Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).
Dio mio, che hai infuso in me l’amore, fa’ che questo cresca sino a condurmi all'unione con te.
1 - Iddio, per mezzo della purgazione spirituale, « produce nell'anima meravigliosi effetti, illuminandola e accendendola di ardenti brame di solo amor divino, non di alcun’altra cosa » (G.C. N. II, 13, 11). Appunto così, a misura che si distacca dalla terra lasciando da parte ogni affetto e appetito delle creature, l’anima sale la « segreta scala » dell’amore che di grado in grado l’eleva fino al suo Creatore, « poiché solo l’amore è quello che unisce l’anima con Dio » (ivi, 18, 5).
Questa accensione di amore non è avvertita al principio della purificazione, perché allora « il fuoco divino svolge tutta l’opera sua più a disseccare e disporre l’anima che a riscaldarla; ma, in progresso di tempo, quando già l’ha riscaldata abbastanza, l’anima molto spesso sente l’amoroso ardore » (ivi, 12, 5). Il divampare dell’amore può essere accompagnato da un grande diletto spirituale; sono allora istanti di immensa gioia in cui l’anima pregusta l’unione con Dio alla quale va approssimandosi, gioia che la ripaga ampiamente di tutte le pene ed ansie sofferte nell’oscurità della notte e che l’incoraggia ad abbracciare di buon volere quelle che ancora dovrà subire per giungere all’unione perfetta. Tuttavia, giova ricordare che l’infiammazione d’amore non consiste nel gaudio che l’anima può sperimentare, bensì nella forte decisione della volontà di darsi interamente a Dio. « Del resto, tutto ciò è opera del Signore, che infonde come vuole », ossia può infondere l’amore « lasciando arida la volontà » (ivi, 12, 7), oppure infiammandola con soave ardore.
Comunque, quello che ci deve interessare non è già di godere dell’amore, ma di progredire rapidamente in esso, appunto perché solo l’amore è la forza che può unirci a Dio.
Trattando questo argomento, S. Giovanni della Croce precisa: « L’inclinazione dell’anima, la forza e la virtù che ha per andare a Dio è l’amore... e quindi, quanto più gradi di amore ha, tanto profondamente entra in Dio e si concentra con lui » (F. 1,13). Come la pietra nel cadere è attratta al centro della terra dalla forza di gravità, così l’anima è attratta a Dio dalla forza dell’amore. Quanto più questo amore sarà forte, tanto più sarà potente a trascinarla tutta in Dio e ad unirla interamente a lui: « l’amore più forte è il più unitivo » (ivi). Potrà, dunque, l’anima che desidera sinceramente unirsi a Dio, non applicarsi con tutte le sue forze a crescere nell’amore?
2 - Ad un grado di amore imperfetto corrisponde un grado di unione imperfetta, mentre all’amore perfetto corrisponde l’unione perfetta. [...] Basta un grado di amore, cioè basta l’osservanza della legge divina che assicuri lo stato di grazia, perché Dio si renda presente nell’anima, facendo dimora presso di lei, e quindi l’anima possa vivere a lui unita; ma è evidente che a questo primo grado di amore e di grazia corrisponde un’unione con Dio molto imperfetta. In tale stato l’anima è già nel suo centro, ossia in Dio, e vive già unita a lui che si degna d'inabitarla per grazia, tuttavia le resta ancora un lungo cammino da percorrere per giungere al suo centro più profondo, cioè per penetrare nelle profondità di Dio e vivere intimamente e perfettamente unita a lui. Le tappe di questo cammino sono segnate dal progresso nell'amore; più l’anima ama, più s‘immerge in Dio, e d’altra parte Dio stesso, realizzando la sua promessa, le si rende sempre più presente per grazia, invitandola ad un’amicizia e ad un’unione sempre più intima. [...]
L’amore compie il grande miracolo: attira Dio nell'anima che lo ama e lancia quest’anima in Dio; mediante l’amore una miserabile creatura s’incontra col suo Creatore e si unisce a lui in modo così intimo e perfetto da restarne tutta trasformata e divinizzata. Quale dono più grande poteva farci Dio che crearci nell'amore, che infondere in noi l’amore, la grande forza capace di unirci a lui?
Colloquio - « O amatissimo Re pacifico, desiderato da tutti i cuori generosi del cielo e della terra, che con infinita soavità mi domandi di amarti con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, non disprezzare i miei sospiri e i desideri miei.
« Dilettissimo Re, che venisti al mondo per regnare nei cuori degli uomini col dolcissimo impero della carità, fa’ che io ti ami con tutto il cuore e con tutte le forze della mia mente. Fa’, o Signore amabilissimo, che io non viva in me, ma in te, che sei la vita mia, e mi trasformi in te per effetto d’amore. Comunicami quel fuoco dolcissimo che arde nel tuo cuore e fa’ che in tutte le cose cerchi solo te, vera pace e centro dell’anima mia. Da te altro non voglio se non che m’infiammi col tuo fuoco eterno, il quale generi nel mio cuore una così grande sollecitudine per te che giorno e notte ti vada sempre cercando; fa’ che questa sollecitudine mi spinga ad usare tutte le cose, a servirmi di tutte le occasioni e ad escogitare sempre nuovi mezzi per darti gusto e muovere tutte le creature a servirti, ad amarti e ad unirsi a te nel vincolo della carità.
« Vieni in me, o dolcissimo Sposo dell’anima mia, o cuore ardentissimo e desiderosissimo del cuor mio, entra come assoluto Signore in casa tua e governala imperiosamente con il potere del tuo onnipotente amore. Vorrei oggi, o magnifico Figlio di Dio, essere attratto a te, e che la mia anima fosse trasformata nella tua e, dopo ciò, Tu fossi l’anima mia, la mia vita, l’unico conforto del mio cuore afflitto, il mio sollievo » (Ven. Giovanni di G. M., o.c.d.).
[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].
(.)