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domenica 11 giugno 2023

Beati i miti

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


O Spirito Santo, infondi sempre più nel mio cuore l’olio della pietà e della dolcezza. 

1 - Lo Spirito Santo, che mediante il dono della fortezza rinvigorisce il nostro cuore, mediante il dono della pietà vuole renderlo mite e soave. Noi stessi, esercitando la virtù della dolcezza, facciamo il possibile - e dobbiamo farlo a tutti i costi - per acquistare quella mansuetudine di cuore tanto raccomandata da Gesù e che, come Egli stesso ha detto, ha per frutto la pace interiore: « Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre » (Mt. 11, 29). Tuttavia non riusciamo ancora a stabilirci in una dolcezza abituale, in una pace continua, tanto è vero che, di fronte a casi imprevisti, a contraddizioni, a torti, ad offese la dolcezza vien meno e la pace del cuore svanisce, almeno per qualche istante. Queste esperienze quotidiane, benché dolorose ed umilianti, sono salutari, giacché, molto meglio di qualsiasi ragionamento, ci fanno comprendere l'insufficienza dei nostri sforzi e l’estrema necessità dell’aiuto divino, aiuto che Dio stesso ha già stabilito di darci infondendo in noi il dono della pietà. Mettendo in atto questo dono, lo Spirito Santo spegnerà in noi tutti i residui di risentimento verso il prossimo, finirà di sciogliere la nostra durezza, prenderà, per dir così, il nostro cuore nelle sue mani, per stabilirlo nella mansuetudine e nella pace abituale. Finché questo povero cuore rimane in mano nostra, non riusciremo mai ad esserne totalmente padroni; ma anche se ogni giorno, nonostante i propositi tante volte rinnovati, dovessimo registrare delle mancanze di dolcezza, non dovremmo per questo desistere dall’impresa, bensì riprendere di buon volere i nostri sforzi e nello stesso tempo invocare con umile insistenza l’aiuto divino: « Veni, Sancte Spiritus, flecte quod est rigidum, fove quod est frigidum, rege quod est devium » (Seq.). Vieni, Spirito Santo, piega e vinci la mia durezza, riscalda la mia freddezza, reggi e raddrizza ciò che mi fa deviare dalla mansuetudine. 

2 - La beatitudine che corrisponde al dono della pietà è il premio promesso alle anime che, mediante i loro sforzi e l’aiuto dello Spirito Santo, hanno raggiunto la mansuetudine perfetta: « Beati i mansueti, perché essi possederanno la terra » (Mt. 5, 4). Quale terra? Anzitutto quella del proprio cuore, giacché, dice S. Tommaso, « la mansuetudine rende l’uomo padrone di sé » (IIa IIae, q. 157, a. 4, co.). Senza questo dominio interiore di tutti i propri impulsi - movimenti di animosità, di antipatia, di sdegno, di collera, ecc. - si potrà rivestire la propria condotta di un’apparenza di dolcezza, come fanno i mondani per opportunismo, ma non si potrà avere quella mansuetudine profonda che regge imperturbata di fronte agli urti della vita. Del resto, la piena padronanza di sé è proprio quella che - come ha detto Gesù - ci permetterà di possedere la terra nel senso più vasto e più bello, ossia di possedere il cuore degli uomini. Se vogliamo giovare ai nostri fratelli e conquistare i loro cuori per orientarli al bene, alla verità, a Dio, dobbiamo servirci, non già della forza e dell’imposizione che inasprisce e provoca reazioni contrarie, ma della mansuetudine, della pazienza, della longanimità. È il metodo usato da Gesù, la cui missione è stata annunciata da lui stesso come un’opera di dolcezza [...].

Come Gesù, l’Agnello di Dio, ha conquistato il mondo con la sua mansuetudine, così noi conquisteremo il cuore dei nostri fratelli a misura che, dominando noi stessi, diventeremo agnelli di dolcezza [...]. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].


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