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domenica 22 giugno 2025

I sommergibilisti devoti del Sacro Cuore

In tempo di guerra tanti combattenti hanno supplicato Gesù buono di essere salvati dalla morte. A tal proposito riporto un interessante articolo pubblicato sul “Bollettino Salesiano” del luglio 1941.

Lettera di Don Giulivo ai giovani

Carissimi,

nel «Bollettino mensile della Pia Opera del Sacro Cuore in Roma» ho letto un bellissimo episodio, che vi trascrivo quasi alla lettera. È intitolato: Dentro un sommergibile. «Tre fratelli, uno dopo l'altro vennero mandati alle più rischiate imprese della guerra. Il più giovane era un valoroso capitano di marina. La povera madre, ancora sotto il peso dei due distacchi precedenti, nel congedarsi dal terzo figlio tremava, balbettava, non finiva di baciarlo. 

Egli conteneva a fatica l'interna emozione. Nel deporre l'ultimo bacio sulla fronte della veneranda madre, questa gli disse: - Prendi, figlio mio, questa bella immagine del S. Cuore di Gesù. Portala sempre con te, ti aiuterà. - 

Era un piccolo quadretto di celluloide. Alla madre nessuno può dire di no. Quel giovane, pur senza essere troppo fervoroso, non era nemmeno cattivo e conservava ancora un gran fondo di fede. Prende l'immagine, la ripone tra le sue robe, parte, arriva al luogo di concentramento. Dopo varie vicende, gli viene affidato il comando di un sommergibile che doveva spiare la flotta nemica tra un labirinto di isole della Dalmazia. L'immagine del S. Cuore, nella valigia del Comandante, passò a bordo della piccola nave di ferro. E di tanto in tanto capitava nelle mani del giovane ufficiale, che sempre la baciava e nel baciarla si sentiva rianimare al pensiero della mamma lontana che pregava per lui. 

Un giorno, un triste giorno, in una rischiosissima ricognizione il sommergibile, scoperto dal nemico, dovette immergersi precipitosamente. Forse in seguito a una reazione chimica, poco dopo si sviluppava un incendio dentro lo scafo. Un incendio su di una nave, in mezzo al mare, è una cosa drammatica sempre. Ma un incendio in un sommergibile, durante il periodo della immersione, deve essere terribile. Risalire a galla, lo stesso che offrirsi al nemico in bersaglio. Introdurre l'acqua, lo stesso che sprofondare irrimediabilmente a picco. Il giovane capitano non perdette il suo sangue freddo. Comandò all'equipaggio: - Ragazzi, in catena! E la catena si formò. - Ragazzi, mano a tutto quello che c'è. E si tentò di soffocare l'incendio comprimendo le fiamme con quel che là dentro avevano, fino alle vesti e alla biancheria che ciascuno in fretta si levava di dosso. Intanto il primo della catena a più immediato contatto col fuoco era caduto, privo di sensi, gridando: Mamma! 

Quel grido fece balenare alla mente del giovane capitano il ricordo della mamma lontana e dell'immagine del S. Cuore, che era rimasta nella valigia, vuotata come le altre della sua roba. La prese con mano tremante, la baciò e disse: - Ragazzi, non abbiamo altra speranza che questa. La piccola immagine fu baciata da tutti, passando in catena di mano in mano, e fu posta nella parte mezzo arroventata che minacciava. Si sentì un piccolo crepitio. Poco dopo il fuoco era domato. 

E mentre il nemico sperava di aver sommerso nell'abisso il sommergibile, questo con rapida manovra uscì fuori dalla zona insidiata, affiorò su le onde, scrutò con l'occhio del periscopio la superficie del mare, la vide libera: emerse. Erano salvi, miracolosamente salvi. Uno solo, lo svenuto, morto soffocato. 

Piangendo come bambini, si abbracciarono, ringraziarono il capitano, vollero vedere l'immagine del S. Cuore mezza abbruciacchiata e tutta accartocciata. Il capitano raccontò l'addio, e il consiglio della mamma sua... Ciascuno ebbe un pensiero, una lagrima per la propria mamma... Forse in quell'ora stessa del crudele cimento, le mamme loro, da lontano, pregavano. E il Sacro Cuore aveva accolte ed esaudite quelle preghiere». 

Miei cari: alle preghiere delle mamme pei figli soldati, unite anche le vostre più fervide e più insistenti. Pregate per la salvezza dei combattenti e strappate al Sacro Cuore di Gesù le grazie di cui hanno bisogno. 

