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mercoledì 1 giugno 2022

Chi aspira al matrimonio dovrebbe desiderare di procreare dei bimbi per dilatare la Chiesa e il Regno di Dio

Dagli scritti di Pierre Dufoyer.


Quando sognano il loro futuro matrimonio, anche se si sforzano di avvicinarsi alla realtà, la maggior parte delle giovani sono vittime delle convenzioni, della letteratura e della fantasia. Esse fanno dei bei sogni, delle brillanti anticipazioni che, disgraziatamente, non hanno che lontani rapporti coi fatti.

Si possono giustamente accusare di romanticismo, si può rimproverare loro di crearsi numerose illusioni a proposito del matrimonio, del coniuge e dei figli. È forse tutta colpa loro? Mentre la giovane ha già spontaneamente la tendenza a considerare il matrimonio in un modo troppo sentimentale, una quantità di romanzi scritti appositamente per lei sono tali da sviluppare questa mentalità, che le è già fin troppo naturale. Questi libri creano schiere di principi azzurri, di mariti e di spose talmente ideali, che nella realtà non ne esiste forse uno su diecimila. Il matrimonio vi è descritto come se si svolgesse in un'atmosfera di premure e di delicatezze, di amore sempre ardente... Il risultato di questa sistematica deformazione è immancabile: numerose giovani, dallo spirito falsato da tali letture, provano al contatto del matrimonio reale una singolare delusione, non vi si adattano completamente e conservano a lungo in cuore disinganno e sofferenza. La realtà, troppo dissimile dal sogno di prima, lascia loro la nostalgia d'un Eden immaginario, dal cui incanto s'erano lasciate adescare.

Se è incontestabile che le giovani si fanno del matrimonio un concetto troppo sentimentale e troppo sdolcinato, è altrettanto vero che, da un altro punto di vista, esse non ne scorgono tutta la grandezza e non ne concepiscono tutta l'ampiezza: sono ben lontane dallo scoprire e dall'apprezzare in tutti i particolari le ricchezze autentiche che vi nascondono e che Dio vi ha poste.

Se si esamina più a fondo il modo in cui le giovani immaginano il loro matrimonio di domani, si costata che esse sperano essenzialmente, per non dire esclusivamente, un universo di dolcezza: di amare e di essere amate, di mostrare tenerezza e di accarezzare. Credono che tutto sarà dolce per loro, marito e figli; sono pronte a vezzeggiarli, a circondarli di tenerezza e di affetto; si rannicchiano in anticipo sotto il suo amore virile e forte, si sentono deliziosamente circondate dalla loro candida riconoscenza.

Queste speranze non sono prive di nobiltà e neppure di generosità. A differenza dei sogni del giovane, in cui l'accento è posto volentieri sui vantaggi personali scontati, quelli della giovane si indirizzano più spontaneamente verso il bene che essa desidera diffondere e far risplendere attorno a sé. Pur riconoscendole questa superiorità, sarà lecito sottolineare che anche la sua concezione dell'amore contiene una parte di egoismo ed è basata, in fondo, quasi completamente sull’attesa di una gioia e d'una dolcezza.

Lo stesso si dica dei sogni materni delle giovani: esse sognano soprattutto, e quasi esclusivamente, la felicità che proveranno nell'essere "mamma". Immaginano già fin d'ora la fisionomia dei loro figli: li pensano graziosi, puliti, garbati, intelligenti; le loro candide riflessioni e le loro osservazioni ingenue e semplici attireranno l'attenzione simpatica e meravigliata dei vicini, provocheranno l'ammirazione, un po' di gelosia forse; la mamma sarà profondamente fiera di loro!... Che felicità fasciarli, vezzeggiarli, vederli crescere, riceverne le carezze e i baci!... È naturale che questi bambini saranno allevati meravigliosamente! Non assomiglieranno a tanti altri che esse incontrano e che giudicano maleducati. Quale giovane non ha pensato: "Non sarò io ad allevare così i miei bambini!". E nei sogni... questi ultimi sono meravigliosamente docili ai consigli materni!

