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mercoledì 19 febbraio 2025

Gianni il calzolaio

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


Era la prima domenica dell'Avvento, e Gianni il calzolaio aveva contro l'usato chiusa per tempo la sua botteguccia, non già per andare alla Messa - che Gianni da qualche tempo dice che i preti non comandano più, e non vuol saperne né di messa, né di prediche, né di Sacramenti - ma sebbene per trovarsi di buon'ora a un'osteria a poche miglia da Bologna, ove si è dato la posta con alcuni suoi amici di gozzoviglia. Egli si è messo in via, e affrettando il passo è già un miglio lontano dalla città; quand'ecco la fitta nebbia, che aveva fino allora coperta la faccia del sole, anziché dissiparsi, si è ad un tratto condensata in nubi; indi si è convertita in pioggia minuta, che bagna e penetra fino alle midolla delle ossa. Gianni sulle prime non ne ha fatto caso, ha continuato il suo cammino. Ma che? non è ancora andato innanzi un quarto di miglio, che egli è già tutto molle, e il suo cappello ed il suo gabbano gocciano acqua da tutte le parti [...] e proferendo così a mezza voce una bestemmia, entrò pieno d'ira in una chiesuola posta lungo la strada, per soffermarsi un po', e vedere come il tempo si mettesse. Era quella la chiesuola della parrocchia S... nei dintorni di Bologna. Il curato già stava all'altare celebrando la messa, ed i buoni campagnoli assistevano con compostezza e raccoglimento alla celebrazione dei divini misteri. Gianni tutto di mala voglia si gettò su di un banco, e si diede, così per ingannare il tempo, a volgere in giro lo sguardo lanciando qua e colà bieche occhiate alle persone, che stavano in chiesa raccolte. Egli non aveva né piegato il ginocchio, né fatto il segno della croce, né detto ave a quel Gesù che stava là rinchiuso nel tabernacolo per suo amore. Pareva avesse posto in oblio che quella era la casa di Dio, la casa dell'orazione. Eppure il Signore pietoso ecco che là appunto lo attendeva al varco per usargli misericordia, e concedergli la maggiore delle grazie, quella del ravvedimento e della contrizione. 

Oh Dio! anche la predica! proprio ci voleva anche questa! - disse Gianni, traendo un sospiro, quando al vangelo vide il curato volgersi al popolo per parlare; e sbadigliando dalla noia, si dispose suo malgrado ad udirlo. Fratelli miei, disse con voce dolce e tenera il curato, fratelli miei, vi dirò coll'Apostolo S. Paolo: - È ora che ci svegliamo dal sonno, poiché la nostra salute si avvicina, la notte è già trapassata, il giorno si appressa: gettiamo adunque lungi da noi le opere delle tenebre, e rivestiamoci delle armi della luce. Camminiamo con onestà, come nella pienezza del giorno, e non nelle crapule, non nelle ubriachezze, non nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne e delle sue concupiscenze. - E continuò spiegando con brevi affettuose parole le sentenze dell'Apostolo, tutti esortando a valersi del sacro tempo dell'Avvento a purificare il loro cuore ed apparecchiare la stanza a Gesù che viene. - Figlioli, conchiuse egli, sì, è ora! non indugiate più oltre a darvi a Dio: è ora! fate presto che il Signore non vi trovi impreparati; è ora! per molti di noi sarà questa l'ultima ora, alla quale seguirà poi una felicità, o una miseria eterna! 

Fin dal principio della predica Gianni, come che cercasse distrarsi, non aveva potuto fare a meno di ripiegare per un istante il guardo a se stesso: S. Paolo avrebbe mai parlato di me? Oh Dio! che vita ho menato da due anni a questa parte? ... A mano a mano che il curato era proceduto innanzi nel suo discorso, Gianni si era veduto impallidire, poi farsi tutto rosso in viso, indi impallidire di nuovo. Che ha egli? si sente forse male? Sì male assai! Alle ultime parole del curato [...] ei non regge più, si getta ginocchioni, chiude la testa fra le mani, e prega e piange ... È finita la predica, è terminata la messa, la gente è uscita di chiesa, e Gianni non si è mosso! Eppure non piove più, il sole spunta in mezzo alle nubi; perché non continua il suo viaggio, non va all'osteria a godersela cogli amici? Ma quella "è ora" suona ancora tremendamente al suo orecchio, e Gianni se ne sta tuttora ginocchioni. Viene il sagrestano per chiudere la chiesa, scuote le chiavi per dire ai pochi rimasti che se ne vadano; Gianni allora si alza, piglia il suo cappello, ma in vece di uscire, va difilato in sagrestia, trova il signor curato: - Ah! signor curato, gli dice, è ora, si è ora di pensare al buon Dio, di pensare alla povera anima mia! Son due anni che non vi ho pensato ... voglio subito confessarmi. - Il buon curato lo accoglie, lo abbraccia, Gianni si prostra, fa la sua confessione: grosse lagrime gli scendono dagli occhi, oh! dolci lagrime di consolazione. Si leva e baciando la mano al curato: Era ora, gli dice, siate benedetto! Si parte di là, e ripiglia la via che mena a Bologna, ma Gianni non pensa più all'osteria, agli amici, alle crapule, e ripetendo fra sé "è ora" rientra in città... Da quel giorno Gianni tutte le mattine prima di mettersi al lavoro andò alla messa, e nel dì di festa la sua botteguccia si vedeva chiusa, ed egli in chiesa a fare le sue divozioni. Ma ecco l'ultima domenica dell'Avvento, e la chiesa della parrocchia di S ... suona a morto. Chi è questo poveretto che non è più? È Gianni il calzolaio ... una malattia di tre giorni lo ha tolto di vita; beato lui che a tempo disse: "è ora", e lo disse davvero.