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domenica 9 novembre 2025

L'imperfezione

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).


O mio Dio, fammi comprendere quanto è necessario che l’anima sia pura per unirsi a te, perfezione infinita! 

1 - Mentre il peccato veniale include sempre una trasgressione più o meno lieve ad una legge di Dio, la imperfezione è l’omissione di un bene migliore a cui non si è obbligati per alcuna legge, ma che tuttavia sarebbe conveniente compiere. Quando, nel caso concreto, mi si presenta con chiarezza la possibilità di compiere un’azione migliore, che è conveniente e proporzionata al mio stato, alle mie possibilità attuali, che è in armonia con i miei doveri, per cui posso ragionevolmente pensare essermi ispirata dallo Spirito Santo, e tuttavia rifiuto deliberatamente di compierla, ciò non può essere senza vera e propria imperfezione. In questo caso il mio rifiuto del meglio non può essere considerato buono, né può essere giustificato dal pensiero che, non esistendo alcuna legge o comando che m’impone quell’azione migliore, possa ometterla unicamente per usare la mia libertà; questo sarebbe un abuso della libertà, la quale mi è stata data da Dio non altro che per rendermi capace di aderire al bene, senza lasciarmi influenzare dalle passioni. E infatti, in ultima analisi, il mio rifiuto del meglio include sempre una mancanza di generosità, motivata da un po’ di egoismo, di pigrizia, di grettezza, di attaccamento al mio comodo, e tutto ciò è evidentemente contrario alla perfezione. 

Considerata così, è chiaro che l’imperfezione volontaria non può mai essere conforme alla volontà di Dio, quindi anch’essa, come il peccato, va nella direzione opposta della carità, la quale tende alla piena conformità con la volontà divina. Ecco quindi l’importanza, per l’anima che tende all’unione con Dio, di eliminare dalla sua condotta qualsiasi imperfezione volontaria. È proprio in questo senso che S. Giovanni della Croce avverte: «Affinché l’anima venga ad unirsi perfettamente con Dio per volontà ed amore... si richiede che non consenta con cognizione ed avvertenza a veruna imperfezione», e insegna che basta l’attacco ad una imperfezione volontaria abituale per impedire «non soltanto l’unione divina, ma anche il progresso nella perfezione» (S. I,11, 3). 

2 - Volendo scendere più al concreto si possono considerare altri tipi d’imperfezione e anzitutto la trasgressione di una legge che di per sé non obbliga sotto peccato, come sono in genere le costituzioni o gli statuti dei vari Ordini ed Istituti religiosi. A proposito di ciò bisogna notare che, se non vi è un motivo ragionevole, proporzionato e sufficiente per venir meno ad una di queste leggi, molto facilmente tali trasgressioni diventeranno peccato veniale per mancanza di fine moralmente buono. Infatti, come insegna S. Tommaso, l’uomo è tenuto ad agire sempre per un motivo ragionevole, per un fine buono. Se il fine è viziato - come sarebbe per esempio trasgredire la legge del silenzio, del ritiro o della modestia religiosa per curiosità, per comodo proprio e simili - l’azione diventa per ciò stesso peccaminosa; e in genere si tratterà di «peccati, almeno leggeri, di pigrizia spirituale, d’incostanza, di ingratitudine e di una certa durezza di cuore che non apprezza sufficientemente il soccorso che Dio ci dà per le opere migliori» (Salmant). Altro genere d'imperfezione è una certa mancanza di compiutezza che si verifica in un atto sostanzialmente buono, ma eseguito, per esempio, con un po’ di grettezza, o senza impiegare in esso tutta la buona volontà e lo slancio di cui si è capaci. 

In fondo, qualsiasi genere d’imperfezione volontaria deriva sempre da mancanza di sforzo, di vigore, di slancio nella vita spirituale. È sempre l’egoismo che, in un modo o in un altro, toglie qualche cosa a Dio per accontentare l’io. Siamo troppo calcolatori, abbiamo paura di dare troppo e così l’egoismo ci tarpa le ali e ci impedisce di giungere alla piena unione con Dio. 

Colloquio - Ti supplico, o mio Dio, di concedermi una carità forte, generosa, capace di distruggere sino in fondo il mio egoismo. Oh, come lo comprendo che è proprio questo egoismo la causa di tante mie piccole infedeltà, di tante imperfezioni in cui cado abitualmente e delle quali non mi preoccupo di correggermi col pretesto che non sono peccati! 

Ma tali mancanze non sono senza importanza per un’anima che, essendo a te consacrata, ha il dovere di tendere alla perfezione, per un’anima quindi che Tu chiami alla santità, che Tu inviti alla piena unione con te. Come posso pretendere di unirmi a te, Perfezione infinita, io che ammetto volontariamente nella mia vita tante e tante imperfezioni? Come può la mia volontà essere del tutto conforme alla tua, quando io voglio e amo ciò che Tu non vuoi e non puoi assolutamente amare? 

O Signore, come sento il peso del mio egoismo che mi trascina verso il basso, che vorrebbe raggiungere il massimo col minimo sforzo, che sfugge a tutto potere la fatica, la rinuncia, la dedizione piena e generosa! Come sento la pesantezza della carne che cerca sempre di ridurre un po’ la misura della mia donazione, che rimanda al domani ciò che mi costa o mi ripugna, che mi presenta mille pretesti per sottrarsi ad un atto di generosità! 

Sì, o Signore, tutto questo lo sento, e Tu sai meglio di me fin dove arrivano i ripieghi e i compromessi del mio egoismo. Ma sai anche che voglio amarti con tutto il cuore, che voglio darmi interamente a te, sai che i miei poveri desideri sono sinceri, benché inefficaci. Ebbene, donami Tu un amore reale, operativo, capace di vincere tutte le resistenze dell’egoismo, di smantellarne tutti i piani. Tu che sei carità infinita, fuoco consumante, infondi nell’anima mia una scintilla del tuo amore, affinché distrugga e bruci ogni mia tendenza egoistica. Se l’egoismo è il peso che tenta di rallentare il mio slancio verso di te, fa’ che il tuo amore sia un peso ancor più forte che mi trascini incessantemente in te, per mezzo di una dedizione totale, senza riserva, senza misura. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].