Dagli scritti del Cardinale Giuseppe Siri (1906-1989) ai seminaristi dell'arcidiocesi di Genova.
Tutto nel sacerdote è sacro. Egli non viene consacrato o votato in parte, bensì tutto. La sua elezione è totale. Poiché è «sacro» quello che è riservato a Dio, tutto nel sacerdote è riservato al Signore. Questo carattere viene difeso dalla Tradizione e dalla legge ecclesiastica col celibato, con la preparazione nei seminari, con le abitudini del tutto estranee alle abitudini mondane, con la ascetica propria dello stato, con la pratica della orazione, con i mezzi soprannaturali e sacramentali.
Il carattere sacro è voluto dal popolo, che non lesina mormorazioni e condanne ai preti nei quali scopre a torto o a ragione qualche contaminazione mondana, qualche debolezza. Perdere il carattere sacro costa generalmente al sacerdote perdere la stima dei buoni fedeli; forse gli resteranno gli amiconi (supplizio dei successori!), non sempre raccomandabili.
Il carattere sacro mette dei limiti a tutte le manifestazioni ed esuberanze, impone a suo tempo dignità e riserbo, obbliga ad uno stile caratteristico di vita anche nelle azioni comuni e civili. Il vestito e il contegno, ispirato (senza recitazione od affettazione) dall'intimo, «presentano» il sacerdote e ne rendono efficace per tutti anche la sola presenza. Questo non significa esigere musoneria, introversione, durezza, fare scostante, stranezza; significa solo limite e controllo (magari costosi) al temperamento, che natura ci ha dato, e spiritualità capace di elevare qualunque tipo o carattere.
Il sacro lo si salva con abitudini esteriori sostenute da una Fede interiore. Abbandonarlo è depravare il sacerdozio.
Non credete di allenarvi a questa parte delicata e grande, che dovrà qualificarvi per la intera vita, facendo ora tutto l'opposto, disprezzando e negligendo i mezzi e gli atti che inducono in noi lo stile delle cose sacre. Come domani l'Altare sarà il vostro vero sito, così oggi l'Altare e quanto rappresenta è l'orientamento della vostra educazione.
Non lasciatevi trarre in inganno credendo che la mondanità, comunque espressa, vi avvicini agli uomini. Vi avvicinerà ai loro difetti e taluni ne sarebbero anche lieti, ma solo perché diventereste un argomento per coprire i loro peccati. Sarebbe un tradimento. A voi toccherà fare qualcosa di più di quello che è toccato a noi, perché il senso del sacro è distrutto ogni giorno, anche da chi non dovrebbe. Facilmente il vostro avvenire sarà più scomodo, ma anche più meritorio.
[Brano tratto da "A te seminarista" del Cardinale Giuseppe Siri, Casa Mariana Editrice].