Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez (1526 - 1616).
Il Prato Spirituale dice: Ci raccontò uno dei Padri della Tebaide, che era figlio di un sacerdote pagano, che, da ragazzo, era solito star nel tempio con suo padre e assistere ai sacrifici che egli offriva agli idoli. Una volta entrò di nascosto dietro il padre e vide Satana seduto in un alto seggio e intorno a lui tutta la canaglia infernale, dalla quale uscì uno dei personaggi principali che gli si avvicinò e l'adorò. Satana gli chiese:
- Donde vieni?
- Sono stato - rispose - in quella tale provincia dove ho acceso liti e dissensi e versato molto sangue; son qui per raccontartelo.
Satana domandò:
- E quanto tempo hai impiegato per far ciò?
- Trenta giorni!
Satana comandò allora che lo si bastonasse perché aveva speso molto tempo per far poco. Si avvicinò poi un altro, e adorò il suo infernale capitano il quale gli chiese:
- E tu, donde vieni?
- Sono stato in mare dove ho suscitato molte tempeste e fatto naufragare molti uomini; ora eccomi a fartene relazione.
Satana chiese di nuovo:
- In quanto tempo hai fatto questo?
- In venti giorni.
Allora Satana comandò che fosse percosso anche questo per la stessa ragione che aveva fatto poco in molto tempo.
Si avvicinò allora il terzo che lo adorò; Satana gli domandò:
- E tu, di dove vieni?
- Sono stato in una certa città dove si facevano delle nozze; provocai una rissa in cui morirono molti, tra cui lo sposo.
E Satana di nuovo:
- In quanto tempo?
- In soli dieci giorni.
Nonostante avesse fatto tanto male, Satana comandò che lo si bastonasse, dicendo:
- In dieci giorni avresti potuto fare molto di più.
A questo punto giunse un altro che adorò il suo malvagio principe, che domandò anche a lui:
- Di dove vieni?
- Vengo dall'eremo, dove sono stato quarant'anni a tentare un monaco; finalmente stanotte sono riuscito a farlo cadere in un peccato di fornicazione.
Appena ebbe udito questo, Satana si alzò e lo baciò e, togliendosi la corona, gliela pose in testa, lo fece sedere in un seggio accanto a sé e disse:
- Hai compiuto una grande impresa!
Appena ebbi udito ciò, io pensai: Veramente eccellente deve essere l'ordine monastico! Me ne uscii di casa di mio padre e mi feci monaco.
Si noti di passaggio che quel padre concepì, e con ragione, tanta stima dell'ordine monastico da abbracciarlo, donde gli altri traggono disistima dei religiosi (Vitae Patrum, 1. 5, n. 39).
Un episodio simile a questo narra S. Gregorio nei Dialoghi (L. 3, c. 7).
Nelle Vite dei Padri si legge che un santo eremita fu portato da un angelo in un monastero di religiosi, dove vide una moltitudine di demoni che volavano come mosche per tutti i posti del monastero. Andato poi in una piazza vide che ce n'era uno solo, ozioso, seduto sulla porta della città. Domandando il perché di quello strano fatto, l'angelo gli rispose che in città tutti facevano quello che voleva il demonio e pertanto bastava uno per tutti; ma che in monastero tutti si sforzavano di resistere alle tentazioni e perciò occorrevano molti demoni per farli cadere (Vitae Patrum, l. 8, c. 44).
Palladio racconta quel mirabile esempio che si trova anche nelle Vite dei Padri. Un monaco che per molti anni era vissuto nell'esercizio di tutte le virtù religiose progredendo molto, infine provò di sé tanta vana compiacenza che giunse a peccare col demonio che gli era comparso sotto le forme di una bella donna, smarrita nel deserto. Egli l'accolse con molta facilità, parlò e scherzò con lei, le toccò le mani e innamorato stava per porre in opera il suo peccato quando essa gli scomparve dalle braccia gridando forte; dietro di lei si udirono le forti risate di molti demoni che volteggiavano per l'aria e dicevano:
- Oh, monaco, monaco che ti esaltavi al cielo! Dove sei sprofondato? Impara che chi si esalta sarà umiliato!
Pareva che con queste parole si facessero beffe di lui che non si fermò lì, perché, dopo aver sciupato tutta la notte in pianti e lamenti, giunse a tale disperazione che tornò nel mondo dove condusse una vita rotta a tutti i vizi (Histor. Lusiaca, c. 44 e in Vita S. Jn. Aegiptii).
[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di virtù cristiane" di Padre Alfonso Rodriguez, SEI, Torino, 1931].