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martedì 17 maggio 2022

Recitare l'Atto di dolore

Vedendo un documentario che narrava un triste episodio di guerra, rimasi colpito da un fatto. Molti soldati italiani presi prigionieri, erano stati concentrati in un luogo di campagna. Credevano che sarebbero stati condotti in un campo di prigionia e si preparavano a marciare, ma un ufficiale italiano, che forse capiva la lingua del nemico, o comunque aveva capito quel che stava per accadere, gridò ai nostri soldati: “Recitate l'atto di dolore!”. Pochi istanti dopo dalle mitragliatrici del nemico partirono raffiche incrociate che massacrarono quasi tutti i soldati (qualcuno rimase ferito e venne salvato dalla popolazione del posto, dopo che il nemico abbandonò il luogo del misfatto). Mi ha fatto riflettere molto quel “Recitate l'atto di dolore!” gridato dall'ufficiale italiano. Sì, un atto di dolore, se recitato devotamente, può salvare la propria anima, poiché causa una contrizione perfetta del cuore, cioè procura un dolore perfetto delle proprie colpe, dolore causato principalmente dall'aver offeso Dio infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Chissà quanti soldati in quell'occasione riuscirono a fare un atto di contrizione. Chissà quanti sapevano recitare l'atto di dolore. Ohimè, se accadesse oggi un fatto del genere, temo che ben pochi saprebbero recitare questa importantissima preghiera. Il tempo per dire barzellette, chiacchiere e pettegolezzi non manca mai, ma se si tratta di imparare a memoria una preghiera, si dice che non si ha tempo. Un giorno San Roberto Bellarmino andò a visitare un moribondo. Tentò di prepararlo alla confessione e alla buona morte facendogli fare un atto di contrizione, ma il moribondo affermò di non capire quei concetti, e in quello stato se ne morì.