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sabato 27 luglio 2024
Dell'eccellenza di quest'impresa di guadagnare le anime e del suo grande merito
Pensiero del giorno
(Sant'Alfonso Maria de Liguori)
venerdì 26 luglio 2024
Circa le restrizioni mentali
Cara sorella in Cristo,
rispondo volentieri alla tua e-mail. Le bugie sono dei peccati, pertanto bisogna cercare di evitare di dirle, ma è bene chiarire che ordinariamente sono “peccati mortali” solo quando si tratta di “materia grave”, come quando fanno un grave danno al prossimo. Ad esempio se una persona viene ingiustamente accusata di aver commesso un reato e finisce in galera, in questo caso la bugia è “materia grave”, perché la persona calunniata ha subìto un grave danno per una cosa che non ha commesso. Se invece la bugia riguarda piccole cose (ad esempio le bugie dette per scusarsi senza arrecare danno a nessuno o arrecando un piccolo danno), sono solo peccati veniali.
I peccati impediscono la Comunione solo se “mortali”, cioè peccati che riguardano materia grave e compiuti con piena avvertenza dell'intelletto e pieno consenso della volontà. Però per fare la Comunione è bene pentirsi di tutti i peccati, anche di quelli veniali. Se uno fa la Comunione senza essere pentito dei peccati veniali, non commette sacrilegio, ma non riceverà grandi frutti spirituali. I peccati veniali possono essere perdonati anche solamente recitando con sincero pentimento un Atto di Dolore.
Al posto delle bugie si possono utilizzare le “restrizioni mentali”, le quali non sono peccaminose. Che cosa sono? Sono delle frasi che hanno vari significati, ma in sé stesse non sono bugie. Ad esempio se una persona chiede a un prete che cosa gli ha confessato un certo penitente, il confessore può tranquillamente rispondere “non lo so”, intendendo dire “non lo so per dirlo a te”. Ti faccio un altro esempio. Un rapinatore entra in una casa, si fa consegnare il portafoglio e la borsetta della signora, poi chiede al padrone “Hai altri soldi in casa?”, se lui gli risponde “No”, non dice una bugia, ma una restrizione mentale, perché in realtà intende dire “No, non ho soldi da dare a te”. Questi esempi li ho appresi da alcuni tradizionali manuali di Teologia Morale.
Per far capire meglio come utilizzare le restrizioni mentali, mi piace raccontare questo fatto accaduto a Sant'Atanasio, molti secoli fa. Per sfuggire alle persecuzioni era scappato verso il deserto, alcune guardie imperiali lo inseguivano a molta distanza. A un certo punto, il santo si voltò indietro e andò verso le guardie, le quali quando lo incontrarono gli chiesero se aveva visto Atanasio passare da quella strada. Il santo rispose che era molto vicino e che se si fossero affrettate lo avrebbero preso. Le guardie ringraziarono e proseguirono la ricerca. Insomma Sant'Atanasio senza dire una bugia (neanche veniale), ma utilizzando una frase vaga e ambigua, riuscì a salvarsi dall'arresto.
Fraterni saluti in Gesù e Maria.
Cordialiter
Pensiero del giorno
(Papa Pio XII)
giovedì 25 luglio 2024
I nostri Cappellani militari
Come a diversi lettori del blog, anche a me piace conoscere la storia. In modo particolare mi piace leggere i libri scritti dai cappellani militari che hanno assistito le anime dei soldati italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Nutro tanta stima per lo spirito di sacrificio con cui hanno affrontato tanti pericoli e avversità pur di fare del bene alle anime che erano state affidate al loro ministero sacerdotale.
Oggi desidero farvi leggere un breve articolo intitolato "I nostri Cappellani militari", apparso sul "Bollettino Salesiano" del dicembre 1942.
Sparsi ormai su tutti i fronti i nostri Cappellani militari continuano a compiere il loro sacro dovere con abnegazione e generosità che strappano l'ammirazione ed il plauso delle autorità e l'affettuosa gratitudine degli ufficiali e dei soldati. Lo spirito di S. Giovanni Bosco suggerisce loro simpatiche iniziative per mantenere ed accrescere il fervore di pietà cristiana nelle truppe e per adeguare i conforti della carità ai bisogni delle circostanze. E mentre essi scrivono pagine commoventi della Fede e della bontà dei nostri cari soldati, questi, a loro volta, raccolgono con emozione gli esempi più fulgidi del loro zelo sacerdotale che raggiunge tante volte l'eroismo. Le autorità superiori hanno sovente occasione di encomiare il loro valore e di decretare anche ricompense ben meritate. Nei mesi scorsi abbiamo ricevuto comunicazione di altre decorazioni «sul campo» tanto sul fronte dell'Africa settentrionale, quanto su quello Orientale.
In data 15 marzo u. s. il Gen. Bastico concedeva la «Medaglia di bronzo sul campo» al nostro Ten. Cappellano Don Franco Negri, con questa motivazione: «Cappellano militare di un Reggimento di Artiglieria in periodo di particolare attività operativa, costantemente esponeva con perfetta serenità la vita per assolvere il suo mandato di fede, di amore, di assistenza, noncurante del violento tiro nemico. Esempio magnifico di abnegazione, fede, spirito di sacrificio e sprezzo del pericolo».
In luglio, passato ad un reggimento di Bersaglieri, lo stesso Don Negri si meritava dal Gen. Rommel la «Croce di ferro di 2a classe sul campo». La motivazione diceva fra l'altro che: «Sempre presente ove più dura si svolgeva la lotta, portava ai morenti e feriti il conforto della Fede, ai vivi la parola incitatrice, assolvendo così in modo mirabile la sua duplice missione di sacerdote e di soldato. Fatto prigioniero riusciva a liberarsi ed a rientrare al suo reggimento».
In settembre anche il nostro parroco di Tobruk, Don Lorenzo Gaggino veniva decorato dal Gen. Ettore Bastico della «Medaglia di bronzo al valor militare sul campo» con una motivazione dettagliata: «Combattente della grande guerra, Parroco di Tobruk, dal 10 giugno 1940 al 6 gennaio 1941 e successivamente sul Gebel cirenaico, durante le due invasioni nemiche dimostrò sempre il più sereno sprezzo del pericolo ed il più coraggioso ardimento nell'esplicare la sua alta e santa missione. Sotto l'infuriare dei bombardamenti fu sempre primo a portare i suoi aiuti alle vittime delle incursioni aeree sulla piazzaforte, strenuo difensore della vita e dell'onore dei nostri coloni».
Nel mese di ottobre sul fronte Orientale, veniva inoltre decorato della «Croce di guerra al valor militare sul campo» il nostro Cappellano Cent. Don Leandro Sangiorgio che «in una giornata di aspra battaglia si prodigava senza sosta onde compiere la sua missione». [Nel 1945, a guerra finita, Don Sangiorgio venne ucciso dai partigiani comunisti, n.d.r.].
Abbiamo avuto notizia di altre decorazioni; ma attendiamo il testo delle motivazioni. Continuiamo intanto a raccomandare con particolare fervore al Signore specialmente i Cappellani e soldati più esposti ai pericoli della guerra.
Pensiero del giorno
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(San Giuseppe Moscati)