Una volta mi è capitato di leggere un articolo che parlava della situazione delle vocazioni sacerdotali. Non ricordo le parole esatte utilizzate dall'autore, ma il senso era che secondo lui la situazione non è poi tanto drammatica poiché il numero dei sacerdoti dagli anni '60 ad oggi è rimasto sostanzialmente stabile.
Io non sono d'accordo con questo modo di affrontare il calo delle vocazioni. Infatti, non è pubblicando dati parziali che si risolve il problema. E' vero che il numero dei sacerdoti è più o meno lo stesso di cinquant'anni fa, ma per correttezza bisognerebbe ricordare che nel frattempo il numero dei cattolici è più che raddoppiato. Ciò significa che la densità dei sacerdoti è diminuita in maniera drammatica. Del resto lo vediamo coi nostri occhi che in molti paesi dove c'erano tre o quattro preti, adesso ne è rimasto solo uno, e anche anziano.
Dunque come affrontare questo drammatico problema? Se osserviamo i dati risulta evidente che mentre in certe diocesi la situazione è catastrofica, in altre le cose vanno abbastanza bene. Per esempio, la diocesi di Saint Louis (U.S.A.) durante i pochi anni di governo dell'allora Mons. Burke, ebbe un incremento esplosivo dei seminaristi (aumentarono all'incirca del 100%), "costringendo" l'Arcivescovo a far eseguire lavori per ampliare la capienza del seminario. Io penso che se venisse applicata la stessa “ricetta” liturgica e formativa, i risultati sarebbero positivi anche in altre diocesi.