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domenica 24 novembre 2013

Versus populum (lk -)

Ripubblico ampi brani di un'interessante lettera di Eleonoram (pseudonimo scelto da una lettrice del blog per firmare i suoi scritti da pubblicare).


Caro D., come stai?

Sto leggendo con interesse i tuoi post sulla Messa tridentina e proprio l’altra sera mi sono ritrovata a parlarne durante una cena. Ero con alcune persone molto spirituali, con cui mi ritrovo spesso per pregare e adorare il Santissimo, ma con mia grande sorpresa hanno definito questa Messa “superata”!!

Come ti dissi tempo fa, non ho mai assistito a una Messa in rito antico, un po’ per mancanza di opportunità, un po’ perché la Messa in rito moderno a cui partecipo è molto fervorosa. Tuttavia mi ha sconcertata sentire dei credenti devoti parlarne in quei termini, mi sono sembrati dei pregiudizi frutto di cattiva informazione. Se pensiamo che la Messa in rito antico ha “formato” praticamente tutti i grandi santi e sante della storia cristiana [...] già solo per questo andrebbe considerata con il massimo rispetto!

Le motivazioni che mi sono state date, riguardo il suo superamento, sono sostanzialmente queste: il sacerdote, dando le spalle, esclude l’assemblea; idem quando recita sottovoce il Canone, quasi esibendo un rapporto esclusivo con Dio; l’incomprensibilità della lingua latina crea distacco […]. 

Tutto ciò mi ha fatto riflettere sull’importanza della simbologia della Messa: quella del rito antico mi sembra poco conosciuta anche tra i fedeli devoti, tu che sei un “esperto” puoi confermarlo? Ad esempio, nel tuo post “Perché amiamo la Messa tridentina”, mi è piaciuto trovare la corretta interpretazione del parlare sottovoce del sacerdote:

“in quell'apparente silenzio … una persona spirituale si immerge nell'orazione mentale e offre in oblazione alla Santissima Trinità il Santo Sacrificio di Cristo”, facendo “attivamente nel proprio cuore degli atti di adorazione, oblazione, impetrazione, carità perfetta, ecc.”

Leggendo queste parole ho pensato che sarebbe bello se tutti conoscessero la simbologia e il significato dei gesti e dei diversi momenti della Messa tridentina, potrebbe essere un modo per invogliare a sperimentarla o comunque per non avere preconcetti errati al riguardo.

Infine, circa l’intensità e la profondità della partecipazione liturgica, vorrei rendere merito alla terra in cui vivo, la Sardegna. Qui, grazie a Dio, c’è ancora una fede molto fervorosa e la Messa è molto sentita pur essendo celebrata in rito moderno. Ma c’è di più: da quando ho iniziato ad andare a Messa dopo la mia conversione, ho piano piano scoperto (e imitato!) delle antiche pratiche di devozione popolare, che sembrano proprio degli atti “attivi” come quelli da te citati in riferimento al rito antico. […] Alcune veterane hanno poi la consuetudine di dire sottovoce l’Atto di dolore prima di fare la Comunione.

[…] Sicuramente la Messa in rito antico favorisce all’ennesima potenza questo clima interiore e queste predisposizioni d’animo, che tuttavia sono possibili anche in una Messa in rito moderno, come ho avuto la grazia di constatare e sperimentare. Ma forse c'è un motivo per tutto ciò: la Sardegna è l'isola di Maria, come disse il papa Paolo VI - e difatti la Madonna di Bonaria è la patrona della regione - e allora, forse, i suoi abitanti godono di una particolare protezione mariana che si manifesta pure nell'ispirare questi pii esercizi che alimentano il fervore della Messa. :)

Un abbraccio fraterno in Gesù e Maria!

