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sabato 14 maggio 2022

Lo sport può essere una "scuola spirituale"

Riporto alcuni interessanti brani tratti dall'allocuzione pronunciata in Piazza San Pietro il 9 ottobre 1955 dal grande Papa Pio XII per i membri del Centro Sportivo Italiano.


(...) Nella menzionata circostanza del sorgere del vostro Centro fu ancora una volta necessario spiegare che la Chiesa non può trascurare, come opera a lei estranea, la cura dei corpi e la cultura fisica, quasi fossero di sua competenza soltanto le « cose puramente religiose » ed « esclusivamente spirituali »; che esistono delle virtù naturali e cristiane, senza le quali lo sport non potrebbe svilupparsi, ma decadrebbe inevitabilmente in un materialismo chiuso, fine a sè stesso; che i principî e le norme cristiane applicate allo sport gli schiudono più elevati orizzonti, illuminati perfino da raggi di mistica luce. Ci studiammo perciò, in quella ed in altre occasioni, di tracciare le linee maestre concernenti l'armonia dei rapporti tra i principi cristiani e le attività sportive, spesso a voi ricordate e spiegate.

(...) Anzitutto, quanto al lato organizzativo e tecnico, converrà incrementare la diffusione del sano sport, anche tra la gioventù non abbiente, come del resto lodevolmente il Centro si è proposto di fare fin dall'inizio. Se siete persuasi che lo sport tempra e fortifica i corpi, educa lo spirito e l'addestra a più alte vittorie, non potrete permettere che numerose schiere di giovani siano privati di questi beni a causa della povertà.

(...) L'educazione sportiva vuole inoltre formare i giovani alle virtù proprie di questa attività. Esse sono, tra le altre, la lealtà che vieta di ricorrere a sotterfugi, la docilità ed obbedienza ai saggi ordini di chi guida un esercizio di squadra, lo spirito di rinunzia quando occorre tenersi in ombra a vantaggio dei propri « colori », la fedeltà agli impegni, la modestia nei trionfi, la generosità per i vinti, la serenità nell'avversa fortuna, la pazienza verso il pubblico non sempre moderato, la giustizia se lo sport agonistico è legato ad interessi finanziari liberamente pattuiti, ed in generale la castità e la temperanza già raccomandata dagli stessi antichi. Tutte queste virtù, sebbene abbiano come oggetto una attività fisica ed esteriore, sono genuine virtù cristiane, che non possono acquistarsi ed esercitarsi in grado esimio senza un intimo spirito religioso e, aggiungiamo, senza il frequente ricorso alla preghiera.

Praticato in questo modo, ed inserito nel campo soprannaturale, lo sport può diventare quasi un'ascesi, poichè l'Apostolo S. Paolo esorta a rivolgere a gloria di Dio tutto ciò che il cristiano opera (cfr. 1 Cor. 10, 31).

Tornerà forse a danno della tecnica una tale concezione spirituale e quasi ascetica dello sport? Al contrario! È accaduto di recente che da più parti si è invocato il ritorno degli atleti allo sport « puro », cioè a quelle finalità e a quei metodi, che nulla hanno di comune col cosiddetto « mercantilismo » e « divismo », ai quali vengono sacrificati gli alti ideali, la giustizia, la sanità degli atleti e il buon nome della nazione, che si vuol rappresentare nelle gare.

Se tutto ciò ha qualche importanza, nulla potrà meglio affrancare lo sport dalle lamentate deviazioni, quanto lo spirito cristiano e le virtù che da esso promanano.

(...) Lo sport, quando sia inteso cristianamente, è di per sè un'efficace scuola per quel grande cimento che è la vita terrena, le cui mete sono la perfezione dell'anima, il premio della beatitudine, la gloria immarcescibile dei santi. Di questo agone più alto lo sport non è che una pallida immagine, ma con quali differenze! Mentre ai cimenti sportivi si è liberi di partecipare, nell'agone spirituale è necessario che tutti entrino e perseverino; mentre in quelli un solo tra molti ottiene la palma, in questo la vittoria è disposta ad incoronare tutti e ciascuno; ma, soprattutto, mentre in quelli, ove manchino le energie, altro non resta che ritirarsi e dichiararsi vinti, in questo è sempre pronta a sollevare e rinvigorire le declinanti forze la forza stessa di Dio, che vuole tutti gli uomini salvi e vincitori.

Vi esortiamo dunque, carissimi giovani, fervidi di vita, di forza, di ardore, a riserbare la miglior parte della vostra ambizione e delle vostre energie all'agone dello spirito, nella ferma fiducia di giungere vittoriosi alla palma, mediante l'indomita volontà e con la grazia e l'esempio dell'unico Vincitore del mondo, Gesù Cristo.