Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).
In questo ultimo giorno dell’anno mi raccolgo ai piedi di Gesù Bambino per considerare alla luce dell’eternità il valore del tempo.
1 - Il tempo passa e non ritorna più. Dio ha assegnato a ciascuno di noi un tempo determinato per realizzare il piano divino sull’anima nostra: abbiamo solo questo tempo e non ne abbiamo altro. Il tempo male impiegato è perduto per sempre. La condizione della nostra vita è questo continuo fluire, questo continuo correre del tempo che non ha ritorno; nell’eternità, invece, saremo fissi, saremo stabiliti. E saremo stabiliti in quel grado di amore che avremo raggiunto ora, nel tempo; se tale grado sarà grande, in un grande grado di amore e di gloria saremo stabiliti in eterno, ma se avremo raggiunto un piccolo grado, non ne avremo di più per tutta l’eternità. Terminato il fluire del tempo non è più possibile alcun progresso. «Adunque, come l’occasione si presenta facciamo del bene a tutti» (Gal. 6, 10). «Si tratta di dare ad ogni istante il massimo amore, di rendere eterno l’istante che fugge, dandogli il valore dell’eternità» (Sr. Carmela d. Sp. S., o.c.d.): ecco il modo migliore d’impiegare il tempo che Dio ci concede. La carità ci permette di aderire con docilità ed amore alla volontà di Dio, e così alla fine della vita avremo realizzato il piano divino sull’anima nostra, avremo raggiunto quel grado d’amore che Dio attende da ciascuno di noi e con cui l’ameremo e lo glorificheremo in eterno.
2 - L’aumento della carità dipende dagli atti meritori, ossia dalle opere buone compiute sotto l’influsso della carità. Ogni opera buona merita un aumento di carità, e questo può essere concesso subito all’anima, oppure solo alla fine della vita, secondo che l’anima avrà operato con tutto l’amore di cui è capace o, al contrario, un po’ per forza, con grettezza e negligenza. Nel primo caso l’aumento di carità è simile agli interessi che vengono immediatamente incorporati al capitale e che quindi fruttificano con esso, nel secondo caso è simile a quegli interessi che non vengono aggiunti al capitale e quindi non aumentano con esso, pur essendo proprietà di chi li ha acquistati.
Perché il merito delle nostre opere buone - ossia l’aumento di carità da esse guadagnato - venga subito concesso all’anima, occorre che tali opere siano compiute con tutto l’amore, cioè con tutta la buona volontà e la generosità di cui l’anima è capace: allora è come se l’anima si aprisse per ricevere l’aumento d’amore meritato, e questo infatti si congiunge subito al capitale di carità che essa possiede, aumentandone immediatamente il grado e l’intensità.
Per crescere nell’amore abbiamo solo la breve giornata di questa vita terrena e se vogliamo trarne il maggior frutto possibile, dobbiamo applicarci a compiere le nostre opere buone «con tutto il cuore», vincendo l’inerzia e la grettezza naturale. Allora l’amore crescerà a dismisura e l’anima potrà, con S. Teresa di G. B., dire al Signore: «il tuo amore è cresciuto con me, ed ora è un abisso di cui non posso sondare la profondità» (St. p. 318). Conviene affrettarci finché abbiamo tempo, perché poi «viene la notte, quando nessuno può operare» (Gv. 9, 4).
Colloquio - O Signore, considerando il nuovo anno trascorso e che Tu mi hai concesso per crescere nel tuo amore, non posso fare a meno di lamentarmi di me stesso e di ripeterti: quanto poco ti ho amato, mio Dio! Come ho impiegato male il mio tempo!
[…] Da parte mia, o Signore, non vedo miglior modo di ricuperare il tempo perduto che applicarmi con tutte le forze all’esercizio dell’amore. Sì, il mio amore aumenterà se io saprò compiere per te «con tutto il cuore», ossia «con tutta la buona volontà», ogni mio dovere, ogni opera buona. Ma io sono tanto debole e fiacco, tanto indolente, inclinato a sfuggire lo sforzo, ad evitare o almeno a diminuire il sacrificio; la mia natura tende sempre al più facile, al meno faticoso e cade con tanta facilità nella negligenza, nella svogliatezza. Aiutami Tu, Signore, e rafforza il mio amore con la forza onnipotente del tuo. È così poco quello che posso fare per te; che almeno sappia farlo con tutto l’amore di cui Tu mi hai reso capace.
[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].
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