 20), dice: Se il liberare dalla morte corporale un uomo che, non morendo oggi, deve morire domani, merita un così gran premio, quale premio non meriterà chi libera un'anima dalla morte eterna; ed è causa perché viva per sempre senza poterla più perdere? Pertanto la Scrittura non si è accontentata di dire che avranno la vita eterna quelli che predicano Cristo e insegnano agli uomini la via della salvezza (S. GREG. Mor. l. 18, c. 12), ma ha aggiunto: Splenderanno come stelle per tutta l'eternità (Dan 12,3): saranno in cielo come una luna e come un sole. [...] Un'anima è cosa preziosissima dinanzi a Dio e perciò stima molto l'aiuto che si porta loro.
   
[...] Ebbene, a tanta dignità ed altezza ci ha innalzati il Signore; [...] dobbiamo trarre da tutto ciò un sincero proposito di progresso, perché per trattare col prossimo ed essergli utile è necessario esser ben fondati nella virtù [...].


[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di cristiane virtù" di Padre Alfonso Rodriguez].

Pensiero del giorno

[...] tutti i buoni piangono in vedere un rilassamento universale negli Ordini religiosi, come troppo oggidì è palese a tutti. Dov'è oggidì (comunemente parlando) nei religiosi lo spirito di ubbidienza, lo spirito di povertà, di mortificazione, di rinnegamento interno? Dov'è l'amore alla solitudine, alla vita nascosta, il desiderio di essere disprezzato, come han desiderato i santi? Queste sorte di virtù son divenute cose strane e pare che se ne sia perduto anche il nome.

(Sant'Alfonso Maria de Liguori)

venerdì 26 luglio 2024

Circa le restrizioni mentali

Pubblico l'e-mail che anni fa scrissi a una signora, nella speranza che possa essere di qualche utilità anche ad altre persone.

Cara sorella in Cristo, 

rispondo volentieri alla tua e-mail. Le bugie sono dei peccati, pertanto bisogna cercare di evitare di dirle, ma è bene chiarire che ordinariamente sono “peccati mortali” solo quando si tratta di “materia grave”, come quando fanno un grave danno al prossimo. Ad esempio se una persona viene ingiustamente accusata di aver commesso un reato e finisce in galera, in questo caso la bugia è “materia grave”, perché la persona calunniata ha subìto un grave danno per una cosa che non ha commesso. Se invece la bugia riguarda piccole cose (ad esempio le bugie dette per scusarsi senza arrecare danno a nessuno o arrecando un piccolo danno), sono solo peccati veniali. 

I peccati impediscono la Comunione solo se “mortali”, cioè peccati che riguardano materia grave e compiuti con piena avvertenza dell'intelletto e pieno consenso della volontà. Però per fare la Comunione è bene pentirsi di tutti i peccati, anche di quelli veniali. Se uno fa la Comunione senza essere pentito dei peccati veniali, non commette sacrilegio, ma non riceverà grandi frutti spirituali. I peccati veniali possono essere perdonati anche solamente recitando con sincero pentimento un Atto di Dolore. 

Al posto delle bugie si possono utilizzare le “restrizioni mentali”, le quali non sono peccaminose. Che cosa sono? Sono delle frasi che hanno vari significati, ma in sé stesse non sono bugie. Ad esempio se una persona chiede a un prete che cosa gli ha confessato un certo penitente, il confessore può tranquillamente rispondere “non lo so”, intendendo dire “non lo so per dirlo a te”. Ti faccio un altro esempio. Un rapinatore entra in una casa, si fa consegnare il portafoglio e la borsetta della signora, poi chiede al padrone “Hai altri soldi in casa?”, se lui gli risponde “No”, non dice una bugia, ma una restrizione mentale, perché in realtà intende dire “No, non ho soldi da dare a te”. Questi esempi li ho appresi da alcuni tradizionali manuali di Teologia Morale.

