Tempo fa uno dei vari sacerdoti che segue il blog mi ha scritto una lettera di sostegno.
Condivido e sostengo, caro D., quanto hai scritto [...]. A me successe la stessa cosa con un religioso di un ordine abbastanza inquadrato. Gli scrissi un paio di volte dopo averlo conosciuto per salutarlo...chiedere preghiera...etc....nessuna risposta. Poi gli scrissi per offrirgli un mese gregoriano da celebrare: mail di risposta dopo un'oretta. E rimasi un po'...disgustato. Ma le pecore zoppe sono ovunque e bisogna pregare per aiutarle e, se si può, fare una correzione fraterna. Si, tra i preti legati o che si avvicinano alla Tradizione spesso si trovano tutti i difetti che scrivi: dal rubricismo senz'anima alle mancanze di carità. Non dimentichiamo che il buon Gesù chiamò "macellai" i preti parlando a Padre Pio già tanti anni fa...e che lo stesso S. Alfonso scrisse cose dure ai preti e vescovi. Quel che manca è, spesso, una seria vita interiore ben impostata. Ma di chi è la colpa? Spesso nei seminari non la si riceve più. [...] Avvicinarsi alla Tradizione, alla messa antica, al breviario romano, è un buon inizio per un cammino di vita sacerdotale autentica. Mi permetto di suggeriti di consigliare, se puoi, anche ai sacerdoti di frequentare buoni istituti tradizionali nei quali trovare non solo la possibilità di conoscere la liturgia tradizionale ma anche un buon direttore spirituale, corsi di ritiro, di aggiornamento...
Ti saluto e benedico, pregando per te e le tue intenzioni.
Rev.mo don [...],
mi fa piacere sapere che condivide quel che ho scritto. Io penso che il nemico del genere umano stia cercando di annacquare il movimento tradizionale col farlo cadere nel “rubricismo senz'anima” o addirittura farlo sprofondare nel rigorismo neogiansenista. La battaglia che dobbiamo combattere è più o meno la stessa che combattette Sant'Alfonso Maria de Liguori a suo tempo, e cioè da un lato contro il lassismo dilagante, dall'altro contro il rigorismo. I seguaci della prima categoria sono coloro che sono attentissimi alle rubriche liturgiche, ma appena finisce la Messa si comportano in maniera poco caritatevole verso il prossimo (mi riferisco principalmente alla carità spirituale, ad esempio il consolare gli afflitti, il consigliare i dubbiosi, ecc.), senza contare il fatto che spesso si comportano in maniera mondana (ad esempio frequentando discoteche e altri pericolosi luoghi di ritrovo). I seguaci della seconda categoria sono invece i fautori di un soverchio rigore, e fanno credere quasi che si pecca in ogni cosa. Secondo Sant'Antonino e Sant'Alfonso, i rigoristi edificano per l'inferno, perché inducono i fedeli a commettere dei peccati mortali. Ecco le testuali parole del Patrono dei Confessori e dei Moralisti: «Io non so capire come debba solamente farsi scrupolo d’insegnar le sentenze troppo benigne e non anche le troppo rigorose che illaqueano le coscienze de’ Penitenti e, come parla S. Antonino, aedificant ad gehennam, cioè per lo smoderato rigore son causa della dannazione di molti, che, credendosi obbligati a seguire tali sentenze, non seguendole poi, miseramente si perdono». Faccio un esempio: un rigorista afferma che maledire i morti sia peccato grave, mentre Sant'Alfonso diceva che ordinariamente è peccato veniale. Dunque, se una persona non esperta in Teologia Morale crede, anche se non è vero, che maledire i morti sia colpa grave, pecca davvero gravemente se poi lo fa.
Insomma, la battaglia da combattere è cercare di spiritualizzare il movimento tradizionale prendendo come modelli San Francesco di Sales, Sant'Alfonso Maria de Liguori, San Leopoldo Mandic e tutti i santi, non quei personaggi le cui opere non edificano nessuno.
Approfitto dell'occasione per porgerle i miei più cordiali saluti in Cristo Re e Maria Regina,
Cordialiter