Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).
O Gesù, degnati di associare la mia povera preghiera alla grande preghiera della Chiesa.
1 - La liturgia circonda la S. Messa con la recita dell’Ufficio divino che - come insegna la Mediator Dei - «è la preghiera del Corpo mistico di Cristo, rivolta a Dio a nome di tutti i cristiani ed a loro beneficio, essendo fatta dai sacerdoti, dagli altri ministri della Chiesa e dai religiosi, a questo scopo dalla stessa delegati». La grande dignità dell’Ufficio divino sta appunto in questo: nell’essere non una preghiera privata, ma la preghiera pubblica, ufficiale del Corpo mistico di Cristo, le cui membra non pregano da sole, ma pregano insieme con Cristo, loro Capo. «Il Verbo di Dio, assumendo la natura umana, ha introdotto nell’esilio terreno l’inno che si canta in cielo per tutta l’eternità. Egli unisce a sé tutta la comunità umana e se l’associa nel canto di questo inno di lode» (ivi). Nell’Ufficio divino «Gesù prega con noi come nostro Sacerdote; prega in noi come nostro Capo [...]». Che grande dono! Gesù, il Figlio di Dio, associa le nostre povere, misere preghiere, alla sua grande e preziosissima preghiera.
Benché l’Ufficio divino sia obbligatorio solo per i sacerdoti e per i religiosi incaricati dalla Chiesa, si può dire che è la preghiera di tutto il popolo cristiano, nel senso che viene inalzata a Dio «in suo nome ed a suo beneficio». È quindi assai lodevole che anche i semplici fedeli cerchino in qualche modo di parteciparvi, per esempio con la recita dei Vespri festivi, di Prima e di Compieta. Del resto, in ogni ora del giorno e della notte, essi possono offrire a Dio la grande preghiera della Chiesa secondo le proprie intenzioni e per le proprie necessità, supplendo così alle deficienze ed alla brevità delle loro preghiere personali; inoltre, anche in mezzo alle occupazioni quotidiane, possono unirsi, di tanto in tanto, con pie aspirazioni alla «lode perenne» che la Chiesa inalza a Dio a nome di tutta la cristianità.
2 - L’Ufficio divino si compone in massima parte di testi tratti dalla Sacra Scrittura e quindi ispirati dallo Spirito Santo; non possiamo perciò trovare preghiere vocali più belle e più atte a lodare la Maestà divina; per Mezzo di esse lo Spirito Santo stesso «intercede per noi con ineffabili sospiri» (Rom. 8, 26). E d’altra parte, essendo tali preghiere tanto ricche di dottrina e di unzione, giovano molto anche ad alimentare la pietà personale. Tutti questi motivi ci fanno comprendere che «all’eccelsa dignità di questa preghiera deve corrispondere l’interna devozione dell’anima nostra» (Med. Dei), in modo che, come dice S. Agostino, «la nostra mente concordi con la nostra voce». L’Ufficio divino, essendo la preghiera che la Chiesa innalza a Dio insieme con Gesù suo Capo, ed essendo ispirata dallo Spirito Santo, ha già di per sé un grande valore; ma non ha valore per noi - per alimentare la nostra unione con Dio, per attirarci le benedizioni divine - non diventa preghiera nostra, se noi non l’accompagnamo con la devozione nostra, personale. In quanto società dei fedeli, la Chiesa prega col cuore dei suoi figli, prega col nostro cuore e, più questo cuore sarà fervoroso e pieno di amore, più la nostra preghiera - preghiera della Chiesa - sarà gradita a Dio.
Pur non avendo l’obbligo della recita dell’Ufficio divino e limitandosi a recitare poche preghiere estratte dal Breviario, è bene però che ogni anima di vita interiore procuri di cogliere lo spirito della preghiera liturgica e di farlo suo. Spirito di lode e di adorazione, che vuole tendere a Dio un culto perenne in unione con Cristo e a nome di tutta la Chiesa, spirito di solidarietà con Gesù nostro Capo e con tutti i fedeli nostri fratelli, Spirito universale che abbraccia le necessità di tutto il mondo, che prega a nome di tutta la cristianità. Come si allargano allora gli orizzonti e le intenzioni delle nostre preghiere! E pregando non ci sentiamo più soli, ma ci sentiamo piccoli oranti accanto a Gesù, il grande Orante!
[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].