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venerdì 8 marzo 2024

La donna è stata creata da Dio per aiutare l'uomo a salvarsi l'anima

Dagli scritti del Beato Giacomo Alberione.


Il Bougaud (...) esclama: «Initium et finis mulier»: in ogni cosa grande vi trovate come principio e fine la donna. E Tacito: «Inesse in eis quid divinum»: la donna ha in sé una orma della potenza di Dio. Ma perché mai questo Dio, che fa bene ogni cosa, che tutto rettamente dispone in peso e misura, secondo i suoi altissimi fini, perché questo Dio fu così largo colla donna? Non vi ha dubbio sulla risposta: perché l’aveva destinata ad una nobilissima vocazione: i doni fatti alla donna sono nulla più che mezzi necessari alla sua missione.

Rifacciamoci all’origine del mondo: là apparirà la verità di questa asserzione. Quando Dio ebbe creato l’uomo, dice la Sacra Scrittura, egli guardò a lui e, tocco il cuore di compassione alla vista della sua solitudine, pronunciò questa parola, una delle più tenere uscite dal suo labbro: Non è bene che l’uomo sia solo: facciamogli una compagna simile a lui che gli serva d’aiuto. E creò la donna per aiuto dell’uomo. Ed aiutarlo in che? Nei suoi lavori, nelle sue angosce: è così acerbo il dolore quando si soffre da soli! Nelle gioie, nei sogni di felicità: si gode sì poco, quando si gode soli! E siccome l’uomo non è creato per la terra, ma pel cielo, siccome Dio collocò in lui speranze celesti, slanci e desideri sublimi, siccome il mondo è l’esilio, il cielo invece la patria: sorreggere l’uomo in questo cammino, condurlo all’eternità, andarvi con lui forma l’altissima missione della donna: adiutorium simile sibi. L’uomo curvo sulla terra che doveva lavorare, avrebbe spesso perduto di vista il cielo: e Dio gli diede un angelo, un apostolo, un amico intimo, persuasivo, amabile che doveva conservargli la luce ed il gusto del cielo.

(...)

Eva, è vero, si valse di questo dolce ascendente su Adamo per trascinarlo seco nella colpa: ma Dio, punendolo, non cambiò la missione della donna: l’uomo caduto ne abbisognava ancor più. (...) Maria fu l’alto tipo della donna cristiana: Essa compì il suo ufficio di sollevare l’uomo, di distaccarlo dalla terra, di condurlo al cielo. La donna riabilitata da Gesù Cristo venne con paziente lavoro riammessa al suo posto primitivo. Dopo diciannove secoli la donna cristiana gode di nuovo quel santo ed universale rispetto, quel tenero e religioso amore, quegli onori e quei riguardi pieni di delicatezza che rendono possibile la sua missione. Quel certo spirito di cavalleria, che, non ostante le naturali esagerazioni, dominò tanto nel medio evo ed oggi ancora forma come l’incanto ed il profumo della società civile, è tutto uno spirito ed un portato delle dottrine cristiane sulla donna. Di nuovo in essa troviamo quella purezza, quell’aureola di modestia, quella bellezza grave, quell’amabile libertà, quella virtù generosa e quel desiderio intenso di attrarre il cuore dell’uomo per innalzarlo al cielo e là seco condurlo.

Quanti uomini, specialmente nel turbinio presente della vita, dimenticherebbero forse Dio, l’anima, l’eternità, se non avessero una sorella, una sposa, una madre, una figlia! Sono misteri questi che ci si riveleranno solo nell’eternità.

L’uomo (...) in mezzo agli affari ed alle occupazioni del presente e del caduco, facilmente dimentica l’idea del futuro: il visibile lo soffoca, il suo volto si abbassa. (...) Ciò che l’uomo dimentica è precisamente quanto la donna più facilmente ricorda, perché lo sente sempre vivo. Ella non cura tanto la logica, ma se si tratta delle cose spirituali meglio le intuisce, meglio le gusta, più facilmente vi si inclina. Qualcuno ha detto: la religione è per le donne. Non è per le donne nel senso di escludere gli uomini; ma è per le donne nel senso che la donna naturalmente è più religiosa. Anche la Chiesa, disse il papa alle donne cattoliche, vi rende questo onore, chiamandovi il sesso devoto. E voi dovete colla religione e per la religione essere l’aiuto dell’uomo.

Chi mette la donna fuori di tal missione, la mette fuori di vocazione: la rende una spostata. La donna che non fa questo è inutile, se non dannosa, nel mondo. Alla donna che si insuperbisce o si lamenta di dover lavorare alla conversione del marito si potrebbe dire: non fai che compire il tuo dovere.

(...) la donna può esercitare un’influenza decisiva sullo spirito religioso del marito. Noi sappiamo che fu Eva a trascinare nella colpa Adamo: noi sappiamo che Cecilia convertì lo sposo Valeriano, (...) noi abbiamo nelle lettere di san Paolo che l’uomo infedele viene santificato dalla donna fedele.

Non è qui il luogo di insistere perché si abbia occhio, nella scelta del compagno della vita, alla sua religione, alle sue pratiche, ai suoi costumi. Questa cosa non è mai abbastanza detta e capita per la spensieratezza giovanile. Ma comunque sia stata la cosa: se il giovane sposo è buon cristiano, alla donna sarà più facile il conservarlo tale: se invece è indifferente o avverso alla religione, alla donna sarà più meritorio il convertirlo.

 
[Brano tratto da "La donna associata allo zelo sacerdotale", di Don Giacomo Alberione, Edizioni San Paolo].