Vostro aff.mo Don Giulivo

Pensiero del giorno

Anche le piccole azioni sono grandi ed eccellenti quando si fanno con pura intenzione e fervente volontà di piacere a Dio.


(San Francesco di Sales)

sabato 21 giugno 2025

Canale Telegram "Cordialiter"

Cari amici,

informo i nuovi lettori del blog che nel giugno del 2022 ho aperto un canale su Telegram. Per trovarlo e iscrivervi vi basta aprire l'app sul vostro smartphon, poi premere sul simbolo della lente d'ingrandimento in alto a destra e scrivere "Cordialiter" sulla barra delle ricerche. Una volta entrati nel canale, se ci si vuole iscrivere per ricevere gli aggiornamenti bisogna premere sul tasto "Unisciti" in basso.

Sursum corda!

La chiesa del "Corpus Domini"

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


Nell'anno 1453 essendo stato messo a ruba il borgo di Exilles nel Delfinato, tra gli oggetti preziosi, fu pur rapito un ricco Ostensorio con dentro la Ss. Ostia. Quell'Ostensorio messo a fascio con tutto il resto entro un grosso sacco sul dorso di un giumento, portavasi via dai predatori. Era il dì 6 giugno, e costoro transitavano con quel carico per le vie di Torino, quando tutto ad un tratto il giumento prese a scalpitare ed impennarsi stranamente, e per quanto fieramente venisse battuto, sempre più infuriava e persisteva restio finché cadde sfinito stramazzoni a terra. I conduttori stupiti all'insueto caso si affannano a tutto potere per rialzarlo e continuare il viaggio, ma, oh prodigio! Ecco ad un tratto spezzarsi le funi, che assicuravano il carico alla schiena della bestia, squarciarsi il sacco, uscirne il sacro ostensorio, e levarsi e tenersi mirabilmente campato in aria con incredibile stupore dei numerosi spettatori. In un baleno il portentoso avvenimento si diffonde per la città tutta, e gran folla di popolo vi accorre. Interviene sulla faccia del luogo lo stesso Vescovo Lodovico dei Marchesi di Romagnano, accompagnato dal Capitolo e dal Clero. Ma ecco un nuovo miracolo: la Ss. Ostia, spiccatasi dalla custodia in cui era rinchiusa, mentre l'Ostensorio veniva a cader sul terreno, si alza e si sostiene maestosa ed immobile sull'aria lampeggiando a modo di sole, cinta all'intorno di fulgidissimi raggi. La moltitudine accalcata manda a tal vista un grido di entusiasmo, e prostrata a terra adora con lagrime e singhiozzi Gesù Sacramentato, cinto di quella smagliante aureola di gloria. Il Vescovo allora, compreso dai più vivi affetti di venerazione e di tenerezza, colla faccia per terra; si pose a supplicare costantemente Gesù Sacramentato, che si degnasse discendere in un calice che egli appositamente teneva innalzato verso il cielo. Le sue umili ed ardenti suppliche furono esaudite, e la santa Ostia fu allora veduta calarsi lentamente e collocarsi in quel calice, il quale allora fu processionalmente trasferito nella chiesa di S. Giovanni tra le fragorose acclamazioni di tutto il popolo, che devoto e festante lo accompagnava. La città di Torino in quel luogo medesimo, ove accadde il miracolo, fece costruire una chiesa, la quale nel secolo XV venne poi mutata nel magnifico tempio tuttora esistente sotto il titolo di Chiesa del Corpus Domini.

Pensiero del giorno

Accettiamo ancora con pazienza la morte dei parenti e degli amici. Alcuni per la morte d'un parente si rendono inconsolabili, e perciò lasciano l'orazione, i sacramenti e tutte le loro divozioni. E taluno giunge ancora a pigliarsela con Dio, dicendo: "Signore, perché l'hai fatto?" Che temerità! Ditemi che ne ricavate da quest'affanno che vi prendete? pensate forse di dar piacere alla persona defunta? no, dispiacete a lei ed a Dio. Quella desidera che per la sua morte voi più vi uniate con Dio e preghiate per essa, se sta in purgatorio.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori)



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venerdì 20 giugno 2025

L'elemosina della marchesa

Sul finire di aprile del 1867 Don Bosco fu chiamato a Vercelli per visitare una marchesa ammalata che era pronta a dare 500 lire se fosse guarita. Don Bosco andò, benedisse l’inferma e quindi ripartì. Non era ancora molto lontano, che una voce lo chiamò. Si volge e vede il marchese il quale, commosso gli disse come la sua signora lo pregasse a ri­tornare da lei. Don Bosco vi si recò e trovò una signora che lo aspettava in sala e gli chiese se cercasse della marchesa. Don Bosco rispose di sì. « Ebbene — quella soggiunse — andiamola a vedere ». Il letto era vuo­to. Quella signora, era la marchesa in persona, la quale, guarita istantaneamente, gli rimise i 500 franchi promessi per la chiesa di Maria Ausiliatrice.


