Dagli scritti di Don Giuseppe Tomaselli.
È preziosa al cospetto del Signore la morte dei suoi Santi. Don Bosco soleva ripetere spesso e lo scriveva sulle immaginette che donava: In fine di vita si raccoglie il frutto delle buone opere. Quanto bene seminò nella sua laboriosa vita! Quante anime portò a Dio e quante lacrime asciugò agli afflitti! Sul letto di morte avrebbe potuto essere soddisfatto e gioire nel suo cuore. Ma il demonio, non potendo fare altro contro il suo grande nemico, gli diede un assalto di turbamento. La camera del Santo era onorata dalla presenza del Cardinale Alimonda, Arcivescovo di Torino, di Monsignor Giovanni Cagliero e di altre benemerite persone, quale Don Michele Rua. All'improvviso Don Bosco fu visto piangere. Il Cardinale gli disse: - Non pianga; lei non deve temere la morte. Ha raccomandato tante volte agli altri di stare preparati! - Penso che presto mi presenterò a Dio e dovrò dargli conto di tutto!... L'ho detto agli altri di stare preparati ed ora ho bisogno che altri lo dica a me!... Eminenza, le raccomando che preghi, perché possa salvare l'anima mia!... Domando la Santa Benedizione!... Il Cardinale, commosso, lo benedisse e nel congedarsi lo abbracciò e lo baciò con trasporto. A coloro che andavano a visitarlo diceva: - Pregate tutti per me, affinché muoia in grazia di Dio. Non desidero altro. Ricevette il Santo Viatico con le più edificanti disposizioni. Mentre entrava nella sua camera il SS. Sacramento, disse piangendo agli astanti: - Aiutatemi voi a ricevere Gesù... Io sono confuso! -
Quando si seppe a Torino e fuori che Don Bosco era gravemente infermo, s'innalzarono al Signore preghiere private e pubbliche e non pochi offrirono a Dio il sacrificio della propria vita per la conservazione di quella del Santo Sacerdote. Si constatò un grande miglioramento e si sperava che l'infermo si rimettesse completamente; ma Don Bosco era maturo per il Cielo; l'ora della sua morte era prossima. Fu pregato da molti a domandare a Dio la salute, ma non volle acconsentire; ripeteva: - Sia fatta in me la santa volontà di Dio!
LA MORTE
Don Bosco, che fu grande nella vita, apparve ancora più grande nell'ultima ora. Vicino a morire, era sereno; si era distaccato da tutto. (...)
All'alba del 31 Gennaio 1888, mentre le campane del Santuario di Maria Ausiliatrice suonavano l'Angelus, l'Angelo della morte scese nella camera di Don Bosco e ne recise il filo della vita. Un astro si spense sulla terra; un astro più luminoso cominciò a brillare nella Corte Celeste. Come un lampo si sparse la notizia della sua morte. La città di Torino tenne il lutto. Botteghe e negozi si chiusero con la scritta: « Chiuso per la morte di Don Bosco ». I giornali, che recavano la triste notizia, andavano a ruba. Signori e popolani, a fiumane, accorrevano alla salma di Don Bosco, che era esposta nella Chiesa di San Francesco di Sales, facendo toccare medaglie, corone, orologi e fazzoletti. Tra la folla non si udiva che una sola esclamazione: - Era un Santo! I funerali furono imponenti. Cento mila persone resero onore al corteo funebre, mentre il feretro veniva trasportato a Valsalice. Mai Torino aveva visto un concorso così straordinario di gente attorno ad una salma. Più che un corteo funebre, quello fu un avvenimento trionfale. Don Bosco cercò in vita la gloria di Dio e fu glorificato da Dio, non solo in Cielo, ma anche sulla terra. I miracoli avvenuti per sua intercessione mossero la Suprema Autorità della Chiesa a dichiararlo Beato e nella Pasqua del 1934 il Sommo Pontefice Pio XI lo proclamò Santo. Don Bosco non è morto; egli vive nelle sue opere e milioni di cuori sparsi su tutti gli angoli della terra lo inneggiano e lo invocano con fede.
(Brano tratto da "Un prete straordinario", di Don Giuseppe Tomaselli).