Un simile quadro snatura forse la mentalità della giovane? Non è forse questo il suo modo normale di intravedere il matrimonio e la maternità? Non li considera soprattutto sotto la visuale della dolcezza e della gioia personale? Senza dubbio questi pensieri sono legittimi, ma sono lontani dall’esaurire tutte le ricchezze della realtà e non considerano il matrimonio con l'ampiezza conveniente. Di fatto è un'istituzione ben più importante ed infinitamente più bella. Secondo il disegno di Dio il matrimonio include una dolcezza e felicità personale, ma non è solo questo: consiste essenzialmente anche nella missione sociale e religiosa di conservare e di estendere la Città terrena e il Regno di Dio mediante la procreazione e l'educazione cristiana dei figli. Si dirà forse che è la stessa cosa e che questa due punti di vista, praticamente, si confondono. Ciò non è del tutto esatto. Nella misura in cui le giovani sono animate nei loro sogni dalla mentalità descritta più sopra, la loro visuale, bisogna ammetterlo, è quasi esclusivamente personale e relativamente egoista. Per eguagliare l'ampiezza delle vedute divine, essa dovrebbe essere anche, o piuttosto prima di tutto, religiosa e sociale. Nella loro aspirazione al matrimonio, le giovani dovrebbero desiderare di contribuire, moltiplicando la vita umana, alla durata e al progresso della Città terrestre, alla dilatazione della Chiesa e del Regno di Dio: solo aggiungendo questi motivi più disinteressati alla loro volontà di gioia, di effusione, di felicità sapranno vedere il matrimonio in tutta la sua ampiezza e comprenderne tutta la bellezza.

Questo modo di considerare il matrimonio è assai importante per la sua riuscita sia coniugale che sociale. Per chi ha visto soltanto dolcezza, dolcezza di essere sposa, dolcezza di essere mammina, c'è da temere che le delusioni della vita coniugale e le fatiche della maternità non disingannino profondamente questi sogni sentimentali e non spezzino l'ardore di simili fanciulle un po' pazzerello e troppo romantiche.

Se invece si affronta il matrimonio non per cercarvi un piacere, ma per compiervi una missione, si avrà una probabilità ben maggiore di superarne coraggiosamente le inevitabili difficoltà. Sono proprio le donne che si consacrano con maggior cuore e coscienza al loro dovere di sposa e di madre quelle che scoprono, per soprappiù, la gioia e la dolcezza tanto desiderate.

Allarghino dunque le giovani i loro orizzonti, aspirino a qualcosa, se non di più dolce, almeno di più grande, più solido, più imponente, più bello. La vita coniugale deve essere uno sforzo cosciente, tenace, generoso per far contento il proprio marito, renderlo coraggioso e forte nei suoi doveri sociali, nonostante le delusioni e i disinganni immancabili. La maternità va considerata come un impegno sociale e religioso importante. Si desidererà diventare madre non solamente perché è una cosa dolce, ma perché allevare bene i figli è compiere la volontà di Dio, salvare la Città terrena dalla vecchiaia e dalla rovina, assicurare alla Città celeste il suo reclutamento di eletti. Se le giovani di oggi non accettassero di essere mamme, la fine del secolo, conoscerebbe soltanto vecchi e tombe, la Chiesa non recluterebbe più né battezzati, né sacerdoti, né missionari, il Cielo vedrebbe esaurita la sorgente degli eletti.

Il matrimonio comporta alti interessi sociali e religiosi. Niente di più naturale che le giovani continuino a considerare con speranza il loro avvenire coniugale e a sognare la dolcezza del matrimonio! Ma imparino anche ad innalzare le loro vedute e ad attuarle alla magnifica ampiezza dei piani di Dio.


[Brano tratto da "Il matrimonio - Libro della giovane dai 17 ai 20 anni", di Pierre Dufoyer, Edizioni Paoline; imprimatur: in Curia Arch. Mediolani, die 23-2-1953, Bernareggi, Vic. Gen.].