[Brano tratto da "Catechismo di San Pio X commentato con fatti, detti, sogni e scritti di San Giovanni Bosco", Volume 2°, Libreria Dottrina Cattolica, 1950].

Circa i preti in abiti borghesi

Dagli scritti del Cardinale Giuseppe Siri.


Nel Clero la tessera del progressismo è l’abito, borghese naturalmente, o camuffato in modo tale da crearne la impressione. La norma italiana permette il clergyman, ma ha chiaramente detto che l’abito «normale» è la talare. Forma e colore: due cose che per l’Italia sono ben poco rispettate. Chi porta la talare sta fuori del progresso. Invece la talare, «difesa dalla norma di Legge come abito normale», permette di non perdersi mai nella massa, di restare in evidenza, di costituire una testimonianza di sacralità e di coraggio. Su questo punto credo dovrò ritornare. Infatti in questo momento il pericolo più grave per il clero è quello di SCOMPARIRE. Sta scomparendo, perché tutto ormai non s’accorge nel mondo ufficiale, della cultura, della politica, dell’arte che ci siamo anche noi. Tra noi si arriva anche al punto di proclamare che non c’è più il «cristianesimo». Forse che non è indicativo il Referendum sul divorzio? Ho la impressione che quasi nessuno si sia provato a studiare il nesso tra l’esito del Referendum e l’abito del prete, tra il Referendum e la pratica distruzione in gran parte d’Italia della Azione Cattolica. So benissimo che il popolo ha ancora la Fede nel fondo del suo cuore e la rinverdisce ad ogni spinta, ma tutto il livore anticlericale e massonico che si è impadronito di quasi tutti i mezzi di espressione fa credere il contrario, agisce come se la Chiesa fosse morta (il che è tutt’altro che vero!); ma sono molti di casa nostra che danno mano a tutto questo. Amare la promiscuità, tinteggiarsi di mondanità, discutere la legittima Autorità e Cristo che l’ha costituita, costituisce BENEMERENZA PROGRESSISTA. Andare a Taizé invece che a Lourdes o a Roma costituisce progressismo, mentre si va ad uno dei più grandi equivoci religiosi del secolo.

[Pensiero del Cardinale Giuseppe Siri tratto dalla "Rivista Diocesana Genovese" del gennaio 1975]

Pensiero del giorno

Tutti i santi sono stati innamorati di Gesù Cristo e della sua Passione, e per questo unico mezzo si son fatti santi.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori)

giovedì 19 giugno 2025

Gratitudine verso Dio

« […] Non fa elemosina solamente colui che dà pane ai poveri. Domandano pure riconoscenza i benefizi intellettuali e gli spirituali. La gratitudine non si deve fermar solo alle persone, ma deve andare a Dio rappresentato dalle persone stesse. È per mezzo di esse che il Signore ci benefica». Così parlava Don Bosco il 22 giugno 1864 ai giovani.

 [Brano tratto da "Catechismo di San Pio X commentato con fatti, detti, sogni e scritti di San Giovanni Bosco", Volume 2°, Libreria Dottrina Cattolica, 1950].

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La benignità, la mitezza, la pazienza del missionario sono la grande calamita che attira i cuori dei poveri infedeli

Dagli scritti di Padre Paolo Manna (1872-1952).

