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domenica 12 gennaio 2025

Sollevando i defunti si procura la gloria di Dio

[Brano tratto da "Il mese di novembre santificato, ossia la divozione verso le anime del Purgatorio promossa per via di brevi considerazioni e scelti esempi",  Tipografia dell'oratorio di San Francesco di Sales, 1869].


Dio ha fatto tutto per la sua gloria; per sua gloria egli fece il cielo e la terra, si manifestò di frequente agli uomini, inviò fra noi l'unico suo Figlio, stabilì la santa Chiesa; per sua gloria dà la ricompensa della visione beata agli eletti. Amare e glorificare Dio è l'unica occupazione dei Santi in cielo; tale è pure la nostra destinazione ed il fine per cui Dio ci ha dato l'essere e la vita. Ora, fra i mezzi con i quali possiamo glorificare Dio e provargli il nostro amore, dobbiamo porre in primo luogo la devozione verso le anime purganti. Di fatto, fra le tenebre e le miserie di questa vita non possiamo conoscere, nè amar Dio convenientemente; solo in cielo, trovandosi i beati a faccia a faccia con Dio, hanno conoscenza chiara di lui e l'amano perciò di amore più ardente ed intenso. I loro atti di carità sono assai più elevati di quelli di Maria Maddalena stessa, di cui il Signore ha detto «che molto ha amato»; più ardenti di quelli di s. Pietro, che per tre volte afferma il suo amore per Gesù prendendo lui a testimonio. E sollevare, liberare le anime del purgatorio è un aprire loro il cielo, è metterle in stato d'indirizzare più presto a Dio i loro inni d'adorazione, di benedizioni, di rendimenti di grazie. Ma il merito di tutti questi inni di amore, di lode, non ridondano forse a favore di coloro, che con sofferenze misero le anime purganti in stato di produrli più presto? I loro perfetti atti di riconoscenza non suppliranno forse all'imperfezione dei nostri? non varranno essi a compensare il Signore delle ingiurie che i nostri peccati gli fanno? Noi, quantunque misere creature, abbiamo ricevuti molti e segnalati benefici da un Dio infinito, che ce li prodigò con affetto di padre, e dobbiamo rendergliene eterne azioni di grazie; ma quali ringraziamenti migliori di quelli che i beati possono rendergli per noi in cielo? Inoltre noi abbiamo commesso molti peccati; e quantunque non ne avessimo commesso che un solo, non potremmo, con tutte le nostre buone opere, riparare l'ingiuria fatta al Signore: quanto non dobbiamo stimarci felici di aprire il cielo ad anime, che, glorificando Dio, lo ricompenseranno delle nostre offese! Ma se amiamo Dio, ecco nuovo motivo per farci soccorrere le anime purganti. Il Signore brama sommamente d'aver presso di sè quelle anime che ama tanto: «fa sue delizie di stare con i figliuoli degli uomini» (Prov. VIII, 31), come se la compagnia delle sue creature aggiungesse qualche cosa alla sua eterna felicità, e non fosse appieno felice finché non l'ha comunicata loro. Ma la giustizia gli lega, per così dire, le mani, ed a noi spetta di liberar quelle anime con il soddisfare per loro. Dio misericordioso gioisce allorché spezziamo quelle funi; le riceve con gioia alla sua gloria; con il coronarle, corona i propri doni; vede in esse fruttare il sangue del suo divin Figlio, e serba quasi riconoscenza verso quelli che, liberandole dalla prigione e mettendole in libertà, permettono loro di glorificare il suo santo nome. 

Aggiungiamo un'altra considerazione atta ad eccitare la nostra carità verso quelle sante anime: La gloria che Dio riceve dai soccorsi che loro procuriamo, è gloria assicurata. In esse non v'è mala volontà che possa impedire l'effetto dei nostri suffragi: quanto si acquista per loro è veramente e realmente acquistato. Le grazie che otteniamo per i vivi sovente rimangono sterili, ma nulla si perde di quanto facciamo per i defunti.