Per far capire meglio come utilizzare le restrizioni mentali, mi piace raccontare questo fatto accaduto a Sant'Atanasio, molti secoli fa. Per sfuggire alle persecuzioni era scappato verso il deserto, alcune guardie imperiali lo inseguivano a molta distanza. A un certo punto, il santo si voltò indietro e andò verso le guardie, le quali quando lo incontrarono gli chiesero se aveva visto Atanasio passare da quella strada. Il santo rispose che era molto vicino e che se si fossero affrettate lo avrebbero preso. Le guardie ringraziarono e proseguirono la ricerca. Insomma Sant'Atanasio senza dire una bugia (neanche veniale), ma utilizzando una frase vaga e ambigua, riuscì a salvarsi dall'arresto. 

Fraterni saluti in Gesù e Maria.

Cordialiter

Pensiero del giorno

La bellezza della nostra anima è più importante della bellezza del nostro corpo e dobbiamo preferire il benessere spirituale del nostro vicino al conforto della nostra persona [...] Se alcuni vestiti costituiscono una grave e possibile occasione al peccato e mettono in pericolo la salvezza della propria anima e quella degli altri, è proprio dovere rinunciarvi [...] O madri Cristiane, se solo sapeste che futuro di ansietà e pericoli, di morbosa vergogna state preparando ai vostri figli e figlie, abituandoli imprudentemente a vivere vestendo inadeguatamente e facendo perdere loro il senso della modestia, dovreste vergognarvi di voi stesse e dovreste temere il danno che state causando a questi ragazzi che vi sono stati affidati dal Paradiso per farne dei Cristiani.


(Papa Pio XII)

giovedì 25 luglio 2024

I nostri Cappellani militari

Come a diversi lettori del blog, anche a me piace conoscere la storia. In modo particolare mi piace leggere i libri scritti dai cappellani militari che hanno assistito le anime dei soldati italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Nutro tanta stima per lo spirito di sacrificio con cui hanno affrontato tanti pericoli e avversità pur di fare del bene alle anime che erano state affidate al loro ministero sacerdotale. 

Oggi desidero farvi leggere un breve articolo intitolato "I nostri Cappellani militari", apparso sul "Bollettino Salesiano" del dicembre 1942.


Sparsi ormai su tutti i fronti i nostri Cappellani militari continuano a compiere il loro sacro dovere con abnegazione e generosità che strappano l'ammirazione ed il plauso delle autorità e l'affettuosa gratitudine degli ufficiali e dei soldati. Lo spirito di S. Giovanni Bosco suggerisce loro simpatiche iniziative per mantenere ed accrescere il fervore di pietà cristiana nelle truppe e per adeguare i conforti della carità ai bisogni delle circostanze. E mentre essi scrivono pagine commoventi della Fede e della bontà dei nostri cari soldati, questi, a loro volta, raccolgono con emozione gli esempi più fulgidi del loro zelo sacerdotale che raggiunge tante volte l'eroismo. Le autorità superiori hanno sovente occasione di encomiare il loro valore e di decretare anche ricompense ben meritate. Nei mesi scorsi abbiamo ricevuto comunicazione di altre decorazioni «sul campo» tanto sul fronte dell'Africa settentrionale, quanto su quello Orientale.

In data 15 marzo u. s. il Gen. Bastico concedeva la «Medaglia di bronzo sul campo» al nostro Ten. Cappellano Don Franco Negri, con questa motivazione: «Cappellano militare di un Reggimento di Artiglieria in periodo di particolare attività operativa, costantemente esponeva con perfetta serenità la vita per assolvere il suo mandato di fede, di amore, di assistenza, noncurante del violento tiro nemico. Esempio magnifico di abnegazione, fede, spirito di sacrificio e sprezzo del pericolo».

In luglio, passato ad un reggimento di Bersaglieri, lo stesso Don Negri si meritava dal Gen. Rommel la «Croce di ferro di 2a classe sul campo». La motivazione diceva fra l'altro che: «Sempre presente ove più dura si svolgeva la lotta, portava ai morenti e feriti il conforto della Fede, ai vivi la parola incitatrice, assolvendo così in modo mirabile la sua duplice missione di sacerdote e di soldato. Fatto prigioniero riusciva a liberarsi ed a rientrare al suo reggimento».

