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domenica 18 maggio 2025

Il vincolo della perfezione

Sacro Cuore di Gesù
Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


Dio mio, fa’ che prima di ogni altra cosa io desideri e cerchi la perfezione dell’amore. 

1 - L’Epistola [...] ci richiama al dovere fondamentale del cristiano: la carità. Poco valgono tutti i programmi ed i propositi di vita spirituale, se non sono animati dall’amore e non conducono alla perfezione dell’amore. Poco valgono il distacco, la mortificazione, l’umiltà e tutte le altre virtù, se non dispongono il cuore ad una carità più profonda, più piena, più espansiva. «Soprattutto - raccomanda S. Paolo - rivestitevi di quell’amore che è il vincolo della perfezione»; non solo amore verso Dio, ma anche amore verso il prossimo, anzi, è proprio sotto questo aspetto che, nell’Epistola [...], l’Apostolo parla della carità, mostrando con tanta finezza come tutti i nostri rapporti col prossimo devono essere ispirati dall’amore. «Assumete come eletti di Dio, santi e amati, viscere di misericordia, benignità, umiltà, modestia, longanimità, sopportandovi a vicenda, e a vicenda perdonandovi, se uno abbia a muover lamento di un altro». La caratteristica degli eletti di Dio, dei santi e amati da lui è appunto l’amore fraterno; senza questo distintivo Gesù non ci riconosce per suoi discepoli, il Padre celeste non ci ama come suoi figli, né ci introdurrà nel suo regno. La vita spirituale richiede l’uso di tanti mezzi, comporta l’esercizio di molte virtù, ma bisogna stare attenti a non perdersi e a non fermarsi nei particolari, dimenticando il più per il meno, ossia dimenticando l’amore che deve essere il fondamento e il fine di tutto. A che varrebbe la vita spirituale e la stessa consacrazione a Dio, a che varrebbero i voti religiosi se non aiutassero le anime a tendere all’amore perfetto? 

Ecco l’amore perfetto che l’Apostolo ci chiede di avere verso il prossimo: misericordia, compatimento; perdono scambievole, cordiale, che non lascia luogo a divisioni, ad attriti, che supera i contrasti, che dimentica le offese; carità longanime che fa qualsiasi sacrificio e supera qualsiasi difficoltà pur di andare d’accordo con tutti, perché tutti formiamo in Cristo «un sol corpo», perché tutti siamo figli dello stesso Padre celeste. 

Una simile carità fraterna è la garanzia più certa di una vita spirituale in cammino verso la santità. 

2 - […] «Il regno dei cieli è simile ad un uomo che seminò buon seme nel suo campo. Ma... venne il suo nemico e seminò della zizzania in mezzo al frumento». Nel mondo, suo campo, Dio ha seminato il bene a piene mani, ha seminato grazia e amore, ha seminato desideri di donazione totale, ideali di vita apostolica, di vita religiosa, di vita santa. Ma in mezzo a tanto bene è venuto il nemico a seminare il male. Perché Dio permette questo? Per vagliare i suoi servi come si vaglia il grano, per metterli alla prova. 

Talvolta ci scandalizziamo vedendo che il male si insinua anche negli ambienti migliori, vedendo che anche fra gli amici di Dio, fra coloro che dovrebbero essere di edificazione agli altri, vi sono alcuni che si comportano indegnamente; allora, pieni di zelo, come i servi della parabola, vorremmo porvi rimedio e toglier via questa zizzania: «Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?». Ma Dio ci risponde: «No, affinché raccogliendo la zizzania, non strappiate, per avventura, anche il frumento». La zizzania è risparmiata non perché sia buona, ma per riguardo al frumento; così Dio risparmia i cattivi e non li toglie di mezzo proprio per il bene dei suoi eletti. Chiedendoci di sopportare con pazienza certe situazioni, altrettanto inevitabili quanto deplorevoli, Dio ci chiede uno dei più grandi esercizi di carità, di compatimento, di misericordia. Dio non ci dice di accomunarci col male, di far lega con la zizzania, ma ci dice di sopportarla con la longanimità con cui la sopporta lui stesso. Non vi è forse stato un traditore nel collegio apostolico? Eppure Gesù lo ha voluto tra i suoi intimi e con quanto amore l’ha trattato! La massima carità si esercita verso coloro che con la loro cattiva condotta ci danno tante occasioni di perdonare, di rendere bene per male, di soffrire ingiustizie per amore di Dio. Inoltre, dobbiamo considerare che, se è impossibile che la zizzania si muti in frumento, è invece sempre possibile che i cattivi si convertano in buoni. Non si sono forse convertiti la Maddalena, il buon ladrone e Pietro stesso che aveva rinnegato Gesù? È questo uno dei motivi più forti per spingerci alla bontà verso tutti. L’amore, quando è perfetto, ci permette di vivere accanto ai cattivi senza asprezza, senza litigi, senza subirne l’influsso, ma facendo piuttosto loro del bene. 

Colloquio - «O Signore Gesù, che essendo nobilissimo, bellissimo, innocentissimo, amasti me bassissimo, bruttissimo e pieno di deformità per il peccato, insegnami ad emulare la tua immensa carità affinché ami con affetto sincero e cordiale i miei prossimi anche se difettosi e colpevoli, non escludendo neppure quelli che conducono vita biasimevole. 

«Insegnami ad amare tutti per amor tuo e allora non mi mancheranno mai motivi di grande benevolenza, ancorché dovessi trattare con persone rozze, stolte e piene di ogni altra imperfezione. Solo fissando lo sguardo in te, Signore Iddio, oggetto di amore infinito, potrò superare tutti i fastidi e le difficoltà che incontro nei contatti col prossimo. 

«O Gesù, che ti adattasti alla mia miseria facendoti uomo e rivestendo la mia fragile natura, insegnami ad adattarmi al mio prossimo sopportando con pazienza i suoi difetti e industriandomi di correggere i miei, nonché di togliere dalla mia condotta tutto ciò che può dispiacere agli altri» (Ven. Giovanni di G. M., o.c.d.). 

«O Signore, quanto sono ancora lontano dalla vera carità ed umiltà! Tu m’insegni che non è gran cosa l’andare d’accordo con gli uomini mansueti e buoni; ciò naturalmente piace a tutti ed ognuno sta volentieri in pace e ama di più coloro che pensano come lui. Ma invece è grazia grande, virtù maschia e degna di molte lodi il saper vivere in pace con gli ostinati, i perversi, gl’indisciplinati e con quelli che ci sono contrari. 

«Concedimi, Signore, te ne prego, questa grazia senza la quale non potrò conservare a lungo la pace col prossimo, ma sarò sempre pronto ad adirarmi e a sdegnarmi. Oh, come dovrei piuttosto correggere me stesso, anziché risentirmi per le mancanze altrui! Come dovrei sopportare i difetti degli altri, se a mia volta voglio essere sopportato!» (cfr. Imit. II, 3, 2). 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].



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