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martedì 12 novembre 2024

L'importanza delle virtù di relazione spiegata dal Cardinale Siri

Dagli scritti del Cardinale Giuseppe Siri (1906-1989) ai seminaristi dell'arcidiocesi di Genova.


[...] la sincerità, la lealtà, la costanza, la fedeltà, la coerenza, il coraggio, la generosità sono le virtù di relazione.

Costa l'acquisirle, ma la remunerazione che danno nel sacro ministero è talmente grande da essere difficilmente valutabili. Esse non fanno da sole un uomo, ma davanti a tutti dimostrano ad evidenza che è uno veramente «uomo» nel senso morale.

Le porte si aprono, i pregiudizi cadono, la solidarietà si stabilizza, il giusto prestigio si concreta, la faccia è presentabile a chiunque quando ci sono le virtù di relazione. La fiducia diventa facile nei fedeli, la confidenza è spontanea nei penitenti, la correttezza è legge anche tra persone di diverso sentire, quando ci sono le virtù di relazione.

Non averle, o averle deboli o scolorite, porta il giudizio delle parti avverse a qualificarci: baciapile, tartufi, imbroglioni, etc. La vita di seminario che vi mette gomito a gomito tra condiscepoli per tutto il giorno e vi obbliga pertanto ad una vita di relazione continua, è la incomparabile arena nella quale si fanno gli esercizi giornalieri, senza posa, per anni ed anni, allo scopo di esser «uomini prima di essere preti».

L'argomento convincente lo avete in voi stessi: quale è la stima per quelli che trovate insinceri, quelli che hanno più facce, quelli che non sanno assumersi chiaramente le proprie responsabilità, quegli amici che vi abbandonano al primo vostro insuccesso, che cambiano parere e compagnie ogni momento, che sono tirchi nelle faccende materiali ed in quelle spirituali, che trapelano una viltà? Non vi dico affatto di giudicarli e di disprezzarli, se siete cristiani, ma rilevate che voi dovete essere tutto quello che vi aspettate sempre dagli altri.

Tutte queste cose non vi saranno elargite gratuitamente il giorno della vostra ordinazione, salvo intervento speciale di Dio; dovrete acquistarvele pazientemente attraverso anni di disciplina, di accettazione, di obbedienza, di fatica. Il prezzo certo è alto, la resa altissima.

Capite allora, perché il seminario non è una pensione, capite perché dovete accettare con gratitudine le riprensioni e quelle pacate messe a punto che si fanno da parte di qualunque superiore di seminario. Capite perché dovete permettere , senza resistenza, che altri vi coltivi. Siete fiori destinati all'Altare di Dio: fiori che, per essere presentati tali e degni, debbono accettare la coltivazione en­tro la serra. Se odierete la serra, non avrete capito niente. Se la sopporterete soltanto, esaminatevi bene: il vostro prezzo davanti al futuro che vi attende resterebbe molto basso.


[Brano tratto da "A te seminarista" del Cardinale Giuseppe Siri, Casa Mariana Editrice].