Dagli scritti di Fratel Candido delle Scuole Cristiane.
Coltiviamo inoltre nel bambino quella forma di preghiera che rende la vita dell'uomo una lode perenne al Signore, una continua preghiera che lo alimenta.
Gesù ci invita a "pregare sempre, senza stancarsi" (Lc 18, 1). Ti sei mai chiesto come sia possibile questo?
Qualcuno dirà: "Bisogna pure occuparsi di tante altre cose nella vita. C'è un tempo per pregare e un tempo per lavorare. Quando è il tempo di pregare, si prega e quando è il tempo di lavorare, si lavora".
Sì, ma c'è modo e modo di lavorare. Si può lavorare pensando spesso al Signore e offrendo a Lui la nostra fatica, ricordandoci che anche Gesù ha lavorato, che il nostro lavoro ci rende collaboratori di Dio, ci aiuta a purificarci dai nostri peccati, ecc... E così il nostro lavoro diventa preghiera, perché fatto per Dio.
Il bambino può essere educato benissimo a questa forma di preghiera continua. Quando lo esortiamo a fare il suo dovere, uniamovi sempre l'idea che è il Signore che lo vuole e che poi lo ricompenserà. Ricordiamogli spesso che anche nel lavoro Gesù ha faticato e sofferto più di noi, e lo ha fatto per noi, e che vede e apprezza la nostra fatica e ce ne darà la ricompensa, se lavoriamo per amore suo.
E così, accettando con rassegnazione, e quindi con merito, le fatiche inerenti al compimento del suo dovere e le inevitabili pene provenienti dalla vita di tutti i giorni, il bambino si eleva e si santifica. Fatto adulto, sarà uomo temprato al dovere, forte nelle prove della vita e sarà preparato alle lotte che lo aspettano, e non certo rammollito, rassegnato e sconfitto!
FORMAZIONE MORALE
Anche il bambino va soggetto a commettere dei peccati, sia pure proporzionati alla sua età; perciò non dimentichiamo la formazione morale. La sua coscienza deve conoscere il pensiero di Gesù su ciò che è bene e su ciò che è male.
Diamogli un giusto concetto di Dio come fonte della legge, come pure del premio e del castigo. Non è difficile. Come facciamo noi col bambino? Quando è buono lo premiamo con qualche gesto di affetto e quando sbaglia lo rimproveriamo o gli diamo una punizione, in ogni caso non gli diamo alcun segno di affetto. Così, facciamogli capire, fa anche il Signore.
A seconda dei casi potremmo dirgli: "Questo fa piacere al Signore... Questo dispiace al Signore... Domanda perdono a Dio... Il tuo Angelo Custode è contento di te... Fa' così e farai piacere al Signore..." Ha fatto una mancanza? Invece di dirgli: "Vedrai che viene l'uomo nero e ti porta via", diciamogli: "Hai dato un dispiacere a Gesù... Il Signore non è contento di te... La Madonna non è contenta di te... Chiedi perdono e prometti di non farlo più...".
Talvolta chiede perdono al papà o alla mamma. Non tralasciamo di dirgli che deve chiedere perdono anche al Signore. Deve sapere che, oltre ad aver offeso o disgustato i genitori, ha anche mancato a un comandamento di Dio.
Purtroppo, alcuni credono che quando si sono rappacificati con gli uomini, o l'hanno fatta franca, o hanno scontato la pena della loro colpa, secondo la giustizia umana, tutto sia finito. E Dio non conta nulla? Devono anche riparare all'ingiustizia commessa contro Dio; in ogni peccato il primo e principale offeso è proprio Lui che ci ha dato la legge.
LA VERITÀ MAESTRA DI VITA
Diamo al bambino l'idea esatta della giustizia di Dio e del fatto che a Lui nulla è nascosto. Diciamogli che Dio è buono, disposto al perdono, ma anche che esige riparazione dell'offesa a Lui fatta. È importante far crescere il timore di Dio, senza diminuirne l'amore. Il bambino può capire benissimo, dalla vita di ogni giorno, la divina giustizia. Ma chi ha cura di lui deve farlo riflettere e richiamargli alla mente, quando l'occasione si presenta, l'applicazione della legge di Dio e la sanzione della giustizia.
Quante banalità si dicono ai bambini per farli star buoni e per stimolarli a fare il loro dovere! Si minacciano cose che non avverranno mai, si fanno promesse che non si ha l'intenzione di mantenere, si preannunciano pericoli che non esistono (macchie sulle unghie o sulla fronte come prove di una colpa...).
Ma il Signore e la sua Chiesa non ci hanno insegnato questi metodi. Perché falsare la coscienza dei bambini con queste sciocchezze? Perché rischiare di farsi dare del bugiardo dal bambino, se si accorge che io inganniamo?
Ricorriamo ai criteri soprannaturali, alla verità; educhiamo il bambino all'amore e al timore di Dio; formiamo la sua coscienza al senso del dovere perché anche lui ha l'obbligo di osservare la legge che Dio ha dato all'uomo. Solo così formeremo l'uomo morale, l'uomo sociale e il vero cristiano.
Un episodio significativo. Un povero passò vicino a un ragazzino e gli chiese l'elemosina. Quel ragazzino prese una moneta e la getto per terra, dicendo al povero: "Se la vuoi, va' a prenderla". In quel momento passò la mamma del bambino. Vista la scena, obbligò il figlio a prendere la moneta, a pulirla, a darla al povero e a scusarsi del gravissimo gesto che aveva compiuto. Quel ragazzino obbedì, sia pure con fatica, e non dimenticò mai più la lezione. Divenne poi Vescovo, e fu lui stesso a raccontare questo episodio come riprova che anche la severità può educare.
È però buona norma non esagerare, non far credere ai bambino che tutte le mancanze commesse siano peccati gravi. Non diciamo che andrà all'inferno per un peccatuccio infantile. Sarebbe un falsare la sua coscienza, e questo non si deve assolutamente fare.
Diamo ad ogni cosa il giusto valore. Il bambino non deve solo temere di andare all'inferno, ma soprattutto di far dispiacere al Signore. Si può dirgli che, se non chiede perdono, Gesù non lo ascolterà più con gioia quando gli parlerà nella preghiera, come la mamma non lo ascolta più quando le domanda qualche favore, se, dopo aver disobbedito, non le chiede perdono.
[Brano tratto da "Lasciate che i fanciulli vengano a Me", di Fratel Candido delle Scuole Cristiane, titolo originale: "Formiamo il bimbo al soprannaturale", "L.I.C.E."]