Per contattarmi: cordialiter@gmail.com


Se il blog ti piace e desideri aiutarmi affinché possa dedicare il tempo necessario per continuare ad aggiornarlo ogni giorno e rispondere alle e-mail dei lettori, puoi inviarmi una libera donazione. Per info: clicca qui.


Visualizzazioni totali

martedì 14 gennaio 2025

L'orfanella che pregò per ottenere da Dio una nuova mamma

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


Era la sera che va innanzi al giorno dei morti e la campana della parrocchia dava lenti e lugubri i suoi rintocchi, annunciando ai fedeli che le anime dei loro cari istavano penando nel purgatorio, e imploravano il soccorso delle loro preghiere. - Perché piangi, nonna mia? diceva una fanciulla in sui sette anni ad una vecchierella magra e sparuta, che se la teneva sulle ginocchia, e in questo dire colla piccola manina le veniva accarezzando il viso. - Ah! mia povera Ghita, rispondeva sospirando la vecchietta, senti tu il mesto suono di questa campana? ebbene, esso ricorda che il tuo babbo e la tua mamma non son più, poveretti! - Sì, nonna, non son più, ma perché piangi? non hai detto le tante volte che sono andati nel bel paradiso? - Piango non già per loro, che saranno, lo spero, beati lassù, ma per te, mia Ghita, che sei rimasta orfanella così piccina. - Orfanella no, nonna: il signor Curato mi diceva anche ieri: la nonna è ora la tua mamma. Tu, nonna mia, sei la mamma che m'ha lasciato il buon Dio, perché dunque chiamarmi orfanella? - Ah! Ghita, Ghita, quella campana mi ricorda ancora che io pure seguirò fra breve i tuoi genitori nella tomba e allora che sarà di te? A queste parole seguì un istante di silenzio; grosse lacrime scorrevano dagli occhi della vecchierella, e la fanciulla, gettatele le braccia al collo, la baciava con tutto l’affetto, studiandosi di consolarla. - Domani, riprese poscia la nonna, asciugandosi le lacrime colla palma della mano, domani, Ghita mia, andremo al Cimitero a pregare per l'anima dei santi morti, che ti intercedano dal Signore una mamma che faccia le mie veci quando io più non sarò. - Sì, sì, l’interruppe la Ghita, pregherò tanto il mio babbo, la mia mamma, che sono in cielo in compagnia del buon Dio, che io, stanne pur certa, nonna, non sarò mai orfanella sulla terra. Il giorno appresso in sull'albeggiare, la piccola Ghita andava in compagnia della nonna al Cimitero. Tra via esse colla corona in mano recitavano il rosario, ed entrate nel recinto del Camposanto, si prostrarono ai piè della Croce che sorgeva nel mezzo, e quivi tacitamente pregavano. Pregava non senza pianto la buona nonna per le anime dei suoi morti, pregava per la sua Ghita, la Ghita pregava con tenera confidenza il suo babbo e la sua mamma che non consentissero che essa rimanesse orfanella. Ed ecco a pochi passi dietro a loro odono una voce che grida: - Ah mia dolce Ghita, mia piccola Ghita! - La fanciulla a quel grido si volge, vede una signora, che inginocchiata dinanzi ad una piccola urna sepolcrale, tutta si scioglieva in lacrime; e nella sua fanciullesca semplicità argomentando lei appunto esser quella che la signora chiamava a nome, senza pur chiedere licenza alla nonna, ritta si deva, corre a lei, e: - Che volete signora da me? - le dice con aria di ingenuità. Questa la guarda, mira quel viso sul quale splende il candore dell'innocenza, e dopo essere stata un momento in forse: Chi sei tu, le chiede, fanciulla mia? - Sono la Ghita, che voi avete or ora chiamata. - Come ti trovi qui, bimba mia? - Sono venuta con la nonna a pregare il babbo e la mamma che stanno nel bel paradiso, perché io non rimanga orfanella. - La signora non disse parola, stette così un po' sopra sé, poi volgendosi di tratto alla fanciulla: Dov'è, Ghita, la tua nonna? - È là. - Bene, andiamo a lei. Quando le furono presso, la signora, salutatala cortesemente, la aiutò a rilevarsi da terra, e poi così le disse: - Buona donna, io era venuta qui a piangere una mia figliuola di nome Ghita, morta da pochi giorni; era la mia delizia, il mio amore, e non aveva altra figliuola che lei. Bene, il Signore mi ha mandato innanzi questa vostra fanciulla, che è tutta dessa la mia Ghita; la volete dare a me? io le sarò madre ed ella mi sarà figliuola ... Anzi non voglio già che vi separiate da lei; no, voi pure potrete venire con me, divideremo insieme gli uffici materni, finché piaccia al Signore di lasciarci in vita. A siffatta proposta la nonna non fece risposta che coi singhiozzi e colle lagrime, ella non capiva in sé dalla gioia; sarebbe morta contenta perché la sua Ghita non rimaneva più orfanella. Andarono quello stesso giorno ad abitare nella casa della pietosa signora, la quale d'allora innanzi soleva poi sempre chiamare la Ghita «la figlia del Cimitero».