In settembre anche il nostro parroco di Tobruk, Don Lorenzo Gaggino veniva decorato dal Gen. Ettore Bastico della «Medaglia di bronzo al valor militare sul campo» con una motivazione dettagliata: «Combattente della grande guerra, Parroco di Tobruk, dal 10 giugno 1940 al 6 gennaio 1941 e successivamente sul Gebel cirenaico, durante le due invasioni nemiche dimostrò sempre il più sereno sprezzo del pericolo ed il più coraggioso ardimento nell'esplicare la sua alta e santa missione. Sotto l'infuriare dei bombardamenti fu sempre primo a portare i suoi aiuti alle vittime delle incursioni aeree sulla piazzaforte, strenuo difensore della vita e dell'onore dei nostri coloni».

Nel mese di ottobre sul fronte Orientale, veniva inoltre decorato della «Croce di guerra al valor militare sul campo» il nostro Cappellano Cent. Don Leandro Sangiorgio che «in una giornata di aspra battaglia si prodigava senza sosta onde compiere la sua missione». [Nel 1945, a guerra finita, Don Sangiorgio venne ucciso dai partigiani comunisti, n.d.r.].

Abbiamo avuto notizia di altre decorazioni; ma attendiamo il testo delle motivazioni. Continuiamo intanto a raccomandare con particolare fervore al Signore specialmente i Cappellani e soldati più esposti ai pericoli della guerra.

Pensiero del giorno

Quali che siano gli eventi, ricordatevi di due cose: Dio non abbandona nessuno. Quanto più vi sentite solo, trascurato, vilipeso, incompreso, e quanto più vi sentirete presso a soccombere sotto il peso di una grave ingiustizia, avrete la sensazione di un'infinita forza arcana, che vi sorregge, che vi rende capaci di propositi buoni e virili, della cui possanza vi meraviglierete, quando tornerete sereno. E questa forza è Dio!


(San Giuseppe Moscati)

mercoledì 24 luglio 2024

Eccellenza della Santa Messa

Dagli scritti di Don Giulio Barberis (1847 - 1927), seguace e collaboratore di San Giovanni Bosco.


La santa Messa è il gran sacrificio della nuova legge, che comprende in se stessa e supera infinitamente in dignità ed efficacia tutti i sacrifizi della legge antica. Da essa ci provengono i doni e le grazie più segnalate. Essa è quel vero tesoro nascosto, quella vera perla preziosa, che comprende in sè ogni bene. San Leonardo da Porto Maurizio (Il tesoro nascosto) dice che: «La Messa è il sole della cristianità, l’anima della fede, il centro della religione cattolica, dove mirano tutti i riti, tutte le cerimonie, tutti i sacramenti della medesima; insomma è il compendio di tutto il buono e di tutto il bello che si trova nella chiesa di Dio ». E San Francesco di Sales nella sua Filotea parlando della santa Messa si esprime così: « Il santo sacrificio dell’altare è, tra le varie altre pratiche di pietà, ciò che è il sole tra gli astri; poiché essa è veramente l’anima della pietà, il centro della religione cristiana, al quale sono subordinati tutti gli altri misteri e tutte le altre leggi della medesima. Esso è il mistero ineffabile della divina carità, per mezzo del quale Gesù Cristo si dà realmente a noi, e ci colma delle sue grazie d’un modo altrettanto amabile che magnifico ».

Bisogna conoscere questo tesoro.

Ma i tesori, per grandi e preziosi che siano, non sono mai apprezzati, se prima non sono conosciuti. Or ecco perchè da molti non si ha la dovuta stima del sacrosanto sacrificio della Messa: perchè, sebbene sia questo il più gran tesoro che illustri ed arricchisca la Chiesa di Dio, è però un tesoro poco conosciuto, e può dirsi un tesoro nascosto. Oh se da tutti fosse conosciuta questa gioia di paradiso! Conviene pertanto che ogni novello Salesiano, e tu in particolare che con tanta attenzione mi segui, sia ben istruito su quanto riguarda questo eccelso sacrificio, e che ne venga a conoscere non solo l’essenza ma anche le particolarità, poiché ogni cerimonia nella Messa ha significazioni mistiche di grande importanza. Seguimi perciò con tutta l’attenzione.

Perchè si dice « Messa ».

