La Venerabile Maria Fornari Romana, giovanetta di non molti anni, commise qualche immodestia, e ne provò subito tal ribrezzo e vergogna, che trattandosi di confessarla com'era suo dovere, non poté riuscirvi. Conosceva di far male e di commettere sacrilegi, ma non sapeva mai risolversi ad una generosa e sincera confessione. Intanto la sua coscienza era tormentata dai più crudeli rimorsi e dalla più tetra malinconia. Cresceva negli anni, la difficoltà cresceva del pari, e i rimorsi e la malinconia divenivano per la povera giovane insopportabili. Pensò di farsi monaca e di fare una sincera confessione all'occasione della Vestizione. Scelse un monastero nella città di Todi nell'Umbria, e messo all'ordine quanto occorreva, vi si condusse, ed appagò in tal guisa il suo desiderio. Viene il giorno della Vestizione, si presenta al tribunale di penitenza colla volontà di confessare finalmente il suo peccato, ma vinta dalle insidie di Satana, anche in quella bella occasione non lo confessò altrimenti. Ecco nuova sorgente di affanni, di tristezza, di rimorso, di spavento. Oh, quanta strage di anime cagiona il maledetto rossore e quante ne trascina alla perdizione! Sarebbe stata questa la disgrazia di suor Maria se la gran Vergine non fosse venuta in soccorso di questa infelice, la quale neppure si era determinata a confessarsi nel giorno solenne della sua Professione. Giunse adunque per questa povera monaca il giorno solenne in cui l'anima sua doveva essere consolata ed illuminata della grazia; e fu il giorno in cui la Chiesa celebra la festa dell'Annunciazione di Maria. In quel dì la monaca si sentì un vivo impulso di ricorrere a Maria per ottenere la grazia tanto desiderata di accusare tutti i suoi peccati nel sacramento di Penitenza. Corse perciò a prostrarsi dinanzi ad un altare, ove era una devota immagine della Vergine, e quivi sfogò i suoi affetti e versò un torrente di lagrime, e poi a lei rivolta disse: O Madre, rifugio dei peccatori, ottenetemi da Gesù, ve ne prego caldamente, ottenetemi la grazia di riportare la vittoria di me medesima e di confessare francamente il mio peccato. Ah! se sarò esaudita, io vi dò parola, o dolce Madre mia, di farmi santa e di far penitenza delle tante mie iniquità in tutti i giorni della mia vita. Terminata che ebbe la fervorosa preghiera, eccola all'istante consolata, e incoraggiata per modo, che avrebbe fatta in pubblico la sua confessione. Mandò tosto in cerca di un confessore al quale manifestò con tutta schiettezza lo stato di sua coscienza e per prima disse quella colpa che fu cagione funesta di tante confessioni e comunioni sacrileghe: e tale le sopravvenne un impeto di dolore e la colse una sì gagliarda contrizione, che quasi veniva meno per l'eccesso del pentimento. Al dolore subentrò una grandissima consolazione e pace di coscienza. La monaca era divenuta tutt'altra, e questo fu il primo passo che la condusse all'apice della più sublime perfezione.
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