Eleonoram



Cara sorella in Cristo,
                                   Papa Roncalli disse: “Ricco di maestà e nobiltà, il latino è la lingua che meglio di tutte eleva l'animo alla sacralità”. Addirittura promulgò la Costituzione Apostolica “Veterum Sapientia” per difendere il latino dagli attacchi di coloro che volevano spazzarlo via. Anche il Concilio Vaticano II decretò che la lingua latina venisse conservata nei Riti latini (Romano, Ambrosiano, Mozarabico, eccetera). Non è affatto vero che la lingua latina sia incomprensibile, e comunque le preghiere riservate ai fedeli sono sempre le stesse, quindi non è difficile impararle a memoria, o almeno impararne il significato. Invece per le orazioni riservate al sacerdote si può benissimo usare un messalino bilingue.


Circa il fatto che la Messa tridentina non viene celebrata col sacerdote rivolto “verso il popolo”, lascio rispondere a Mons. Klaus Gamber, compianto liturgista: L'idea che il sacerdote stia di fronte alla comunità risale senza dubbio a Martin Lutero. […] Prima di Lutero l'idea che il sacerdote quando celebra la messa stia di fronte alla comunità non si trova in nessun testo letterario, né è possibile utilizzare per suffragarla i risultati della ricerca archeologica. […] Dal punto di vista cattolico, invero, carattere sacrificale e conviviale della messa non sono mai stati in contrasto. Cena e sacrificio sono due elementi della medesima celebrazione. Certo col mutare dei tempi non sempre essi sono stati espressi con pari forza. […] Se al giorno d'oggi si desidera dare un rilievo maggiore al carattere di convito della celebrazione eucaristica, va detto che nella celebrazione versus populum questo non è che appaia con la forza che spesso si crede e si vorrebbe. Infatti soltanto il "presidente" della cena sta effettivamente al tavolo, mentre tutti gli altri convitati siedono giù nella navata, nei posti destinati agli "spettatori", senza poter avere alcun rapporto diretto col tavolo della Cena. Il modo migliore per rivendicare il carattere sacrificale della messa è dato dall'atto di volgersi tutti insieme col sacerdote (verso oriente, vale a dire) nella medesima direzione durante la preghiera eucaristica, nel corso della quale viene offerto realmente il santo sacrificio. Il carattere conviviale potrebbe essere invece sottolineato maggiormente nel rito della comunione […]. Secondo la concezione cattolica la messa è ben di più di una comunità riunita per la cena in memoria di Gesù di Nazareth: ciò che è determinante non è realizzare l'esperienza comunitaria, sebbene anche questa non sia da trascurare (cfr. 1Cor 10,17), ma è invece il culto che la comunità rende a Dio. Il punto di riferimento deve essere sempre Dio e non l'uomo, e per questa ragione fin dalle origini nella preghiera cristiana tutti si rivolgono verso di Lui, sacerdote e comunità non possono stare di fronte. Da tutto ciò dobbiamo trarre le dovute conseguenze: la celebrazione versus populum va considerata per quello che in realtà è, una novità, una invenzione di Martin Lutero. [Mons. Klaus Gamber, "Instaurare omnia in Christo", 2/1990].

Infine, circa l'accusa che la Messa tridentina sia ormai “superata”, posso rispondere che molti di coloro che frequentano la liturgia tradizionale sono persone giovani, mentre coloro che vanno alla Messa moderna hanno un'età media di 60-70 anni. Mentre molti seminari “moderni” stanno chiudendo o sono quasi vuoti, quelli tradizionali sono pieni. E questa sarebbe una liturgia “superata”? A me sembra viva, vegeta e in forte espansione. E questo lo sanno pure i “comunistelli di sacrestia” (come li chiamava il grande Cardinale Ottaviani), i quali continuano a rosicare dalla rabbia e a tramare per metterci il bastone tra le ruote, ma senza riuscire a fermare l'inarrestabile marcia del movimento tradizionale, che ormai è un fiume in piena.

Rinnovandoti la mia gratitudine per la tua collaborazione col blog, ti saluto cordialmente in Corde Matris.

Cordialiter