Secondo Sant'Alfonso Maria de Liguori, le regole del mondo sono tutte opposte a quelle di Dio. Innanzi al mondo le ricchezze sono il fondamento dei grandi, ma innanzi a Dio la povertà è il fondamento dei santi. Non è certo che tutti i ricchi si dannino, ma è certo che è molto difficile che un ricco si salvi, come è difficile, secondo quanto dice il Vangelo, che un cammello passi per la cruna di un ago. Perciò tutti i santi fondatori hanno cercato di stabilire nei loro ordini religiosi una perfetta povertà, come fondamento della vita comunitaria. Sant'Ignazio di Loyola chiamava la povertà dei religiosi il muro che conserva la piazza dello spirito. E in effetti si constata che in quegli ordini dove si è mantenuta la povertà, ivi si è conservato lo spirito di fervore; e dove la povertà è mancata, presto è giunto il rilassamento. Per questo motivo il nemico del genere umano si affatica tanto per far affievolire negli ordini di stretta osservanza il rigore della povertà. I santi Padri giustamente chiamano la povertà la custode delle virtù, poiché in verità ella custodisce nei religiosi la mortificazione, l'umiltà, il distacco dai beni materiali e soprattutto il raccoglimento interiore. Santa Maria Maddalena de' Pazzi vide molte persone religiose dannate all'inferno per non aver osservato fedelmente il voto di povertà. Guai a chi nei monasteri introduce rilassamenti nella santa povertà!