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domenica 25 agosto 2024

I progressi nell'apostolato

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).



O Signore, uniscimi a te e la forza della tua carità accenda nel mio cuore la vera fiamma apostolica.

1 - S. Tommaso insegna: l’amore è come il fuoco, produce una fiamma e la fiamma dell’amore è lo zelo; se il fuoco arde intensamente, allora anche la fiamma che produce è divorante, intensa. Il vero zelo apostolico è la risultante spontanea, il frutto normale del contatto intimo dell'anima con Dio per mezzo dell’amore. Quanto più un’anima si unisce a Dio per amore, tanto più viene coinvolta nella fiamma della sua carità, perciò partecipa del suo amore infinito per gli uomini, del suo zelo eterno per la loro salvezza, sì che diventa necessariamente apostolica. [...]

2 - S. Teresa di Gesù ci presenta l'anima nel momento in cui - come conseguenza della carità che l’unisce a Dio - nasce in lei la fiamma interiore dell’apostolato. Si tratta di un’anima resa dall’abbandono e dall‘amore così sottomessa alla volontà di Dio «da non sapere né volere che una cosa: che Egli faccia di lei tutto quello che vuole»; e Dio, che la «ritiene tutta per sua... la segna col suo sigillo» infondendole un vivissimo dolore per i peccati degli uomini e un ardente desiderio d’immolarsi per la loro salvezza (cfr. M. V, 2, 12-14). In quest’anima la carità è cresciuta a tal punto da renderla capace di rinunciare effettivamente alla sua volontà per conformarsi in tutto alla volontà divina; anche di fronte a casi difficili ed imprevisti, che richiedono molto spirito di sacrificio, ella sa mettere da parte ogni ripugnanza e risentimento della natura, ogni veduta e desiderio personale per aderire al volere divino, sia che questo le si presenti sotto l’aspetto dei doveri quotidiani o per mezzo della voce esterna dell’obbedienza o di quella interiore dello Spirito Santo, come pure per mezzo delle circostanze della vita. È, dunque, un’anima veramente unita a Dio per amore, veramente data a lui, e Dio la prende e la lancia al servizio della Chiesa, delle anime, volendo valersi di lei per attuare il suo piano di salvezza e di santificazione dell’umanità.

In tal modo si destano nell’anima immense brame di apostolato, per nulla paragonabili a quelle che poteva nutrire per l’addietro: ella sente che non si appartiene più, che la sua vita è necessariamente legata a quella del divin Redentore e che, a imitazione di lui, deve dedicarla e consumarla tutta al servizio delle anime. Anche coloro che vivono apparentemente più isolati dal mondo e dal contatto esterno degli uomini - le claustrali nella loro clausura, i contemplativi nei loro eremi o deserti - giunti a questo stato, diventano eminentemente apostolici e tutta la loro vita di preghiera e di sacrificio si orienta verso un unico ideale: riparare i peccati dell’umanità, salvare le anime. Mentre i contemplativi sfogano questo zelo apostolico raddoppiando la loro immolazione nascosta, gli attivi, dediti alle opere esterne, trovano nella fiamma interiore, divampante dalla loro unione con Dio, l’impulso, la forza, il sostegno, la fecondità del loro apostolato. Ancora una volta bisogna concludere che la via per giungere al massimo rendimento apostolico è la via solitaria e silenziosa dell’unione con Dio.

Colloquio - «Dio mio, quanto fervore e quanta forza nella carità di un’anima che è unita a te per amore! Coloro che sono così presi da te non possono limitarsi al proprio profitto personale, né contentarsene; ma, siccome sembra loro che è poco andarsene soli in cielo, con una sollecitudine e con un affetto tutto celeste e con squisite diligenze si sforzano di condurre con sé molti altri. Fa’ o Signore, che simile a questo sia l’effetto del mio amore per te!» (cfr. G.C.).

«O Signore, da un’anima già risoluta ad amarti e tutta rimessa nelle tue mani, Tu non vuoi altro che desideri e cerchi quanto può di contribuire alla tua maggior gloria.

«Oh, la carità di coloro che ti amano veramente! Che riposo potrebbero mai avere se vedessero di poter contribuire, fosse pure per poco, acciocché un’anima si avanzasse e ti amasse di più, o solo per darle una consolazione e liberarla da un pericolo? Come diverrebbe insopportabile il loro riposo personale!

«O Signore, afflitta per la rovina di tante anime, se non posso giovare ad esse con le opere, voglio importunarti con la preghiera. Voglio rinunciare ad ogni mio contento, e lo stimo per ben perduto, voglio dimenticarmi totalmente di me stessa per non pensare che al modo migliore di compiere la tua volontà.

«Dio mio, più il tempo passa, più cresce in me il desiderio di contribuire al bene di qualche anima parendomi, molte volte, di essere come una persona in possesso di un grande tesoro, desiderosa di farne parte a tutti, ma impotente a distribuirlo perché con le mani legate. Non potendomi più contentare, inalzo a te la mia voce, supplicandoti di fornirmi qualche mezzo per cooperare a guadagnare almeno qualche anima al tuo servizio» (T. G. Fd. 5, 6 e 5; 1, 6 e 7).


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].


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