Casule dignitose (non arlecchinesche), liturgia in latino, canti gregoriani (Missa de Angelis), Canone Romano, la Messa celebrata oggi da Papa Francesco è stata in piena sintonia con lo stile di Benedetto XVI. Se avesse voluto fare delle innovazioni, gli sarebbe bastato impartire degli ordini a Mons. Guido Marini, ma non lo ha fatto. Se qualche modernista con l'acquolina in bocca sperava in una “rivoluzione liturgica”, è rimasto certamente a bocca asciutta.
Noto con piacere che Papa Francesco predica in maniera “apostolica” (come voleva a Sant'Alfonso), cioè con discorsi semplici, spirituali, profondi, adatti a tutti. Le sue omelie non sono dei discorsi politici, ma sono delle riflessioni religiose che scaturiscono dal cuore di un uomo che dà l'impressione di essere una persona dall'intesa vita spirituale. Francesco è un uomo di preghiera, non un rivoluzionario alla “Che Guevara”, come voleva insinuarci il demonio. Mi è piaciuto molto quando ha detto che l'autorità e il potere vanno intese in senso del servizio da rendere umilmente al prossimo. In effetti tra i titoli che spettano ai Pontefici, quello che mi piace di più è “Servo dei Servi di Dio”. Le sue omelie non provocano “crisi di coscienza”, perché oltre ad essere pienamente “ortodosse”, sono anche prive di quelle fastidiosissime frasi dottrinalmente ambigue che possono essere facilmente interpretate male dai fedeli più ingenui. Il suo linguaggio non è soporifero, ma attrae l'interesse degli ascoltatori. Infine plaudo al fatto che non fa quei discorsi retorici e “politicamente corretti” tanto per strappare qualche applauso dai mondani.
Fino ad ora le innovazioni più vistose sono state il mancato uso del camauro, della pelliccia di ermellino e delle scarpe rosse. Francamente di queste “perdite” me ne importa assai poco, per non dire nulla.
Chi ben comincia è a metà dell'opera. Preghiamo per lui affinché sia docile al volere dello Spirito Santo, e governi sempre la Chiesa non come un dittatore, ma come il Servo dei Servi di Dio.