Alcuni anni fa, leggendo le “lettere alla redazione” pubblicate su “Il settimanale di Padre Pio”, mi colpì molto una lettera di un uomo che raccontava della moglie, la quale un giorno ha lasciato inaspettatamente il marito e i figli e se ne andata a vivere con l'amante. Spesso in casi analoghi, il coniuge tradito, non solo si lascia andare a sentimenti di vendetta e rancore verso il coniuge infedele, ma a sua volta non perde tempo, come si suol dire, a “rifarsi una vita”, cioè a trovarsi un nuovo partner. Invece quel marito e papà di famiglia, pur immerso nel dolore, ha accettato cristianamente questa croce e si è dichiarato disposto a riaccogliere la moglie qualora decidesse di troncare la convivenza concubina e di tornare dal suo legittimo consorte. Si rimane edificati nell'osservare un comportamento del genere. Del resto non ci sono alternative per chiunque voglia essere un vero seguace del Redentore divino.
Se la moglie chiedesse ed ottenesse il divorzio (iniqua legge!), il marito diventerebbe ufficialmente un divorziato, tuttavia moralmente non sarebbe colpevole, pertanto potrebbe accostarsi tranquillamente ai sacramenti. Anzi, non vi è nulla di meglio che unirsi in comunione con Gesù Cristo realmente presente nel Santissimo Sacramento. Nell'ora della sofferenza, solo Dio può darci il conforto che cerchiamo.