L’angelico San Tommaso c’insegna che la parola latina missa corrisponde alla parola oblazione ossia offerta. E si dice Messa, soggiunge questo grande dottore, perchè il sacerdote per mezzo degli angeli manda, ossia, offre le preghiere a Dio, e il popolo le manda per mezzo del sacerdote; o anche meglio perchè Gesù Cristo è ostia da noi mandata ed offerta all’Eterno Padre. Perciò in fine della Messa il diacono licenzia il popolo dicendo Ite, missa est: andatevene, perchè già l'ostia propiziatoria e l’ambasceria nostra per mano del sacerdote si è mandata al Signore; si è al Signore offerta (3 p. q. 83 art., 4, ad 9).

È lo stesso sacrificio del Calvario.

La principale eccellenza del sacrosanto sacrificio della Messa sta in questo, che l’oblazione che quivi si fa è il corpo ed il sangue santissimo di un Dio umanato, cioè è lo stesso, lo stessissimo che si offerse sul Calvario. E benché ministro di tale oblazione sia un uomo misero ed abbietto, il principale offerente però è quel medesimo Gesù Cristo, che già offerse se stesso vittima propiziatoria sull’altare della croce. Tra l’offerta fatta all’eterno Padre sul Calvario e l’offerta che si fa sui nostri altari, non vi è che questa differenza: che sulla croce Gesù si offerse spargendo il suo sangue, per cui il sacrificio si dice cruento; e sull'altare si offre senza spargimento del sangue, per cui il sacrifizio si dice incruento. O con altre parole, sulla croce Gesù si offerse all’eterno Padre morendo, qui non muore perchè non può più morire. Nella Messa dunque quanto alla sostanza è il medesimo Cristo, uomo e Dio, che spontaneamente si offrì sulla croce; la differenza sta solo nel modo di fare l’offerta. Il sacrificio della croce poi si fece una volta sola; e in quella volta sola soddisfece pienamente per tutti i peccati del mondo. Quello dell’altare si può replicare infinite volte, e fu stabilito per applicarci in particolare quel pagamento universale che Gesù Cristo sborsò per noi sul Calvario. Sicché il sacrificio cruento fu il mezzo della redenzione, e l’incruento ce ne pone in possesso. L’uno ci apre l’erario dei meriti di Cristo Signor nostro, e l’altro ce ne dà l’uso. Bisogna però che tu avverta bene, che nella Messa non si fa una sola rappresentazione o una semplice memoria della passione e morte del Redentore; ma si fa in qualche vero senso quella stessa azione sacrosanta che si fece sul Calvario. E si può dire con tutta verità che in ogni Messa il nostro Redentore torna a morire per noi misticamente. Non è come avviene ogni anno nel dì del Natale, quando si rappresenta dalla chiesa la nascita del Salvatore, ma non è già vero che in quel giorno Egli nasca; o come nel giorno dell’Ascensione e della Pentecoste che si rappresenta la salita di Gesù al cielo e la discesa dello Spirito Santo in terra, ma non è già vero che il Signore in quel giorno salga al cielo e lo Spirito Santo visibilmente discenda in terra! Nella Messa non vi è una semplice rappresentazione, ma si fa incruentemente lo stesso sacrificio che si fece sulla croce con lo spargimento del sangue, cioè il sacrificio si effettua realmente. Quello stesso Gesù Cristo che si offrì sul Calvario, si offre ora nella santa Messa; solo il modo è diverso.


[Brano tratto da "Il Vade mecum dei giovani salesiani" di Don Giulio Barberis, SEI, Imprimatur: Taurini, die 18 julii 1931, Can. p . Franciscus Paleari].

Pensiero del giorno

Quando si giunge a voler incontrare qualunque sacrificio piuttosto che commettere avvertitamente un peccato anche solo veniale, si ha l'amore perfetto di Dio.

[Brano tratto da "Invito alla santità" di Don Giuseppe Frassinetti (1804 - 1868), Città Nuova, Imprimatur + Aloisius Liverzani, Episcopus Tusculanus - Frascati, 13 maggio 1981].

martedì 23 luglio 2024

Il comunismo non è mai conciliabile con la fede cattolica

Dagli scritti del Cardinale Jaime de Barros Câmara (1894-1971).


Il comunismo, sotto qualunque atteggiamento si presenti, è fondamentalmente materialista e quindi ateo; e pertanto non è mai conciliabile con la fede cattolica.

