Chissà quante anime di soldati italiani si sono salvate grazie all'assistenza spirituale fornita dai cappellani militari durante l'ultimo conflitto mondiale!
Pur essendo veri soldati (hanno anche le stellette, come tutti i militari), i cappellani non combattono con le armi, bensì compiono i loro doveri sacerdotali a beneficio delle truppe. Molti di questi zelanti sacerdoti hanno compiuto atti di prode eroismo, mettendo a rischio la propria vita, pur di prestare soccorso spirituale alle anime dei combattenti. Tra i tanti cappellani militari che si sono distinti sui vari fronti di guerra vorrei ricordare Padre Davide (1908 – 1998), al secolo Giovanni Brevi.
Sul fronte greco meritò la Croce di guerra al valor militare con la seguente motivazione: «Cappellano militare di un battaglione alpino, durante un intenso bombardamento si portava in luogo fortemente battuto per dare il conforto della fede ai militari colpiti a morte e, noncurante dell'intenso tiro di armi automatiche nemiche, si recava oltre le nostre linee per ricuperare alcune salme e dar loro onorata sepoltura». Mali Scindeli (fronte greco), 11 marzo - 11 aprile 1941.
Tornato in Patria dal fronte greco-albanese, dopo qualche tempo partì per il fronte orientale nei ranghi dell'8ª Armata italiana, meglio conosciuta con l'acronimo ARMIR (Armata italiana in Russia), per dare assistenza religiosa ai valorosi soldati della Divisione alpina “Julia”. Nel dicembre del 1942 i sovietici scatenarono una devastante offensiva che riuscì a sfondare le linee difensive italiane sul fiume Don. Il mese successivo Padre Brevi venne preso prigioniero e deportato nei famigerati gulag staliniani, dove dovette sopportare tante sofferenze e privazioni causate dal disumano regime bolscevico. Nel 1954, dopo 11 anni di prigionia, ritornò finalmente in Italia. Il 5 agosto del 1951, mentre era ancora prigioniero dei sovietici, venne insignito della Medaglia d'oro al valor militare a vivente, conferitagli dal Presidente della Repubblica Italiana, con la seguente motivazione: «Apostolo della fede, martire del patriottismo, in ogni situazione, in ogni momento si offriva e si prodigava in favore dei bisognosi, noncurante della sua stessa persona. Sacerdote caritatevole ed illuminato, infermiere premuroso ed amorevole, curava generosamente gli infetti di mortali epidemie. Intransigente patriota, con adamantina fierezza, affrontava pericoli e disagi, senza mai piegarsi a lusinghe e minacce. Di fronte ai doveri ed alla dignità di soldato e di italiano preferiva affrontare le sofferenze e il pericolo di morte pur di non cedere. Eroicamente guadagnava il martirio ai lavori forzati. Esempio sublime di pura fede e di quanto possa un apostolo di Cristo ed un soldato della Patria».
Il fulgido eroismo dei tanti cappellani militari che hanno assistito spiritualmente le truppe in tempo di guerra non merita di essere dimenticato!