«... Attaccammo sul finir del giorno; dopo qualche oscillazione, penetrammo nella trincea nemica dove giacevano dei cadaveri orrendamente massacrati dai cannoni di mm. 75.
AI momento di lanciarci di nuovo, una mitragliatrice nemica mascherata abbattè alcuni dei nostri; io fui del numero. Passati i primi istanti di terribile impressione per la ferita, mi guardai attorno: due soldati giacevano moribondi: l’uno tedesco bavarese, biondo e giovanissimo, col ventre squarciato, stava presso l'altro, un francese e altrettanto giovane. Tutt'e due impallidivano del pallore della morte a vista d'occhio.
Intanto il francese con un penoso sforzo cercò qualche cosa colla mano sul suo petto, sotto il cappotto. Tirò fuori un piccolo crocifisso che portò alle labbra; poi con voce affievolita, ma ancor chiara, pregò: Ave Maria.... Allora il tedesco, che fino a quel momento non aveva dato altro segno di vita, che con una respirazione rapida e interrotta, aprì gli occhi azzurri, già appannati dalla morte, voltò la testa e proseguì: Sancta Maria...
Il francese a sua volta volse lo sguardo con sorpresa, al suo vicino; i loro occhi s’incontrarono: essi si compresero. E in uno slancio di sublime carità, il francese porse il crocifisso al tedesco che lo baciò: si strinsero le mani: poi i loro occhi si chiusero.
Amen, dissi io e mi segnai».
[Brano tratto dal libro “Alla scuola di Maria – Catechismo mariano con esempi”, di Andrea Damino, Società Apostolato Stampa, 1947]
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