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giovedì 1 settembre 2016

Gratitudine verso Mons. Mario Oliveri


Dopo 26 anni di governo pastorale, da oggi Mons. Mario Oliveri non è più il vescovo della diocesi di Albenga-Imperia.

Esprimo la mia gratitudine a Dio per tutto il bene che questo suo servo ha compiuto in favore delle anime. A mio avviso è stato uno dei migliori vescovi diocesani d'Italia, e molti fedeli laici "invidiavano" i cattolici di Albenga-Imperia. Oltre ad avere le idee chiare in campo dogmatico, è stato un grande amico della liturgia tradizionale, e ha formato numerosi giovani sacerdoti ben preparati non solo da un punto di vista dottrinale e liturgico, ma anche spirituale.

Purtroppo, come spesso capita alle persone buone, certa gente ha approfittato della sua bontà e ha tradito la sua fiducia (mi riferisco in particolare a certi ecclesiastici col vizio della lussuria). Anche i santi furono traditi da persone a cui avevano dato fiducia.

Mentre gli ecclesiastici modernisti sono osannati dai media progressisti e laicisti, invece Mons. Oliveri è stato oggetto di disprezzo da parte dei nemici della Chiesa, penso ad esempio a certi giornalisti che scrivono su organi di informazione di ambienti filo-massonici, i quali non hanno mai perdonato al pio vescovo il suo attaccamento alla Tradizione. Mons. Oliveri non ha ricevuto gli applausi del mondo, ma nella vita ciò che conta davvero non è piacere agli uomini della Terra, ma a Dio, fine ultimo della nostra esistenza.

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Per ricordare la chiarezza delle idee di Mons. Mario Oliveri, riporto un brano di un suo interessante articolo apparso sulla rivista "Studi Cattolici" del gennaio 2009.

"Si sta forse prendendo atto che là dove il Concilio Vaticano II è stato interpretato come discontinuità con il passato, come rottura, come rivoluzione, come cambiamento sostanziale, come svolta radicale, e, dove è stato applicato e vissuto come tale, è nata davvero un’altra chiesa, ma che non è la Chiesa vera di Gesù Cristo; è nata un’altra fede, ma che non è la vera fede nella Divina Rivelazione; è nata un’altra liturgia, ma che non è più la Liturgia Divina, ma che non è più la Liturgia tutta intessuta di Trascendenza, di Adorazione, di Mistero, di Grazia che discende dall’Alto per rendere davvero nuovo l’uomo, per renderlo capace di adorare in Spirito e Verità; si è andata diffondendo una morale della situazione, una morale che non è ancorata se non al proprio modo di pensare e di volere, una morale relativistica, a misura del pensiero non più sicuro di nulla, perché non più aderente all’essere, al vero, al bene."