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domenica 14 gennaio 2024

La fortezza

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena.


Insegnami, o Signore, ad agire virilmente confidando in te. 

1 - « Il regno dei cieli si acquista con la forza » (Mt 11, 12). Non bastano le buone risoluzioni, i buoni desideri per farsi santi, occorre tradurli in pratica; ed è proprio in questa attuazione pratica che si incontrano le maggiori difficoltà, per cui spesso le anime si fermano scoraggiate o addirittura retrocedono dal cammino intrapreso. Sono anime deboli che si spaventano di fronte alla fatica, allo sforzo, alla lotta; sono anime cui manca, o per lo meno difetta, la virtù della fortezza. Questa virtù è appunto quella che ci rende capaci di affrontare e di sostenere qualsiasi difficoltà, qualsiasi disagio e sacrifìcio che possiamo incontrare nell’adempimento del dovere. Difficoltà e sacrifici che non mancheranno mai, perchè mentre « larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione,... stretta è la porta e angusta è la via che conduce alla vita » (Mt. 7, 13 e 14). Quindi, come sarebbe un’illusione pretendere di trovare facile e comoda la via del bene, così sarebbe un’illusione pensare di poterla battere senza un assiduo esercizio della virtù della fortezza. Anzi, quanto più un’anima aspira a maggior perfezione, tanto più deve essere forte e coraggiosa, giacchè maggiori saranno le difficoltà che dovrà affrontare.

Quando Gesù ha voluto fare l’elogio del Precursore ha detto: « Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? » (Mt. 11, 7); no, il Battista non era un debole che poteva essere scosso dal vento delle difficoltà, ma un forte che, per difendere la legge di Dio, non ebbe timore d’incorrere nella disgrazia del suo re e seppe affrontare con coraggio anche il martirio. Altrove, parlando della vittoria sul male e sul demonio, Gesù ha tracciato l’elogio dell’uomo forte: « Quando un uomo forte, ben armato, custodisce l’ingresso di casa sua, quanto egli possiede è al sicuro » (Lc. 11, 21). E' l’immagine dell‘anima che ha la virtù della fortezza: essa è bene armata e nessuna lotta, nessuna tentazione, nessun ostacolo può spaventarla, anzi, malgrado tutto ciò rimane sicura e tranquilla poichè trae la sua forza da Dio stesso.

2 - « Sua Maestà - scrive S. Teresa d’Avila - vuole anime coraggiose, ed è loro molto amico, purchè camminino con umiltà, diffidando sempre di se stesse » (Vi. 13, 2). La fortezza cristiana non è temerarietà nè presunzione delle proprie forze, ma si basa su Dio e sui grandi doni che Egli ha elargiti all’uomo. Se l’uomo è nulla per se stesso, è però grande per quel che Dio l’ha fatto e gli ha donato, per la dignità altissima che gli ha conferita: nell’ordine naturale è stato preposto al governo del mondo, tutte le altre creature gli sono state sottoposte, ed egli deve servirsene per meglio conoscere ed amare Dio; nell’ordine soprannaturale ha ricevuto la vocazione altissima di figlio di Dio, chiamato da lui a partecipare alla sua vita ed alla sua beatitudine eterna. Per conseguire tale mèta gli è stata conferita la grazia, la quale non è solo vita e luce soprannaturale, ma è anche forza divina, forza infusa in lui proprio per sanare le debolezze della sua natura, per corroborare la sua volontà, onde renderlo capace di adempiere tutti i doveri inerenti alla sua vocazione. Nel battesimo, assieme alle altre virtù infuse, ha ricevuto la virtù della fortezza, partecipazione della fortezza divina, depositata nell’anima sua come un germe capace di svilupparsi fino a piena perfezione. Nei doni naturali e soprannaturali ricevuti da Dio, nella dignità altissima cui l’uomo è stato da Dio inalzato, sta quindi il fondamento della fortezza cristiana.

Se siamo deboli, ciò non proviene da insufficienza dei doni divini, ma dalla nostra insufficienza, ossia da non aver trafficato abbastanza i talenti di natura e di grazia che il Signore ci ha dati. E, se siamo forti, il merito non è nostro, ma di Dio che ci ha resi tali. Il cristiano è umile nella sua fortezza perchè sa che questa non scaturisce da lui come da fonte propria, ma dai doni che Dio gli ha dati, ed egli rimane sempre dipendente da Dio, tanto nella considerazione del suo nulla, come in quella della sua grandezza, tanto nella sua umiltà, come nella sua fortezza. Ecco perchè il Signore, pur amando le anime coraggiose, le vuole umili e sempre diffidenti di sè; ecco perchè lo Spirito Santo dice: « rinfrancati, fatti cuore e spera nel Signore » (Sal. 26, 14).

[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].