"Sic transit gloria mundi", così passa la gloria di questo mondo. Ah, se Gheddafi avesse letto il “De imitatione Christi”, forse adesso sarebbe ancora in vita, e magari si starebbe impegnando nel diffondere l'unica vera Religione. Vedere le immagini del suo cadavere mi hanno fatto molto riflettere, quasi come il capitolo sulla morte del suddetto libro. A inizio anno chi l'avrebbe mai pensato che il ricchissimo e potente raìs di Tripoli sarebbe stato ucciso dal suo popolo ormai esasperato da 42 anni di regime tirannico? Mentre lui viveva immerso nelle ricchezze (persino la sua pistola personale era di oro), invece una parte importante del suo popolo era costretta a una misera vita, nonostante tutto il petrolio che ha la Libia.
Una delle cose più tristi dei potenti della terra è l'adulazione che ricevono dalla gente. Pochi mesi fa un membro dell'ex regime libico arrivò a dire pubblicamente che se non ci fosse Gheddafi non sorgerebbe più il sole. Ora che il Colonnello è morto, questa assurda affermazione appare ancora più degna di commiserazione. Vanitas vanitatum et omnia vanitas.
La morte dell'ex raìs libico sia di ammonimento per i colonnelli della tirannica eresia modernista. I fedeli sono stanchi del loro comportamento, prima o poi i modernisti verrano travolti dall'avanzata dei "ribelli" tradizionalisti. Non si tratta di una rivolta violenta, bensì di una restaurazione spirituale, perché le nostre armi devono essere quelle dei seguaci di Gesù Cristo: la preghiera, la penitenza, il buon esempio e l'apostolato. Alcuni diranno: “Ma come fai ad essere certo della vittoria, visto che il movimento modernista dispone di potenti mezzi, mentre noi siamo quasi a mani nude?” Rispondo con le parole del Condottiero dei Maccabei: “quoniam non in multitudine exercitus victoria belli, sed de cælo fortitudo est” (1 Machabæorum 3,19). È proprio così, la nostra vittoria non dipenderà dal numero dei combattenti o dai mezzi materiali a disposizione, la nostra forza verrà dal cielo!