Dagli scritti di Padre Paolo Manna (1872-1952).
I nostri missionari sono talvolta un po’ troppo missionari: troppo al di fuori, troppo per gli altri. Bisogna evitare gli eccessi, e saper meglio contemperare la vita attiva con la contemplativa (...).
La smodata attività... è quella di cui ho paura, e alla quale vedo specialmente portati i giovani del nostro tempo.
È questa attività febbrile, tutta esteriore, che ci fa mettere cuore, anima, tutte le forze del corpo e dello spirito in tante faccende pure buone, ma non sempre volute da Dio o in una misura non voluta da Dio: questa è da correggere con un maggior raccoglimento di vita interiore (...).
Ho visto missionari così impegnati nelle opere, così effusi all'esterno che hanno paura della solitudine della loro camera; che hanno quasi un bisogno di correre, di affaccendarsi sempre e quando non hanno da correre, pare non sappiano che il tempo si può anche impiegarlo studiando e pregando nella quiete della propria camera. Missionari così effusi non pregano più bene, affrettano l’ufficio e la meditazione, trascurano la lettura spirituale, la visita al SS. Sacramento, gli esami, e si trovano a disagio con N. Signore anche nel breve ringraziamento dopo la S. Messa!
Questi uomini che così smodatamente si affannano, sia pure nelle opere dello zelo, perdono la loro libertà di spirito, non sono più padroni di se stessi, perciò soggetti a mille difetti, s’affievoliscono nella pietà e si espongono a mille illusioni e delusioni.
Oh! se si seguisse la regola d’oro che suggeriva Mons. Marinoni: I missionari devono comportarsi in modo che nel cercare la salvezza del prossimo non abbiano mai a trascurare se stessi. La prima e più cara missione al cuore di Dio, quella che deve dare la forma ed il modello a tutte le altre, è l’assidua cura che il missionario deve avere dell’anima propria.
[Brano tratto da "Virtù apostoliche", Padre Paolo Manna, EMI]