Brano tratto dal secondo volume delle “Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco” raccolte dal sacerdote salesiano Giovanni Battista Lemoyne (1839-1916) e pubblicate nel 1901.
Don Bosco in sul finire di quest'anno si occupava nel terminare la compilazione di un suo libro sulla divozione dell'Angelo Custode, lavoro che aveva incominciato mentre ancora abitava nel Convitto Ecclesiastico. Si professava riconoscentissimo al Signore della grazia così grande elargitagli, coll'affidarlo alla custodia di un Angelo; e mille volte lo abbiamo udito ripetere: “Egli ha commessa di te la cura a' suoi angeli, ed eglino in tutte le vie tue saranno tuoi custodi. Ti sosterranno colle loro mani, affinchè sgraziatamente tu non urti col tuo piede nel sasso”. Perciò portava un tenero affetto e una grande divozione al suo Angelo tutelare e ogni anno ne celebrava la festa. Era così persuaso di averlo al fianco che si sarebbe detto lo vedesse co' suoi occhi. Lo salutava più volte lungo il giorno colla preghiera che incomincia Angele Dei, e confidava assai nella sua protezione in ogni passo della sua vita..
A lui raccomandava se stesso e tutti i suoi giovani ed oserei dire che questo spirito celeste lo aiutasse a fondare e governare le sue opere. Un giorno D. Bosco narrava come la Beata Giovanna della Croce fin da fanciulla fosse degnata della visibile presenza del suo Angelo Custode, come guidata da lui abbracciasse lo stato religioso e divenuta superiora del monastero amministrasse maravigliosamente ogni più difficile affare; e come insorgendo qualche inconveniente nella sua comunità il suo Angelo le suggerisse i modi e i mezzi onde correggere i difetti altrui. [...]
[Don Bosco] sapeva infondere nei suoi giovani una grande riverenza e un grande amore al loro Angelo Custode. Intonava esso stesso e soventissimo quella laude sacra che aveva musicata in onore del buon Angelo ed era cantata con trasporto dai giovanetti. Diceva loro: - Ravvivate la fede nella presenza del vostro Angelo, che è con voi dovunque siate. S. Francesca Romana se lo vedeva sempre davanti colle mani incrociate sul petto e cogli occhi rivolti al cielo: ma, per ogni suo anche più leggero mancamento, l'Angelo coprivasi come per vergogna il volto e talora volgeva le spalle. E perchè avessero fiducia in lui narrava sovente la storia di Tobia e dell'Arcangelo Raffaele, il gran miracolo dei tre Ebrei rimasi illesi nel fuoco della fornace di Babilonia, ed altri simili fatti dei quali è piena la Santa Scrittura, e la Storia Ecclesiastica. Non si stancava di ricordare nelle prediche questo tenerissimo celeste amico. - Fatevi buoni, diceva, per dare allegrezza al vostro Angelo Custode. - In ogni afflizione e disgrazia, anche spirituale, ricorrete all'Angelo con piena fiducia ed esso vi aiuterà. - Quanti essendo in peccato mortale furono dal loro Angelo salvati dalla morte perchè avessero tempo di confessarsi bene. - Guai agli scandalosi! Gli angeli degli innocenti traditi grideranno vendetta al cospetto di Dio. E come D. Bosco era ricco di consigli parlando in privato, ora all'uno ora all'altro secondo il bisogno e in particolare ai suoi penitenti! Ricordati che hai un Angelo per compagno, custode, ed amico. - Se vuoi piacere a Gesù e a Maria obbedisci alle ispirazioni del tuo Angelo Custode. - Invoca il tuo Angelo nelle tentazioni. Esso ha più desiderio di aiutarti che tu stesso di essere aiutato da lui. - Fatti coraggio e prega: anche il tuo Angelo Custode prega per te e sarai esaudito. - Non ascoltare il demonio e non temerlo, esso trema e fugge al cospetto del tuo Angelo. - Prega il tuo Angelo che ti venga a consolare ed assistere in punto di morte. E molti giovani narrarono più tardi a D. Rua, grazie straordinarie, e liberazioni dai pericoli ottenute con questa divozione, loro ispirata da D. Bosco.