Benevoli con i confratelli, lo dobbiamo essere altrettanto con le anime che ci sono affidate; con queste anche di più, perché dobbiamo guadagnarle a Dio e non c'è via migliore per attrarle che quella della benevolenza, della benignità e della carità. Non vi dico una cosa nuova se vi affermo che nelle Missioni chi apre il più delle volte la strada alla fede, non è già l'eloquenza e l'erudizione del missionario, ma la sua carità. Un missionario dotto quanto si vuole, se è burbero, freddo, asciutto e riservato, se sdegna di scendere ai piccoli, ai selvaggi, non farà gran che di bene. Il paria, il santal, il cariano, il povero cinese si attirano più con la bontà che con il prestigio dell'autorità e della predicazione. Anche quando le conversioni vengono per una di queste ragioni, è poi sempre la bontà personale del missionario che guadagna il cuore ed affeziona il convertito alla fede ed a Gesù Cristo, del Quale egli vede l'immagine sovrumana nel missionario. Il missionario deve essere «un altro Cristo» specialmente in questo, se vuole avvicinare le anime e conquistarle. Il missionario mite ed umile di cuore, il missionario che, dovunque passa, lascia tracce di bene, che riproduce in sé la benignità e l'umanità del Salvator nostro, avrà indubbiamente il dominio dei cuori e farà gran frutto d'anime. La benignità, la mitezza, la pazienza del missionario sono la grande calamita che attira i cuori dei poveri infedeli, sono la caratteristica che distingue il missionario cattolico dal ministro di qualsiasi altra religione. Il missionario è rappresentante di Gesù Cristo, e non ufficiale dei re della terra. E perciò in nessun modo è da approvarsi e da tollerarsi che si maltrattino, percuotano, e multino neofiti e catecumeni. Avrei tante altre cose da dire a questo riguardo, ma basta l'accenno che ne ho fatto. Solo ricordo che è soprattutto nel trattare con gli inferiori e con gli umili che si prova se la nostra è vera benevolenza, esuberanza cioè d'amore di Dio, profumo della carità del S. Cuore, che nel prossimo nostro ci fa vedere Dio. È facile essere cortesi, servizievoli con i Superiori, con i ricchi, con le persone simpatiche. Ci sono dei missionari che passano per persone compite e garbate e sono sempre pronti a favorire; ma, se a costoro risultasse fastidioso trattare con i poveri, con gli ammalati, con gli ignoranti, con gli importuni, che cosa bisognerebbe dire? Che la loro non è la benevolenza e la carità dei santi, ma raffinatezza mondana, fondata su amor sensuale ed interessato.

[Brano tratto da "Virtù apostoliche", Padre Paolo Manna, EMI]

Pensiero del giorno

La vera pietà è docile [...]. Vuol dire che la pietà inflessibile, dura, non è la vera, e chi la pratica, questa pietà, non è esemplare da proporre.


[Brano tratto da "Invito alla santità" di Don Giuseppe Frassinetti (1804 - 1868), Città Nuova, Imprimatur + Aloisius Liverzani, Episcopus Tusculanus - Frascati, 13 maggio 1981].

mercoledì 18 giugno 2025

Don Bosco trattava con dolcezza persino i nemici

[Brano tratto da "Catechismo di San Pio X commentato con fatti, detti, sogni e scritti di San Giovanni Bosco", Volume 2°, Libreria Dottrina Cattolica, 1950].

Diceva uno dei primi salesiani: «Una cosa che spesso mi sorprese fu il vedere come Don Bosco trattasse dolcemente e con la più grande carità persone notoriamente a lui avverse, che si sapeva come screditassero il suo Istituto e parlassero e scrivessero male di lui, narrando cose non vere. Interrogato una volta perché si mostrasse così benigno verso persone così nemiche, rispondeva: Perché è nostro dovere di amare tutti ed anche i nemici».

Chiedere continuamente la grazia per sopravvivere in questa valle di lacrime

Ripubblico un edificante messaggio che anni fa mi scrisse Maristella.


Caro fratello in Cristo,
                                     anche in questa settimana gli impegni del lavoro e della vita hanno assorbito molto tempo. [...]

Camminare nel mondo cercando di seguire Cristo è molto difficile ma anche entusiasmante: io sono debole ma Lui mi dona una forza incredibile. Devo continuamente rialzarmi dopo le cadute, chiedere perdono e afferrare saldamente la mano che il Padre e la Madre celeste mi porgono e ripartire. Chiedere continuamente la Grazia per continuare; per sopravvivere in questa valle di lacrime. Devo cercare di fare silenzio nel mio cuore [...].

Ringrazio il Signore, la Vergine Maria, la comunione dei Santi per tutto ciò che ci aiuta a camminare seguendo il Signore. Ringrazio te per il blog, i lettori, le persone consacrate che pregano per tutti, e quel meraviglioso sacerdote che celebra Messe per noi. Ringrazio il clero e tutti i fratelli e le sorelle "in cammino".

Nei Cuori Immacolati, uniti nella preghiera

tua sorella Maristella   

Pensiero del giorno

Procurate di comportarvi in casa con dolcezza sia verso i parenti che verso i domestici; perché alle volte quelli che per strada si comportano da angeli, in casa fanno i diavoli.


(San Francesco di Sales)