Si legge nelle
cronache dei Fratelli Minori che il B. Stefano, religioso di
quell'istituto, aveva una singolare divozione pel santo Sacramento,
passando una parte delle sue notti in adorarlo. In una di queste
circostanze, essendo solo nella cappella in mezzo alle tenebre, rotte appena dal chiarore d'una piccola lampada, tutto ad un tratto scorge in
uno stallo un religioso, profondamente raccolto e colla testa sepolta nel
suo cappuccio. Stefano gli si avvicina e domanda se ha il permesso di
lasciare a quell' ora la sua cella. - «Io sono un religioso defunto,
risponde. Qui devo fare il mio purgatorio dopo la sentenza della
giustizia di Dio, perché qui ho peccato per tiepidezza e negligenza nel
divino uffizio. Il Signore mi permette di farvi conoscere il mio stato,
onde mi aiutiate colle vostre preghiere».
Commosso da queste parole, il B. Stefano subito si mise in
ginocchio per recitare il De profundis ed altre preghiere; ed osservò che
mentre pregava il volto del defunto si apriva alla gioia. - Parecchie volte
ancora, nelle seguenti notti, la visione avvenne allo stesso modo,
mostrandosi il religioso ogni volta più contento, a misura che
s'avvicinava alla sua liberazione. Finalmente dopo un'ultima preghiera
del B. Stefano, si alzò dal suo stallo e scomparve in mezzo a luminosa
gloria.
[Brano tratto da “Il dogma del Purgatorio”, di Padre Francesco Saverio Schouppe, traduzione di Don Antonio Buzzetti, tipografia e libreria San Giuseppe degli artigianelli, Imprimatur: Taurini, die 7 Aprilis, 1932, Can. Franciscus Paleari, Provic. Gen.].