E’ però metodo tradizionale ed officialmente documentato del comunismo mascherarsi inizialmente e facilitare l'equivoco di una possibile conciliazione con la fede e la vita cristiana. 

Tale equivoco, come è logico, e come l’esperienza conferma, è sempre a tutto danno della fede e il Sacerdote deve adoperarsi in tutti i modi per denunciarlo ai fedeli e premunirli contro di esso. 

Essendo il comunismo un errore fondamentalmente opposto alla dottrina di Cristo e un gravissimo pericolo per le anime e per la pietà cristiana, ogni atteggiamento della Chiesa e del Sacerdote è dettato esclusivamente dall'amore della verità divina e dalla sollecitudine per le anime.


[Brano tratto da "Compendio di Teologia Pastorale", del Cardinale Jaime de Barros Câmara, pubblicato negli anni cinquanta dalla Libreria Editrice dell'Università Gregoriana].

Lettera di Maristella

Ripubblico una vecchia lettera di Maristella, piena, come al solito, di unzione spirituale.


Caro fratello in Cristo,
Vorrei ringraziare te per il tuo blog che semina senza sosta la buona semente, fragranza di pace, luce sul sentiero, conforto per l'anima.

Ringrazio anche Giustina, che mi ha davvero commossa con le sue parole; sono felice che suo marito si sia convertito! La ringrazio di cuore per avere condiviso con me le sue riflessioni. D'ora in avanti porterò anche questa nuova sorella nella preghiera. Che meraviglia quando il Signore suscita queste corrispondenze, queste reti di persone e di Fede. Non ci conosciamo personalmente; abitiamo magari in luoghi molto lontani tra di loro, eppure nella Fede ci troviamo fratelli, compagni in cammino.

Io spesso provo nel mio animo uno stupore, una commozione, una nostalgia profonda quando penso al dono che il Signore Gesù mi ha fatto con la conversione. La mia vita prima era vuota e disperata. Prima di questo incontro che ha sconvolto, riempito, colorato la mia vita. E che continua giorno dopo giorno, con il Signore che non si stanca di tenermi per mano e di rialzarmi quando cado.

Grazie ancora a te e a tutti i fratelli!
Nei Cuori immacolati 

Maristella 

Pensiero del giorno - Eretici nelle scuole

Spesso le Università e le scuole pullulano di eretici che seminano il male, avvelenano le generazioni, e nessuno li disturba; eppure sono i peggiori eretici, perché sotto l'orpello della scienza diffondono l'errore. Vi sono eretici fra gli storici, fra i letterati, fra i medici, fra i naturalisti, che insegnano, stampano, discutono e raccolgono gli applausi e gli allori anche da tanti cristiani da strapazzo, ignoranti delle verità della loro Fede che è profondissima scienza. Non parliamo della diffusione dell'immoralità sotto l'orpello letterario; eretico è chi insegna errori [anche] contro i costumi, poiché i costumi non sono che la fede in pratica; or quanti demoralizzatori ci sono nelle scuole, nelle famiglie, nei circoli mondani! […] Noi ci nutriamo di paganesimo pur avendo tanti autori cristiani […] e non si trova un cuore saldo che sappia bollare questi orribili attentati che si fanno nelle scuole alla morale e alla fede.

[Brano tratto da “La Sacra Scrittura”, volume V, di don Dolindo Ruotolo, Apostolato Stampa].

lunedì 22 luglio 2024

Mobilitazione generale del movimento tradizionale

Per sconfiggere la tirannide modernista c'è bisogno di una "mobilitazione generale".


Gentile autore di Cordialiter, 
                                               lei non mi conosce, sono una sua lettrice. Le scrivo perché vorrei darle un suggerimento per la sua proposta. Invece di fare soltanto opera di aiuto corporale, anche se meritevole, come fanno i modernisti, aprendo soltanto una mensa per dare da mangiare ai poveri, non sarebbe più fruttuoso per le loro povere anime, abbinarvi un aiuto spirituale concreto? […].

A mio avviso, è più importante occuparci di tutte le POVERE ANIME, piuttosto che soltanto del corpo dei poveri.

Instaurare omnia in Christo! 

La saluto in Gesù, Maria e Giuseppe.

