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sabato 25 novembre 2023

Commovente morte di un alpino dell'eroica Divisione Tridentina

Dagli scritti di un ex cappellano dell'Armata Italiana in Russia che prestava servizio in un ospedale militare situato nelle retrovie del fronte.


Raduno i miei uomini nella sera e li faccio pregare per i feriti. Noi siamo una famiglia, chiunque muoia è come uno di noi: i suoi parenti sono anche i nostri. 

I miei soldati capiscono: mi commuovono per la tenerezza che dimostrano ai feriti, per le veglie notturne, per le cure fraterne, per gli occhi gonfi di pianto quando mi vengono ad avvertire che ormai per qualcuno è venuta la fine. 

E’ notte: io balzo dalla branda come chiamato da un lamento di morte. E’ un fante della S. [presumo che l'Autore si riferisca alla valorosa Divisione Sforzesca, n.d.r.] che sta per morire [...].

Morire in Russia è la peggiore delle prove. A cinquemila km. dalla patria: un’altare troppo austero, un sacrificio troppo violento. 

Grida che non vuol morire: gli infermieri piangono, gli altri feriti si rattristano e si coprono il volto. [...] Che brividi al pensiero della morte! La sua angoscia si ripercuote tutta in me. [...] Gli faccio ripetere qualche preghiera, e lui le grida nervosamente seguendo gli impulsi del dolore. Poi si abbandona tra le mie braccia e si spegne balbettando «o Dio, o mamma». 

Altri feriti, altri morti, altri trionfi del male e della materia; altre scosse a contatto con la morte. 

Tutte le sere i miei uomini prima di coricarsi dicono il Rosario. Una camera buia, mesta: sembra l’antro di una catacomba. Anche i meno buoni vengono, anche se piove e tira vento, anche se devono fare sacrifici. Perchè questo è l’appuntamento dello spirito: io ad ogni mistero dico qualche cosa, faccio qualche richiamo, li raccomando a Dio. E loro sentono che in questo vortice di morte che ci trascina, la preghiera è l’unico ancoraggio alla vera vita. 

[...]

Un soldato romeno sta male. Non parla più: ma con gli occhi imploranti mi guarda la croce sul petto avido di sentire qualche cosa. Non possiamo parlarci, ma quando gli vado vicino col crocefisso i suoi occhi si imperlano di lacrime, e muore vicino al Cristo sul Calvario. 

[...]

Sta per morire una camicia nera. Ha fatto prodigi in combattimento: un ottimo soldato. Ma adesso che l’eccitazione della lotta si spegne e si trova da solo di fronte alla prova suprema, il suo spirito viene meno. 

Cerco di aprirmi un varco nella sua anima: di scandagliare il suo cuore per cercarvi un punto di ancoraggio onde riuscire ad innestarvi... «la morte cristiana». Ma c’è il vuoto: sento un brivido. Sua madre che ha acceso in lui tante vibrazioni per la «patria terrena» perchè non ha saputo educare anche il «cittadino celeste»? 

Il soldato muore finalmente gridando il nome di Dio e della mamma.

[...]

Ecco, ieri è giunto un alpino della Divisione T. [presumo che l'Autore si riferisca all'eroica Divisione alpina Tridentina, dato che le altre due divisioni alpine presenti sul fronte orientale erano la Julia e la Cuneense, n.d.r.] Un altro grave caso di peritonite, un altro tentativo «in extremis» per salvarlo. [...] L’operazione è riuscita discretamente. Ci sono dieci probabilità di vita su novanta di decesso. Ora si sta svegliando: attendo che apra gli occhi per dirgli qualche cosa.  Appena mi riconosce mi sorride con due grandi occhi pieni di mestizia e di serenità [...]. 

Ha 21 anni, si chiama M. M., è un giovane di A. C. I medici ormai sono diventati scettici: la paresi intestinale è sempre completa, non ci sono segni di ripresa, dunque cessano tutte le speranze. [...]

Ora tutti sanno che M, M. vuol prepararsi a morire. Mi ha chiesto l’Estrema Unzione ed ha risposto personalmente a tutti i versetti. Erano presenti molti soldati, perchè ormai tutti lo conoscono, e molti piangevano. Poi abbiamo detto il Rosario per lui ed ho dovuto farlo smettere io, perchè pur di rispondere con gli altri, si affaticava fino a non poterne più. 

Sono quattro giorni che è stato operato. Ormai il suo corpo è disfatto: non si sa dove prenda ancora la forza per respirare. Eppure ha sempre pronto un largo sorriso per tutti coloro che lo vanno a trovare. Stamattina era particolarmente stanco. Ma appena sono entrato mi ha preso la mano, ha fatto l’atto di baciarla sorridendo, e poi alcune lacrime gli hanno velato gli occhi.

— Che fai, M., hai pregato un po’? Mi dice di sì. 

— Hai ripetuto quella preghiera? 

— Accenna ancora di sì. 

— Soffri molto? 

Vorrebbe dire di no, ma non ci riesce. 

— Senti, M., tu non parlare, ascolta soltanto, con calma, quello che ti dico io, senza stancarti. Il Signore lo vede, sai, quello che tu soffri; non soltanto il dolore fisico, ma soprattutto il dolore morale. Essere qui, lontano dalla casa, dai genitori, da tutti, e vedere stroncata la tua giovinezza... 

Piangi?... ma piango anch’io e piange anche Gesù con te... Però, senti, ti devo dire una grande cosa: nel mondo non v'è nulla di più sublime dello spettacolo di un giovane che sul letto di morte, offre serenamente la sua vita a Dio. 

Fra poco tu la riprenderai, la tua vita, in Paradiso, tutta intera e per sempre: ma intanto il saperla donare è l’atto più grande e più commovente che possa fare un uomo sulla terra. Fa’ così, guarda: trova tu le parole per offrirti a Gesù, come lui sulla croce. 

[...]

...Sono le 17. Tutti gli uomini liberi che hanno saputo che M. è grave sono corsi vicino al suo letto; dicono il Rosario, piangono. Ha avuto ancora la forza di sorridere a tutti. Dopo la benedizione Papale gli ho detto: — M., noi preghiamo tutti per te. Dimmi, sei contento di fare la volontà del Signore? 

— Sì... mi saluti mia mamma, chè io muoio volentieri. 

I più vicini si inginocchiano e scoppiano in singhiozzi. 

— Diciamo insieme l’ultima preghiera! E come un sussurro gli escono dal labbro le ultime parole: — Signore, mutami la gioia di vivere nella gioia di morire... 

Dopo, M. M. non ha respirato più. 


[Brano tratto da "La croce sui girasoli", di Don Aldo Del Monte, Edizioni San Paolo, 1945].