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sabato 18 novembre 2023

La benignità, la mitezza, la pazienza del missionario sono la grande calamita che attira i cuori dei poveri infedeli

Dagli scritti di Padre Paolo Manna (1872-1952).

Benevoli con i confratelli, lo dobbiamo essere altrettanto con le anime che ci sono affidate; con queste anche di più, perché dobbiamo guadagnarle a Dio e non c'è via migliore per attrarle che quella della benevolenza, della benignità e della carità. Non vi dico una cosa nuova se vi affermo che nelle Missioni chi apre il più delle volte la strada alla fede, non è già l'eloquenza e l'erudizione del missionario, ma la sua carità. Un missionario dotto quanto si vuole, se è burbero, freddo, asciutto e riservato, se sdegna di scendere ai piccoli, ai selvaggi, non farà gran che di bene. Il paria, il santal, il cariano, il povero cinese si attirano più con la bontà che con il prestigio dell'autorità e della predicazione. Anche quando le conversioni vengono per una di queste ragioni, è poi sempre la bontà personale del missionario che guadagna il cuore ed affeziona il convertito alla fede ed a Gesù Cristo, del Quale egli vede l'immagine sovrumana nel missionario. Il missionario deve essere «un altro Cristo» specialmente in questo, se vuole avvicinare le anime e conquistarle. Il missionario mite ed umile di cuore, il missionario che, dovunque passa, lascia tracce di bene, che riproduce in sé la benignità e l'umanità del Salvator nostro, avrà indubbiamente il dominio dei cuori e farà gran frutto d'anime. La benignità, la mitezza, la pazienza del missionario sono la grande calamita che attira i cuori dei poveri infedeli, sono la caratteristica che distingue il missionario cattolico dal ministro di qualsiasi altra religione. Il missionario è rappresentante di Gesù Cristo, e non ufficiale dei re della terra. E perciò in nessun modo è da approvarsi e da tollerarsi che si maltrattino, percuotano, e multino neofiti e catecumeni. Avrei tante altre cose da dire a questo riguardo, ma basta l'accenno che ne ho fatto. Solo ricordo che è soprattutto nel trattare con gli inferiori e con gli umili che si prova se la nostra è vera benevolenza, esuberanza cioè d'amore di Dio, profumo della carità del S. Cuore, che nel prossimo nostro ci fa vedere Dio. È facile essere cortesi, servizievoli con i Superiori, con i ricchi, con le persone simpatiche. Ci sono dei missionari che passano per persone compite e garbate e sono sempre pronti a favorire; ma, se a costoro risultasse fastidioso trattare con i poveri, con gli ammalati, con gli ignoranti, con gli importuni, che cosa bisognerebbe dire? Che la loro non è la benevolenza e la carità dei santi, ma raffinatezza mondana, fondata su amor sensuale ed interessato.

[Brano tratto da "Virtù apostoliche", Padre Paolo Manna, EMI]