(Lettera firmata)


Cara sorella in Cristo, 
                                  dammi pure del tu, lo preferisco.

Il Cardinale Giulio Bevilacqua disse che il più grande pericolo di oggi è “certo attivismo, che non è secondo il Vangelo, perchè dominato da un pauroso vuoto spirituale di chi avvicina l'uomo senza la preoccupazione di portarlo a Cristo.”

Pertanto sono d'accordo con te quando dici che non basta aiutare materialmente i poveri, bisogna aiutarli soprattutto spiritualmente, cercando di avvicinarli alla vera Religione. Per questo motivo dico che bisogna imitare Don Bosco, Don Orione, Madre Cabrini e tutti i santi. La carità più importante è la carità spirituale ma spesso la carità materiale aiuta a ben disporre le anime. Faccio un esempio. Alcuni anni fa dei pii religiosi sono arrivati in un villaggio africano dove non c'era acqua potabile e la gente era costretta a fare molta strada a piedi per andare a riempire le taniche, oppure ad utilizzare l'acqua putrida delle pozzanghere. I religiosi, senza che nessuno gli abbia chiesto niente, a proprie spese hanno realizzato un pozzo artesiano, dando la possibilità a tutta la popolazione di avere a portata di mano tanta acqua buona. Quegli africani sono rimasti colpiti da quel disinteressato gesto di carità fraterna, e molti di loro hanno deciso di abbandonare il paganesimo e di abbracciare la fede cattolica.

Per abbattere il modernismo il movimento tradizionale deve adottare una semplice strategia: avanzare su tutti i fronti! Dunque, oltre a dar vita a “opere sociali”, bisogna intensificare l'apostolato della buona stampa, bisogna sfruttare maggiormente internet per controbattere alla propaganda progressista, bisogna dar vita a delle scuole cattoliche (accessibili a tutte le tasche) per strappare la gioventù dalle grinfie dei laicisti e dei modernisti, bisogna lanciare una crociata per le vocazioni al fine di incrementare il numero dei sacerdoti e dei religiosi fedeli alla Tradizione, ecc. Ma per realizzare tutto ciò è necessaria una “mobilitazione generale” del movimento tradizionale, cioè ogni singolo fedele legato alla Tradizione deve essere un militante, un attivista, deve fare apostolato secondo le proprie possibilità, deve cercare di sforzarsi di vivere il cristianesimo nella maniera più coerente e profonda possibile. In questo modo nascerà un esercito di attivisti-militanti, i quali, da veri soldati di Gesù Cristo, combatteranno la buona battaglia della fede con l'ardore necessario per giungere alla vittoria. 

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Cordibus Jesu et Mariae,

Cordialiter

Pensiero del giorno

Il diavolo ha paura della gente allegra.


(Don Bosco)

domenica 21 luglio 2024

Aridità e contemplazione

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


O Signore, attirami a te per la via che Tu vuoi e come Tu vuoi; ti chiedo solo la grazia di saperti seguire sempre. 

1 - L’aridità che proviene da Dio non ha solo il vantaggio di farci progredire nella virtù, ma anche quello di introdurci in un’orazione più elevata. San Giovanni della Croce insegna che proprio mediante questa specie di aridità il Signore invita le anime ad una forma di orazione più semplice e più profonda che egli chiama «contemplazione iniziale»; e, affinché si possa distinguere tale aridità da quella proveniente da altre cause, ci dà tre contrassegni. Il primo è questo: come l’anima «non sente piacere e consolazione nelle cose di Dio, così neppure in alcuna delle cose create» (N. I. 9, 2). Anche quando l’aridità proviene da mancanze commesse, l’anima perde il gusto delle cose di Dio; allora però va in cerca di soddisfazioni umane, mentre in questo caso, pur non sentendo più la gioia di stare col Signore, non ritorna alle creature, anzi rimane ferma nella decisione di mantenere il suo cuore distaccato da esse. Il secondo segno è che, malgrado la sua aridità, l’anima «ordinariamente volge il pensiero a Dio con sollecitudine e cura penosa, temendo di non servirlo» (ivi, 3); in altre parole, l’anima soffre della sua insensibilità spirituale, teme di non amare il Signore, di non servirlo e intanto continua a cercarlo con l’ansia di chi non riesce più a trovare il suo tesoro. Rimane quindi sempre occupata di Dio, benché in modo negativo e penoso, simile a quello di chi soffre per l’assenza di una persona amata. Quando invece l’aridità è colpevole, particolarmente poi se deriva da uno stato di tiepidezza abituale, l’anima non si preoccupa affatto di non amare Dio; essa è diventata indifferente. L’ultimo segno consiste nel «non poter più meditare né discorrere valendosi, come soleva, del senso dell’immaginazione, per quanto faccia da parte sua» (ivi, 8). L’anima vorrebbe meditare, vi si applica, si sforza quanto può e tuttavia non vi riesce. Quando questo stato è continuo - giacché se durasse solo per qualche periodo potrebbe provenire da particolari circostanze fisiche o morali - e pur fluttuando tra giorni di maggiore o di minore intensità, tende ad invadere tutta l’anima, così da renderle abitualmente impossibile la meditazione, allora è proprio il caso di vedere in tale aridità la chiamata del Signore ad una orazione più profonda. 

