[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].
Una fanciulla (ci narra l'ab. Mullois) aveva fatto la sua prima Comunione, e provato in quel giorno nel suo cuore la gioia più pura e soave. E lungo tempo appresso, trovandosi sola nella sua cameretta, amava di riporsi sul capo il suo velo e la sua corona, e poi con una perdonabile vanità infantile si rimirava nello specchio e sorrideva di piacere e di gioia, ripensando a quel giorno che ne era stata adorna nella chiesa. Ma ahimè! passarono gli anni, sopravvennero passioni, e la povera fanciulla circondata dalle seduzioni, fu debole e cadde nel vizio e nel disonore. Allora non amò più il suo velo né la corona della prima Comunione: quando le cadevano sott'occhio rivolgeva altrove il suo sguardo per attutire il rimorso. Un giorno che frettolosa e impaziente cercava qualche cosa nel suo armadio, ecco che il bianco velo le viene fra le mani, ed ella lo piglia, lo getta a terra dicendo: - Maledetto velo, è sempre qui quando non so che farne! e furiosamente lo calpesta. Ma tutto ad un tratto fermandosi, s'abbandona sopra una seggiola col cuore commosso, colle lagrime agli occhi, e dice: Ah! misera me! che feci?... che vita è mai la mia? Ah! io era ben più felice quando portava quel velo nel più bel giorno della mia vita! Divenuta infedele a miei religiosi principii, alle promesse di virtù della mia prima Comunione, ho sofferto, sempre sofferto: è tempo di finirla! - E poi ripiglia di terra il suo velo, e ridiventa cristiana virtuosa.