Buonasera Cordialiter,
ti scrivo per porti alcune domande relative ad alcuni dubbi di ordine spirituale; se vuoi pubblicale pure sul blog con le eventuali risposte, ovviamente in forma anonima.
1) Da alcuni anni ho preso la consuetudine di recitare alcune preghiere in determinati giorni della settimana (ad es. i Salmi Penitenziali il mercoledì e il venerdì), sia come "proposito" personale, sia accogliendo proposte di alcuni siti cattolici che invitavano ad impegnarsi in tal senso. Ora, io non ho la certezza di aver promesso al Signore di continuare tali pratiche per tutta la vita, anche se mi sono sempre sentito in dovere di compierle. Ciò in ogni caso mi riusciva più facile quando ero studente e potevo più facilmente "distribuire" tali preghiere lungo l'arco della giornata; attualmente invece lavoro, e a volte mi trovo a "concentrarle" tutte insieme al tardo pomeriggio/sera. Volevo dunque chiederti se secondo te sarebbe peccato l'abbandonare una parte di queste pratiche.
2) La seconda domanda riguarda le rinunce quaresimali: se dovessi adottare il proposito di non mangiare caramelle per tutta la Quaresima (è un esempio) e infrangessi poi tale proposito (sia di mia iniziativa, sia perché mi sono state offerte da altre persone), ciò costituirebbe peccato grave, leggero o nessun peccato, purché mantenessi la volontà di fare qualche altra rinuncia? E se non ho la certezza di aver adottato risolutamente un certo proposito, posso agire come se non l'avessi adottato (mi riferisco ovviamente a cose di per sé lecite)?
3) Il digiuno obbligatorio (per noi di rito ambrosiano, il primo venerdì di Quaresima e il Venerdì Santo) consiste nel fare un solo pasto al giorno e due piccole refezioni nel corso della giornata [...]; se però, come ogni giorno in cui mi trovo sul luogo di lavoro, mangio poco e velocemente a pranzo, posso trasferire il "pasto vero e proprio" alla sera?
Ti ringrazio in anticipo per le eventuali risposte e ti assicuro un ricordo nella preghiera. Spero di darti presto un piccolo aiuto anche in maniera concreta.
Sia lodato Gesù Cristo
(Lettera firmata)
Caro fratello in Cristo,
rispondo volentieri alla tua e-mail che, per tutelare la tua riservatezza, pubblico in forma anonima, come faccio anche con tutti gli altri che mi scrivono. Spero tanto che questo post possa essere di qualche utilità anche ad altre persone che hanno dubbi simili.
I classici manuali di Teologia Morale insegnano che il voto è una promessa che si fa a Dio con l’intenzione di volersi obbligare a compierla sotto pena di peccato (grave o veniale a scelta del votante). Quando invece si vuol compiere qualcosa ma senza l’intenzione di volersi obbligare sotto pena di peccato, in questo caso si parla di “proposito”. Autorevoli moralisti insegnano che quando una persona ha il dubbio di aver fatto un semplice proposito o un vero e proprio voto, può tranquillamente presumere che si sia trattato di un proposito, e quindi non è obbligata a compiere nulla.
Se una persona ha il proposito di recitare i Salmi ma a causa del lavoro o per altri validi motivi riduce il tempo dedicato alla preghiera, non deve sentirsi in colpa di alcunché. Se invece prega meno del solito solo per “pigrizia spirituale”, in questo caso ordinariamente commette peccato veniale.
Circa i giorni di digiuno obbligatori stabiliti dalla legge ecclesiastica, il pio sacerdote salesiano Don Giuseppe Tomaselli (1902-1989), nel libro “L’anima onesta al confessionale”, afferma che si può invertire il pranzo con la cena.
Nella speranza di aver chiarito i tuoi dubbi, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.
Cordialiter