2 - Immergendo l’anima nell’aridità, il Signore vuole elevarla, da un modo ancora troppo umano e basso di trattare con lui ad un modo più soprannaturale. Nella meditazione l’anima andava a Dio mediante il lavoro della sua intelligenza, mezzo ottimo, ma pur sempre tanto limitato e inadeguato per farci conoscere Dio che, essendo infinito, supera immensamente la capacità del nostro intelletto. Ora Dio, ponendo l’anima nell’aridità, le rende impossibile la meditazione obbligandola, per così dire, ad andare a lui per altra via. 

Secondo S. Giovanni della Croce questa via è quella della contemplazione iniziale che consiste nel cominciare a conoscere Dio non più solo con l’intelligenza, ma mediante l’esperienza dell’amore, esperienza che non comunicherà all’anima nuove idee di Dio, ma le darà il «senso» delle sue grandezze. Infatti abbiamo già visto che proprio in mezzo all’aridità nasce nell’anima quella pena tormentosa di non amare più il Signore, di non sentirlo più, pena che non esisterebbe se l’anima non avesse acquistato un senso profondo delle grandezze di Dio e di quanto Egli sia degno di essere amato. Tale senso non è frutto di ragionamenti - che ora l’anima non è più in grado di fare - ma della sua esperienza di amore; e di fatto l’anima, benché non se ne renda conto, ama Dio assai più di prima, e la più bella prova è appunto quella forte pena che la tormenta per il timore di non amarlo. Ecco quindi che, proprio attraverso questa penosa esperienza d’amore, consistente nella preoccupazione di non amare e servire il suo Dio, nasce nell’anima la conoscenza contemplativa, ossia il «senso» di Dio. Si arma, è vero, di una conoscenza che per ora non ha nulla di confortante per l’anima, ma che tuttavia è preziosissima, perché, assai meglio di qualsiasi meditazione, le infonde il «senso» della Divinità e quindi l’innamora sempre più di quel Dio di cui ora intuisce maggiormente l’infinita amabilità. E tali vantaggi sono così preziosi, che in vista di essi l’anima, non solo deve abbracciare con coraggio l’aridità che il Signore le ha inviata, ma riconoscere in questa una delle più grandi misericordie che Egli possa farle. 

Colloquio - [...] Dio mio, una cosa sola ti chiedo: che in questa aridità il mio amore cresca ed io ti rimanga fedele ad ogni costo; che, quanto meno sento di amarti, tanto più ti ami con la realtà dei fatti; che, quanto meno il mio amore dà gioia a me, tanto più dia gloria a te. E, se per crescere nell’amore mi è necessario soffrire, sia benedetta questa prova, poiché Tu mi percuoti per ammaestrarmi, mi mortifichi per sanarmi e per darmi maggior vita. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].


(.)

Pensiero del giorno

Parole che Gesù disse a suor Consolata Betrone (1903 - 1946): "La sofferenza, quando è accettata con amore, non è più sofferenza ma si cambia in gioia".

[Brano tratto da "Il Cuore di Gesù al mondo", a cura di Padre Lorenzo Sales, Edizioni Paoline, imprimatur: Mons. Giulio Tobia, Vic. Gen., Pescara, 10-12-1966].